Sonno più tranquillo per gli abbaziani…

La Perla del Quarnero, che vive di turismo e per il turismo, deve far convivere molti fattori, soddisfare i residenti e gli ospiti. I rumori molesti sembrano inevitabili

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Sonno più tranquillo per gli abbaziani…
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

“Contro il logorio della vita moderna”, diceva Ernesto Calindri negli Anni Sessanta facendo pubblicità in TV a un noto aperitivo a base di carciofo. Da millenni, chi può permetterselo, cerca un rifugio per fuggire dalla quotidianità, cercando un luogo di pace e di serenità, di aria salubre e splendidi orizzonti. È quello che cercarono e che trovarono i regnanti nell’Impero asburgico ad Abbazia che divenne la culla del turismo nostrano. L’anno prossimo si festeggeranno i 180 anni di turismo in una città in cui devono convivere diverse realtà, mondi paralleli che non sempre vanno d’amore e d’accordo.

Tra il XIX e il XX secolo fu un salotto per l’aristocrazia dell’epoca. Seguirono due guerre mondiali tra varie vicissitudini in mezzo, quindi un dopoguerra all’interno di una Jugoslavia che a sua volta seppe riconoscere la vocazione turistica, talvolta da punti di vista diversi da quelli delle origini. A partire da quegli Anni Sessanta in cui guardavamo Carosello conoscendo le qualità salutari del carciofo, Abbazia si apprestava a diventare qualcosa di diverso, un punto di riferimento per i giovani. Come avveniva nella vicina Italia, nacquero le prime discoteche in sostituzione delle balere in cui suonavano le orchestrine riproducendo le canzoni di successo di quel tempo.

Fino alla fine degli Anni Ottanta gli abbaziani e i loro ospiti dovettero convivere con il rumore, con la movida che si protraeva fino a tarda notte. Nel decennio successivo, una dopo l’altra, chiusero i battenti le discoteche, luoghi nei quali rimanevano rinchiusi i Decibel dei potenti altoparlanti. La vita notturna abbaziana si spostò in alcuni bar, dei surrogati in cui veniva proposta la stessa musica ad alto volume senza pagare il biglietto. Da allora non è cambiato molto. Abbazia continua ad accogliere turisti, soprattutto stranieri provenienti dai Paesi dell’ex Impero e oltre, in cerca di tranquillità, la stessa che vorrebbero avere i residenti autoctoni e gli ultimi arrivati, quelli più facoltosi che investendo in beni immobili dell’area liburnica sanno di fare un buon affare.

Foto:Goran Kovacic/PIXSELL

Troppi Decibel
Dopo un’intorduzione dai tratti nostalgici, soprattutto per chi ha vissuto in prima persona i periodi storici a cui abbiamo fatto riferimento, torniamo alla cruda realtà. Il turismo genera benessere e ricchezza e contribuisce ad assicurare al Bilancio cittadino risorse sufficienti per offrire ai cittadini un tenore di vita e servizi inimmaginabili ingran parte delle città croate. Il baccano, però, può vanificare tutto se è incontrollato. Prendiamo spunto da una recente sessione del Consiglio cittadino di Abbazia in cui due punti all’ordine del giorno hanno riguardato, direttamente e indirettamente, la questione del baccano. L’assessore Filip Vlah, a capo del Dipartimento per gli Affari comunali, pianificayione dl territorio e tutela dell’ambiente, ha presentato la proposta degli orari in cui viene consentito l’uso di impianti acustici sulle terrazze dei locali pubblici. Viene stabilito che la musica va spenta entro l’una di notte con delle eccezioni in occasione di manifestazioni, su richiesta dei gestori dei loclai. Ciò può venire consentito, per esempio, quando si organizzano delle feste come i balli dei maturandi e matrimoni. Oltre agli orari sono stati definiti i luoghi in cui è consentito l’uso stesso di impianti acustici all’aperto. Come ha spiegato l’assessore, era necessario adeguarsi alle modifiche apportate alla Legge che regola la problematica del rumore. Le regole, quindi, esistono, ma esistono gli strumenti per farle rispettare? Ci sarebbero le guardie comunali a doverlo fare. Per chi supera i limiti sono previste delle sanzioni pecuniarie a carico delle persone fisiche o giuridiche che gestiscono i locali. Come per tuttte le cose ci sono anche dei limiti per quanto riguarda il livello del rumore che, malauguratamente, può essere misurato soltanto da chi ha l’autorizzazione per farlo da parte del Ministero competente. Questi rilevamenti possono venire richiesti da un cittadino che ritiene troppo alto il livello di rumore che proviene, per esempio, da un bar. Si tratta di un procedimento lungo che richiede l’impiego di personale specializzato, solitamente operatori nel settore della tutela sul lavoro, provvisti di strumenti e certificazioni. Per misurare i decibel può bastare un cellulare con installata una semplice applicazione, ma questi dati, anche se precisi, non possono venire presi in considerazione. La guardia comuinale ha formalmente le prerogative per occuparsi della materia, ma deve richiedere l’aiuto dei professionisti autorizzati. Queste figure sono poi reperibili a mezzanotte per intervenire quando ciò viene richiesto? “No, – è stata la risposta dell’assessore Vlah -, ma possiamo richiederlo accordando la misurazione per un altro giorno. Altrimenti, si può chiedere l’intervento della polizia in quanto può trattarsi di disturbo della quiete pubblica. In ogni caso, se si va oltre l’orario d’apertura oggi la guardia comunale, a differenza di quanto avveniva prima, ha la possibilità di sanzionare chi non rispetta le regole, specie i recidivi”.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Non solo musica
Ci sono altri tipi di rumore che non riguardano la vita notturna. C’è una legge che vieta di svolgere lavori edili durante l’alta stagione turistica. La scorsa estate, in seguito alle lamentele dei residenti, la Città è intervenuta per conto proprio ingaggiando delle aziende autorizzate a misurare il rumore. Non è una prassi abituale, ma si è tentato di cogliere in flagrante i trasgressori per poi inviare il referto all’Ispettorato sanitario che, ipoteticamente, con quel documento avrebbe la possibilità di avviare un procedimento. Invece, i rilevamenti hanno avuto un esito deludente per i cittadini in quanto per due dei cantieri è stato appurato che non veniva superata la soglia consentita, mentre per un terzo si è giunti sul posto quando i lavori erano già terminati.

Matrimoni con i botti…
I tempi cambiano e cambiano i modi per festeggiare. Un matrimonio non può fare a meno oggi di un servizio video e fotografico con il drone perché il fotografo tradizionale non basta più. Non basta nemmeno il lancio di confetti perché fa molto più effetto quando viene allestito uno spettacolo pirotecnico. I fuochi d’artificio fanno parte ormai del pacchetto offerto dalle agenzie che organizzano i matrimoni, aziende, per intenderci, autorizzate a farlo. Ciò non viene consentito in certe città, ma ad Abbazia sì. Lo aveva sottolineato nel corso della riunione del Consiglio cittadino, uscendo dal seminato, il consigliere HDZ Marko Ćorić chiedendo se anche questo tipo di rumore sia da considerarlo molesto, indesiderato. Ha detto, tra l’altro, che i fuochi d’artificio sono vitati in prossimità delle case di riposo per anziani. Ha concluso, quindi: “C’è gente che viene qui apposta a sposarsi perché i fuochi d’artificio non li vieta nessuno. Se potessi farlo io… lo farei, ma sono decisioni che spettano a chi detiene il potere esecutivo. Concluderei dicendo che dopo le 22, che sia inverno o estate, occorre vietare i botti”. È impossibile stabilire delle regole perché, tra l’altro, i fuochi d’artificio vengono eseguiti sul molo, quindi sul Demanio marittimo, in porto, luogo in cui le autorità cittadine non hanno le prrogative per decidere. L’inquinamento acustico, riconosciuto come dannoso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sembra essere il più difficile da sradicare, ben tutelato dalla burocrazia. I botti danno fastidio a tutti, sia ai residenti che ai turisti e, per come stanno le cose, non se ne può venire a capo. Un piccolo passo avanti è stato compiuto, per quanto riguarda la musica sulle terrazze che si spegne all’una di notte anche se il locale chiude, per esempio, alle 3. Nelle rimanenti due ore si potrà mangiare, bere e parlare senza sottofondo musicale.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

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