La grotta di Zamet: favoloso viaggio nelle viscere di Fiume

In compagnia dei ranger Marko Modrić ed Elvis Vuleta, dell’ente pubblico «Priroda», alla scoperta di un gioiello naturale ancora poco noto, che presto verrà aperto al pubblico

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La grotta di Zamet: favoloso viaggio nelle viscere di Fiume

Il Carso è indubbiamente un mondo a sé, magico, dalle mille peculiarità. Un territorio unico nel suo genere, ricco di pittoreschi fenomeni naturali, la cui caratteristica di maggior attrattiva sono le sue grotte. Una regione calcarea brulla di media montagna, di collina o di altopiano – come recita treccani.it –, interessata da fenomeni di carsismo. Come nome proprio, indica, per antonomasia, la regione montuosa delle Alpi orientali, che comprende la regione istriana e quella a essa retrostante fino alla linea Gorizia-Lubiana-Fiume. In quanto alle sue innumerevoli grotte ricche di stalattiti e stalagmiti, è proprio il capoluogo quarnerino, precisamente il rione di Zamet, a conservarne una di cui poco si è parlato finora. Ma tornando al Carso, come non ricordare le celebri grotte di Postumia o di quelle di San Canziano in Slovenia, o più vicino a noi, quelle di Baredine in Istria, di Vrelo a Fužine, la Lokvarka di Lokve nel Gorki Kotar o la Biserujka sull’isola di Veglia. Ci sono però anche gioielli nascosti, in attesa di venir valorizzati come meritano. Uno di questi occupa appunto le viscere di Fiume: la grotta di Zamet, che prossimamente verrà aperta al pubblico.
Di questa splendida spelonca urbana si sa purtroppo ancora troppo poco, nonostante sia stata scoperta e mappata già nel 1920 dallo speleologo ed entomologo Guido Depoli. Quattro anni più tardi, l’esperto pubblica nella rivista Fiume il suo trattato “La grotta di Fiume e la sua fauna”, in cui ne descrive la planimetria e i rilievi microclimatici, ma anche la fauna, che elenca nei dettagli. Successivamente la grotta fu stata esplorata dai soci del Club Alpino Fiumano e inclusa nel Catasto sotto il numero 87. Ripercorrendo la sua interessante storia, si viene a sapere che il catasto speleologico della Liburnia del 1926 offriva dati su non una, bensì tre grotte nel rione di Zamet ovvero Grotta I (l’odierna cavità naturale), Grotta II e Grotta III. Altre ricerche furono condotte nel 1928 dallo speleologo e geologo Josip Poljak, che non ne aveva nozioni da prima. Nelle sue opere rende una minuziosa descrizione della grotta, fornisce nuove misurazioni microclimatiche e fotografie in bianco e nero degli interni. Nel 1954 il ricercatore Mirko Malez rende nota la lunghezza complessiva di tutti i corridoi e canali: è di 200 metri. Si trova inoltre a 140 metri sul livello del mare. Nel corso dei successivi decenni ci furono altre spedizioni al suo interno, fin quando nel 1981 non viene proclamata Monumento naturale geomorfologico. È appena nel 2015 che la grotta di Zamet viene messa sotto tutela dell’Ente pubblico “Priroda”, che avvio ricerche più approfondite volte a salvaguardare questo fenomeno del sottosuolo fiumano, la cui formazione potrebbe risalire a 20-30mila anni.

La seconda rampa di scale che porta alla prima sezione della grotta

Attualmente, grazie al progetto “Centro interpretativo del patrimonio naturale della Regione litoraneo-montana” che vede coinvolti anche la Città di Fiume, l’Ufficio turistico e l’ente “Priroda” e che fruisce dei fondi europei, questo inestimabile gioiello carsico verrà finalmente aperto al pubblico.

Da discarica ad attrazione urbana

Noi lo abbiamo visitato in anteprima, per scoprire da vicino tutte le sue bellezze. Entrare nella grotta di Zamet non è stata certo cosa da poco, innanzitutto per il suo ingresso a imbuto. Ad accompagnarci nella nostra avventura sono stati i ranger Marko Modrić ed Elvis Vuleta dell’Ente pubblico “Priroda”, che conoscono ogni dettaglio del posto. “La grotta di Zamet – ci ha spiegato Modrić – è situata nella parte alta del rione, che un tempo, con i suoi lotti da coltivazione, faceva parte della periferia di Fiume. Purtroppo questa è l’unica spelonca conservatasi nel tempo in quanto non siamo mai riusciti a scoprire la posizione delle altre due. In seguito alla dirompente urbanizzazione di cui è stato protagonista il rione di Zamet, sono andate probabilmente perse per sempre sotto qualche grattacielo o altro edificio della zona. Fortunatamente la maggiore, quella in cui ci troviamo, è rimasta intatta.

La sezione più grande ricca di stalattiti

La sua lunghezza è di circa 200 metri e il suo punto più basso si trova a 23 metri dall’ingresso in cui la temperatura è in media sui 15 gradi centigradi. L’entrata è stata sbarrata con un’inferriata e munita di lucchetto per evitare la devastazione del suo interno”.
Come la maggior parte delle grotte carsiche, spesso queste fungevano da discariche per gli abitanti della zona. La grotta di Zamet non è stata da meno. Nella sua parte alta, su un dislivello di circa 5 metri, l’immondizia regna sovrana. Grazie alle spedizioni effettuate in passato, è stata munita di due rampe di scale in ferro e di un impianto d’illuminazione che però stenta a funzionare per l’alta umidità. Dopo la prima ripida discesa, il canale principale della grotta svolta a occidente e prosegue in una sala sotterranea più piccola alta 8 metri. Proseguendo il soffitto s’abbassa ampliandosi nella sezione più grande, che ha un diametro di circa 10 metri. Lo scenario è reso incredibilmente bello da una miriade di stalattiti, stalagmiti e colonne, quest’ultima formatesi dalla congiunzione delle prime due. In alto, sotto la volta, si ha la sensazione di assistere a una cascata di spaghetti, data dalla forma iniziale delle stalattiti. Meravigliose le pareti ricoperte di minerali, in particolare di bicarbonato di calcio, che a contatto con l’acqua che scende a gocce, forma un mondo naturale davvero speciale. La grotta pullula inoltre di specie animali, spesso endemiche, caratteristiche per le grotte carsiche.

Alla scoperta delle peculiarità del Carso

“Purtroppo, nel corso dei decenni, la grotta è stata adoperata come discarica, come rifugio antiaereo e le sue parti basse sono in parte danneggiate, ma ciò non toglie nulla alla sua bellezza – ha raccontato ancora Modrić –. La grotta ha una sua continuazione, impossibile da raggiungere per il imbocco strettissimo”.

I rangers Marko Modrić e Elvis Vuleta davanti all’entrata della grotta

Il prossimo passo dell’ente “Priroda” sarà procedere con la pulitura della grotta. “Tra poco più di un mese effettueremo, in collaborazione con l’associazione speleologica ‘Estavela’ di Castua, una sua completa pulizia, dopo di che l’ingresso verrà munito di una tettoia e di un portoncino d’entrata per i visitatori, verranno sostituite le due rampe di scale per rendere la discesa più sicura e installato un impianto d’illuminazione più adatto, che valorizzerà al meglio le bellezze degli interni. La grotta di Zamet sarà ideale per far conoscere ai visitatori le specificità delle cave carsiche, ma anche per dar vita a lezioni educative per bambini e giovani incentrate sulla salvaguardia del patrimonio naturale del sottosuolo fiumano”, ha annunciato sin d’ora Elvis Vuleta. Abbiamo appreso infine che la grotta di Zamet diventerà presto accessibile a tutti. Sarà un’occasione per vivere un’esperienza unica e scoprire le peculiarità di un mondo ancora poco conosciuto.

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