Italiano ucciso dal gas sul caicco. Gli imputati: «Siamo innocenti»

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Italiano ucciso dal gas sul caicco. Gli imputati: «Siamo innocenti»
L'Atlantia il giorno dopo la tragedia dell'estate 2019. Foto: Ivo Cagalj/PIXSELL

Il proprietario e il capitano del caicco Atlantia – a bordo del quale persero la vita nell’agosto del 2019 a Lesina (Hvar) l’imprenditore siciliano Eugenio Vinci e rimasero gravemente intossicate altre cinque persone – si sono dichiarati non colpevoli all’inizio del processo al Tribunale regionale di Spalato. Stando all’atto d’accusa il proprietario Zoran Bauk di 26 anni e il capitano Jerko Marasović di 30 anni non avrebbero seguito le norme di sicurezza, inserendo l’8 agosto del 2019 nel vano motore un generatore a benzina che si raffredda ad aria. Una volta avviato, il motore avrebbe iniziato a sprigionare gas tossici che avrebbero raggiunto anche le cabine, avvelenando il manager e i due figli, un bimbo di cinque e una ragazzina di 14 anni e intossicando altre persone. Se giudicati colpevoli i due imputati potrebbero essere condannati a una pena detentiva da uno a 8 anni.
L’imbarcazione sulla quale si era verificata la tragedia era un caicco a vela, denominato Atlantia, lungo 21 e largo 7 metri, che nelle cinque cabine poteva accogliere fino a dieci persone. La barca, costruita nel 1992 in Turchia e ristrutturata nel 2015, con base nel porto di Spalato, era di proprietà della ditta Atlantia Cruisng di proprietà di Zoran Bauk. I quattro membri dell’equipaggio in seguito all’incidente non avevano mostrato sintomi di intossicazione. La barca era in offerta per noleggio nel picco dalla stagione turistica a 11.900 euro a settimana.
Il veliero a motore Atlantia era stato preso a noleggio dai villeggianti italiani. La gravissima intossicazione da monossido di carbonio subita sul caicco era costata la vita a Eugenio Vinci, imprenditore di Sant’Agata di Militello. I figli dell’imprenditore, di 5 e 14 anni erano stati ricoverati in condizioni gravissime e in pericolo di vita all’ospedale di Spalato e in seguito erano stati trasferiti a Roma a bordo di un’aeroambulanza. Le condizioni della madre, che all’inizio erano apparse gravi, si erano presto stabilizzate. Erano migliorate rapidamente pure le condizioni delle altre due persone intossicate, una delle quali era l’ex senatore Bruno Mancuso, sindaco di Sant’Agata di Militello, da dove il gruppo di villeggianti proveniva. Già poco dopo il loro imbarco la comitiva si era lamentata con l’equipaggio per un odore sgradevole proveniente dalle prese d’aria. “Puzzava di benzina o petrolio, ma più tardi quell’odore cambiò e fu simile all’odore di gas”, avevano ricordato i sopravvissuti. Il gas killer li aveva colpiti nella notte. La mattina dopo alle 10, non vedendoli arrivare, i membri dell’equipaggio erano entrati nelle cabine trovando i turisti privi di sensi. E purtroppo per Eugenio Vinci, non c’era più niente da fare.
ieri, durante la prima udienza del processo, il procuratore Mira Dolić ha ricordato che i due figli dell’imprenditore deceduto avevano subito una gravissima intossicazione ed erano in pericolo di vita. A salvarli, ha aggiunto, era stato l’intervento tempestivo dei sanitari del Pronto soccorso. Il processo riprenderà a gennaio quando saranno sentiti i membri dell’equipaggio del caicco e il perito medico Antonio Alujević.

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