Scuole della CNI. Nodi da sciogliere

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Scuole della CNI. Nodi da sciogliere
Tra i partecipanti anche Jessica Acquavita, vicepresidente della Regione istriana in quota CNI. Foto: Roni Brmalj

La sesta edizione della riunione del Coordinamento dei vicepresidenti di Regione espressione delle minoranze nazionali si è svolta a Daruvar con l’istruzione come tema principale. L’incontro ha riunito i dodici rappresentanti delle minoranze a livello regionale, con Tanja Novotni Golubić e Saša Lukić, che hanno fatto da padroni di casa come vicepresidenti rispettivamente in quota della minoranza nazionale ceca e di quella serba, nella Regione di Bjelovar e Bilogora, l’unica in Croazia ad avere due vicepresidenti espressione di altrettante minoranze nazionali.
Di grande importanza per la Comunità Nazionale Italiana sono state però le parole pronunciate da Jessica Acquavita, vicepresidente della Regione istriana in quota CNI, la quale ha articolato il suo discorso attorno a tre concetti cardine: la maturità di Stato, l’equipollenza dei diplomi di laurea e l’obbligo di traduzione dei materiali scolastici.
”Ho spiegato nuovamente a tutti, perché è un tema del quale parlo spesso, di come i nostri ragazzi debbano affrontare un esame in più alla maturità di Stato. Possiamo anche decidere di non guardare a questo fatto come a qualcosa di negativo, con il ragionamento che in questo modo usciranno dalle scuole con del sapere in più, ma è inspiegabile che questo esame non venga poi preso in considerazione dalle Facoltà al momento dell’iscrizione”, ha sottolineato Jessica Acquavita.
Il problema dell’equipollenza è ben noto e, pur non riguardando soltanto la minoranza nazionale italiana, la tocca da vicino in percentuale maggiore, perché molti dei ragazzi della CNI studiano in Italia e hanno poi problemi nel processo di riconoscimento dei titoli di studio. “Questo ci porta a perdere quadri di qualità”, ha lamentato la vicepresidente della Regione istriana.
Per quanto riguarda l’obbligo di traduzione integrale dei materiali, invece, Jessica Acquavita, ha spiegato a tutti come si tratti di un problema relativamente recente, perché i nuovi ispettori scolastici non conoscono la lingua italiana ed esigono dunque la traduzione dei verbali di ogni riunione. “Da un punto di vita della legge hanno ragione. Ma dovete capire quali problemi tutto ciò crei a noi come minoranza. Per noi la lingua materna è l’italiano, in essa ci esprimiamo e in essa facciamo le riunioni e di conseguenza scriviamo i verbali. Alcune delle persone coinvolte potrebbero avere grosse difficoltà a tradurre il tutto in croato”, ha spiegato la vicepresidente della Regione istriana in quota CNI.

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