Il Centro italiano “Carlo Combi” in collaborazione con la Comunità degli Italiani “Santorio Santorio” di Capodistria ha fatto fare al numeroso pubblico, nella Sala eventi e cerimonie “San Francesco d’Assisi”, un viaggio a ritroso nel tempo nella musica antica dell’Istria e del Nord Italia, promuovendo il concerto “Il bello antico”, in seno al quale è stato presentato l’omonimo album di debutto della Cappella Justinopolitana. Inciso dopo sette anni dalla fondazione dell’ensemble proprio grazie al supporto finanziario dell’ente culturale, il loro disco d’esordio abbraccia un arco temporale molto ampio che va dal tardo medioevo, passando per il Rinascimento e giungendo fino alla produzione musicale degli albori del periodo Barocco. Un prodotto con il quale la percussionista Veronika Črešnik, la flautista Ana Birsa Krušec, nonché i poli-strumentisti Janez Jocif e Marino Kranjac, ricercatore e fondatore del gruppo, vanno non soltanto a proporre brani sacri e profani di dimensioni musicali alquanto inconsuete e poco conosciute ai più, ma anche a recuperare alcuni brani popolari e danze strumentali che rimandano agli strati più antichi della tradizione istriana. Come ha accennato in apertura la coordinatrice culturale del “Combi”, Roberta Vincoletto, il gruppo musicale ha all’attivo numerosi sodalizi che sono sfociati anche in ambito a questo progetto specifico, che ha visto la partecipazione di Dario Marušić, altro nome ben conosciuto nel contesto della musica tradizionale istriana, del percussionista Matic Črešnik, del suonatore di liuto Borut Novaković, dei cantori Matej Kastelic, Žiga Čopi e Martin Vasle e dell’ensemble di flauti dritti dell’Accademia di musica di Lubiana. “Questo lavoro ci permette di cogliere l’importanza di Capodistria quale centro culturale di primo piano anche in ambito storico-culturale. Si tratta di coordinate sommarie che offrono punti di riflessione sulle profonde stratificazioni della cultura musicale capodistriana, che racchiude sia elementi riconducibili alla civiltà veneziana sia ad altri contesti della penisola italica”, ha rilevato nel suo intervento il direttore del “Combi”, Kristjan Knez. Il complesso, che nel suo nome nasconde una delle denominazioni più antiche di Capodistria, Justinopolis, è riuscito a inserire nel proprio repertorio anche composizioni di autori attivi in Istria e nel territorio contiguo, quali Gabriello Puliti, Giacomo Moderno (Jacques Moderne) e Giorgio Mainerio. Il numeroso uditorio ha apprezzato quest’intreccio tra la musica istriana e quella antica che, come hanno dimostrato i musicisti, condividono diversi punti di contatto, a partire dagli strumenti musicali. Si tratta di strumenti antichi, come la viella, la ghironda o l’organetto, ricostruiti fedelmente in base alle testimonianze storiche dell’epoca. Dopo gli applausi a scena aperta del pubblico, il fautore del progetto Marino Kranjac, ha espresso parole di gratitudine per tutti gli intervenuti e i musicisti che hanno dato il proprio apporto, dedicando un ringraziamento particolare al Centro italiano “Carlo Combi”, che ha definito un vero e proprio mecenate.
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