«Canzoniere» del Petrarca in sloveno

Con la presentazione della traduzione, opera di Srečko Fišer, a Palazzo Pretorio conclusi gli incontri sotto la denominazione «Dialogo con la lettura» promossi da vari soggetti tra cui la CI «Santorio»

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«Canzoniere» del Petrarca in sloveno
mario Steffè, Nives Zudič Antonič, Srečko Fišer e Irena Urbič. Foto: Kris Dassena

Sono stati i versi di Francesco Petrarca a fare da preludio all’ultima serata del ciclo di incontri denominato “Dialogo con la lettura”, che lunedì sera ha visto protagonista il traduttore Srečko Fišer, autore della trasposizione slovena del “Canzoniere”, uscita per la Casa editrice “Goga”. Un lavoro benemerito che nessuno prima di lui si era adoperato di affrontare, nonostante si tratti di un caposaldo della letteratura non soltanto italiana, ma persino mondiale. Fišer ha dedicato oltre un decennio della propria vita alla traduzione dell’opera capitale di una delle tre corone fiorentine, che comprende oltre 360 componimenti poetici, regalando al popolo sloveno una trasposizione dal timbro del tutto contemporaneo. Una scelta ben ponderata, mirata a rendere queste liriche trecentesche quanto più fruibili al lettore. “Sono stato spesso criticato per aver deciso di abbracciare un linguaggio più moderno e mi è stato rinfacciato che così facendo ho sacrificato troppi elementi. Sono convinto, invece, che un testo può essere vivo soltanto se contempla la lingua di oggi”, ha rilevato Fišer nel corso dell’evento tenutosi a Palazzo Pretorio, organizzato dal Club culturale, dalla Società degli slavisti di Capodistria e dalla locale Comunità degli Italiani “Santorio Santorio”. Ospite dell’incontro, moderato da Irena Urbič, anche la professoressa Nives Zudič Antonič che ha proposto ai presenti una prospettiva su quella che era la figura di Petrarca all’epoca e su quanto abbia ispirato i letterati contemporanei e i successori. Basti pensare che già alla fine del Trecento nasce il fenomeno del petrarchismo che consisteva nella riproposizione di vari elementi caratteristici della sua produzione lirica. “Spesso ci scordiamo del Petrarca intellettuale, sempre radicato alle proprie idee a cui cercava di dare forza, non volendo mai rinunciare alla propria libertà di pensiero”, ha osservato Zudič Antonič, sottolineando che fu una figura di spicco anche per le sue idee umaniste. Per offrire una prolusione al dibattito, in qualità di operatore e mediatore culturale, è intervenuto pure Mario Steffè, presidente della CI “Santorio” e vicesindaco di Capodistria, che ha definito la traduzione di Fišer “un lavoro di grandissimo spessore” per svariati motivi, tra cui anche il merito di creare una corrispondenza tra due sistemi culturali attigui, ma che per certi versi sono antitetici e spesso non sono troppo permeabili. L’incontro è stato arricchito dalla lettura delle poesie di Petrarca, in versione originale e in sloveno, affidata a Rosanna Bubola e a Sonja Polanc.

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