Un raggio di luce da un mondo migliore (foto)

In un appezzamento di terreno di circa 3.000 m2, a Eyaen, nella periferia nord-orientale del capoluogo dello Stato di Edo, nell’antica città di Benin City, lì dove fino a poco tempo fa crescevano alberi di palma, cocoyam e cassava, è stato scavato un pozzo per ottenere l’accesso a una fonte d’acqua e tagliata la vegetazione per dare spazio ai lavori edili. Grazie al progetto Caring Hearts, una «creatura» composta di blocchi di cemento e sorretta da 94 pilastri, ha iniziato la sua crescita. È nata, così, una scuola speciale, pensata per bambini di tutte le età, che necessitano d’istruzione

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Un raggio di luce da un mondo migliore (foto)

La fonte di luce si è accesa nei primi giorni di ottobre del 2021, con un paio di persone armate di tanta buona volontà, forza d’animo, determinazione, perseveranza, abnegazione, resilienza, dedizione e amore.

In un appezzamento di terreno di circa 3.000m2, a Eyaen, nella periferia nord-orientale del capoluogo dello stato di Edo, nell’antica città di Benin City, lì dove stavano crescendo sterpaglie e piante: alberi di palma, cocoyam e cassava, è stato scavato un pozzo per avere accesso a una fonte d’acqua, è stato liberato il terreno dando spazio ai lavori di scavo. Dove crescevano gli alberi di palma da cocco e piantaggine, un’altra creatura, composta di blocchi di cemento e sorretta da 94 pilastri, ha iniziato la sua crescita: una scuola speciale, pensata per i bambini bisognosi di tutte le età.
Da quel momento fino ad oggi i lavori non si sono mai fermati, e sono tuttora in corso.
Si è giunti alla fine del mese di ottobre 2023. La scuola vive il suo secondo ciclo scolastico e i lavori di costruzione stanno proseguendo come da programma. Contemporaneamente, l’edificio scolastico sta crescendo per raggiungere il tetto e creare nuovi spazi necessari per garantire un insegnamento di qualità, mentre gli studenti stanno seguendo regolarmente le loro lezioni nelle classi sottostanti. Si tratta di un cantiere vero e proprio, in cui si susseguono lavori su blocchi, muri, architravi, colonne, lastre di cemento, intonacatura, verniciatura di pareti, piastrellatura, arredamento interno basilare con banchi di legno grezzo e lavagne sulle pareti frontali – risultati di fatiche di tante braccia abili e laboriose. Sembra di essere in uno di quei formicai africani che crescono fino a raggiungere l’altezza desiderata con il compimento del lavoro di tante formichine. Se per caso la loro fatica viene interrotta da qualche evento o fattore esterno, il formicaio si riorganizza e subito riprende vigorosamente l’impegno, ricominciando a crescere senza fermarsi mai – come lo conferma il noto proverbio africano: “In effetti un formicaio destinato a diventare un formicaio gigante, lo diventerà sicuramente un giorno, indipendentemente dalle condizioni che circondano la sua esistenza” (Indeed an ant hill that is destined to become a giant ant hill will certainly become one someday no matter the circumstances surrounding its existance), proverbio tratto dal romanzo “The Only Remedy”, scritto dall’attuale preside della scuola. Messaggio forte, messo all’opera.

Formicaio scolastico
Il nostro formicaio scolastico, di cui parleranno queste righe, nobile e gigante, porta un nome simbolico – Living Light Academy o Accademia della Luce Vivente. Lo ha deciso così il Ministero dell’Istruzione dello Stato nigeriano, scegliendo il nome estratto da un elenco di più di venticinque nomi proposti dai fondatori. In verità, si tratta di un centro scolastico che porta tante piccole luci,vivaci e promettenti, molto rumorose e sempre sorridenti.
Non ha smesso mai di crescere, dal primo giorno, nonostante le circostanze sfavorevoli e sfide che sembravano insormontabili. La bravura, il coraggio e la persistenza dei suoi fondatori e sostenitori hanno fatto sì che oggigiorno il centro registri un numero invidiabile di studenti: più di 700 bimbe, bimbi e ragazzi.
Nell’articolo pubblicato su queste pagine all’inizio dell’anno, dal titolo “Costruire il futuro” si è già parlato del progetto internazionale Caring Hearts che ha aperto un sodalizio di due comunità in primo luogo: Zara e Benin City nonché di due Paesi – Croazia e Nigeria, in un’impresa miracolosa, dando esempio di come solidarietà e fiducia possano funzionare perfettamente anche a 6.000 km di distanza.
Nonostante si tratti di un’iniziativa che coinvolge due continenti diversi, due modi di vita che spesso vengono percepiti come opposti, il progetto scolastico ha fatto avvicinare centinaia di persone con gli atti solidali di donazioni e sostegni a distanza. Dall’anno scorso fino ad oggi sono già dieci i bambini che godono dell’aiuto dei loro sostenitori mentre nuovi si approcciano a dare il loro sostegno a coloro che non conoscono una vita migliore.
Eppure, la vita migliore la vivono proprio lì, quella vita migliore – semplice, senza distrazioni, senza “additivi”, allo stato puro dell’anima, che trova il sostegno nella fede e nei sorrisi pieni di fiducia delle persone che non si arrendono mai. È una vita fatta di stenti dove si vive giorno per giorno, senza piani, progetti e con i sogni sospesi. Eppure, alcuni si arrendono all’indigenza, alla fame e si lasciano trascinare dalle sventure, da quella che spesso si presenta come occasione favorevole, ma poi diventa un inganno. Lo chiamano “drop out”, l’abbandono della scuola, che diventa l’abbandono della speranza. Succede sempre più spesso.
Ecco perché la scuola è di cruciale importanza per i bambini, per i ragazzi, per le famiglie e per la società di quelle terre.
Ne sono consapevoli tutti, ma per accedervi bisogna avere i mezzi finanziari, sia per le scuole pubbliche o statali che per quelle private. E chi non ha soldi è condannato, lasciato alla mercé di un futuro incerto, in una società che sta da tanto tempo tribolando a creare opportunità per i giovani, vedendoseli fuggire verso un mondo indifferente, egocentrico, codardo e mostruoso al tempo stesso. In questo mondo in cui viviamo, nel nostro spazio rassicurante, loro vedono la salvezza mentre decidono di rischiare il tutto per tutto, attraversando deserti, oceani, mari, violenze e spesso, incontrando il destino negli abissi del Mediterraneo o negli abissi della criminalità che porta alla perdizione totale. In questo mondo, però, esistiamo anche noi che abbiamo deciso di coinvolgerci, offrendo aiuti e supporti. E così che dal buio della disperazione comincia a splendere la speranza, la luce che illumina le nostre due realtà, un mondo migliore.
La scuola rappresenta quel raggio di luce pieno di calore, di speranza e strapieno di vita.
I bambini corrono a scuola: non vedono l’ora di arrivarci. L’ambiente scolastico è accogliente, cordiale, libero, creativo, affettuoso e pieno di novità, che aiutano una sana e responsabile crescita.
I bambini sono felici a scuola: ho visto bimbi felici calciare per un’ora una lattina nel cortile della scuola, sulla sabbia e resti di materiale di costruzione, sognando di essere in un campo di calcio.
La scuola sostiene i loro sogni: ho visto bambini felici rincorrersi per più di mezz’ora nel cortile della scuola, ridendo a squarciagola, sentendosi al sicuro.
La scuola dona loro sicurezza: ho visto bambini felici abbracciare una bambola fatta da un cuore gentile a uncinetto e donata alla scuola, proprio per loro. La bambola Gloria li accoglie ogni mattina e li abbraccia.
La scuola li accoglie con amore ogni giorno: ho visto bambini felici e pieni di orgoglio quando rispondevano correttamente alle domande del preside, ricevendo come premio una penna dall’estero, un libro da leggere o un semplice gioco da tavolo.
La scuola promuove la conoscenza, il sapere e li premia: ho visto bambini felici decorare le proprie classi con materiale semplice, ma talmente ricco di creatività e amore per il bello, che poche scuole possiedono.
La scuola promuove l’amore e la ricerca per il bello e la creatività: la scuola appartiene ai bimbi e ai ragazzi, ai loro educatori e agli insegnanti e a tutti noi che sosteniamo questo meraviglioso progetto di luce e di speranza. La prima cosa che notate entrando nel cortile della scuola, sono le decine di manine alzate verso il cielo mentre cantano le loro canzoni che di solito sono ringraziamenti al Signore per la loro vita e la loro serenità. Si svolgono ogni mattina, dalle 7.40 fino alle 8, quando a passo di marcia i bimbi e i ragazzi entrano nelle loro classi, una classe dopo l’altra, dai piccini a quelli più grandi. Cantando e sorridendo.
La vita serena e gioiosa continua nelle classi: vi invito a fare una passeggiata nei corridoi e in alcune delle classi.
Al pianoterra ci sono i più piccini, divisi in quattro gruppi: PreKG, KG1, KG2, KG3. Ognuno dei gruppi è molto numeroso. Nell’ultimo gruppo, quello prescolastico, si è superata la soglia di 60 bambini in un unico spazio e bisogna urgentemente trovare la soluzione che consiste nella divisione del gruppo in due classi. Nel frattempo, il gruppo gode dell’assistenza e cura di due educatrici che svolgono meravigliosamente il loro lavoro: con pazienza, severità e tanto amore.
Ecco la ragione più importante che spinge tutti noi a trovare fonti di finanziamento, necessari per ultimare la costruzione dell’edificio scolastico.
Una mattina, passando per il corridoio, mi sono fermata davanti alla porta del gruppo KG1 (da 3 a 4 anni). Davanti alla lavagna, la piccola Mitche indicava alcune lettere e chiedeva ai compagni di ripetere la lettera dopo di lei, con fermezza e decisione, come una vera maestra. Che bella questa scuola in cui i bambini insegnano nozioni ad altri bambini.
Al primo piano “vivono” le cinque classi elementari e c’è il laboratorio di scienze.

Classi numerose
La più numerosa è la prima classe con 58 piccoli studenti e lo spazio limitato nei banchi su cui non riescono a stare in quattro. Nonostante le condizioni di spazio precarie, i bambini sono calmi e obbedienti, attenti a ogni novità e in modo particolare ad avere sempre le loro matite affilate perché scrivono molto, nei loro quaderni personalizzati, forniti dalla scuola stessa. Un giorno, verso la fine delle lezioni, essendo stata tutto il tempo con loro, ho deciso di fare un gioco con calcolo matematico aggiunto, la semplice addizione. Fatto con il gioco delle freccette modificato a 3 palline appiccicose dove dovevano puntare e colpire il centro del cerchio appeso alla parete, che portava 100 punti o altre zone che portavano meno punti. La gioia dei bambini nel partecipare a un gioco mai fatto a scuola e nel congratularsi con i vincitori era immensa. I calcoli li abbiamo fatti insieme, sulla lavagna; devo ammettere che non hanno commesso alcun errore. Il gioco si esegue tuttora, una o due volte alla settimana, alla fine delle lezioni.
La seconda classe è meno numerosa e molto laboriosa. Questa classe composta da circa trenta bambini, ama la lettura e la bella scrittura. Spesso sono gli stessi bambini a uscire davanti alla classe e a leggere frasi e testi, regolarmente ripetuti dai loro compagni.
La terza elementare è ancora più tranquilla ma molto dinamica e motivata nelle attività creative. Un giorno abbiamo deciso, visto che ero presente nella loro classe, di scrivere da soli una storia. Uno tra i migliori della classe, Osagie – il nome non si dimentica e significa “mandato da Dio” (sono sicura che il ragazzino farà grandi cose nella vita) – aveva appena disegnato su un foglio di carta una balena. Ho preso al volo l’idea, mi sono fatta prestare il foglio, ho disegnato la balena sulla lavagna ed è iniziata la storia: Once upon a time there was a little whale… (C’era una volta una piccola balena…) e il prossimo anno, storie nuove e affascinanti usciranno da questa classe.
La quarta classe è la classe dell’onnipresente maestra Sonia, che fa parte del personale scolastico dal primo giorno. Insieme a lei, c’è la sua piccolina che sta crescendo tra i banchi di scuola. Tutti i bambini della classe amano la loro maestra, che non li abbandona mai anche se spesso assiste le colleghe con classi numerosissime.
La quinta classe si trova al secondo piano perché al primo piano l’ultimo spazio è riservato al laboratorio di scienze con lo “scheletrino” obbligatorio, i sistema periodico appeso al muro, i pianeti del Sistema Solare disegnati su carta e incollati sulle pareti, le provette e altro materiale con cinque posti per coloro che seguiranno gli esperimenti di chimica e fisica. Cinque posti in laboratorio, da prendere a turni perché i ragazzi delle medie e delle superiori sono più di 400.
Al secondo piano incontriamo anche la prima media, numerosissima, in cerca di un’aula dove sistemare una sezione di circa 40 ragazzi. Si continua con le superiori – le ultime due classi, SSS2 e SSS3. Tornando al pianoterra, continuiamo la nostra passeggiata nell’ala sinistra (la nuova ala la cui costruzione è continuata per quasi tutto l’anno in corso, con la definizione del pianterreno in giugno). Nelle nuove classi sono state sistemate la prima media, la seconda media con due sezioni, la terza media e l’asilo nido. Da settembre, oltre al nuovo anno accademico, sono iniziati i lavori di completamento dell’edificio che offrirà alla scolaresca cinque nuove classi al primo piano e altrettante al secondo piano.
Dal secondo piano, ricoperto dal tetto, si possono ammirare vedute sulla foresta vicina, sulla città del Benin (Ibinu fu l’antico nome) e lo sguardo spesso va verso il cielo, verso la luce che non è accecante perché regolarmente filtrata da nuvole protettive.

Pizza Day
L’ultimo martedì del mio soggiorno a Benin C., abbiamo organizzato il Pizza Day a scuola, per le due classi delle scuole superiori. Siccome non abbiamo una cucina, ci siamo arrangiati e abbiamo prodotto la pizza fritta, su una bombola di gas. La preparazione è stata seguita attentamente mentre la degustazione non siamo riusciti a documentarla, talmente era veloce. Tutto accompagnato dal famoso canto napoletano “Funiculì, funiculà”: lo abbiamo cantato all’unisono – martedì 3 ottobre, verso mezzogiorno, tra Benin e Napoli, il canto si era levato verso il cielo.
Il raggio di luce illumina l’ambiente sempre più intensamente: con le lucine dei bimbi e dei ragazzi e con le luci di sostegno che accendiamo noi, dalla Croazia, la luce si espande su tutte le cose che la circondano, rendendo questo mondo un posto meraviglioso.

*docente del Dipartimento di Studi Italiani dell’Università di Zara

La numerosa scolaresca davanti all’edificio scolastico, ancora sempre in costruzione
L’acquisto del furgone, arrivato in Africa di recente, è stato reso possibile grazie alle varie donazioni
Osagie
I lavori sono ancora in corso a Benin City
La classe dei più piccoli
Il laboratorio
Classi numerose
Pizza Day
Delizie gastronomiche

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