Sciopero scuole. Il premier parla ai manifestanti, che lo ignorano

0
Sciopero scuole. Il premier parla ai manifestanti, che lo ignorano

È stato il primo vero faccia a faccia tra il premier il sindacati scolastici. Ma non è finito nel modo sperato. Oggi, infatti, circa 300 insegnanti si sono presentati in piazza San Marco, a Zagabria, per proseguire nella protesta contro il rifiuto del governo di aumentare il coefficiente di complessità del loro lavoro. A sorpresa, il primo ministro è uscito dalla porta principale della sede del governo e si è rivolto ai manifestanti. “L’istruzione è importante, gli insegnanti sono importanti, lo studio è importante – ha esordito Andrej Plenković –. Bisogna sapere che questo governo dialoga con i sindacati e rispetta lo sciopero nelle scuole, ma vogliamo che anche voi capiate che gli stipendi saranno più alti e che la questione dei coefficienti è un lascito degli esecutivi precedenti. Perciò, invito i sindacati al dialogo perché questo governo ha sempre dimostrato di essere amico dei lavoratori e dei pensionati”.

“Il 96% ha detto no”, recita lo striscione dei sindacati scolastici. Foto Igor Kralj/PIXSELL

I sindacati non hanno risposto alle parole del premier, perché oggi hanno deciso di manifestare in silenzio, però davanti agli occhi di Plenković hanno srotolato uno striscione con scritto “Il 96% è contrario”. A questo punto il premier si è girato ed è rientrato nei Banski dvori.
“Soltanto frasi fatte – ha commentato Branimir Mihalinec, leader del sindacato degli impiegati nelle scuole medie -. Il premier poteva indicare un’ora esatta per un incontro, e noi ci saremo presentati alla riunione. Così, invece…”.
Ricorderemo che oggi le aule sono vuote in tutto il Paese per il terzo giorno consecutivo, anche se l’agitazione va avanti ormai da quasi un mese.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display