Romolo Venucci e le impervie strade dell’arte novecentesca

Negli spazi dell'Unione Italiana sono stati messi in mostra i dipinti e disegni del più grande pittore fiumano del XX secolo, del quale quest'anno riccore il 120.esimo anniversario della nascita

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Romolo Venucci e le impervie strade dell’arte novecentesca

Che Romolo Venucci rientri tra i massimi artisti fiumani del XX secolo è ormai un dato di fatto, dimostrato nell’ambito di diversi studi e ricerche svolte negli ultimi trent’anni. Che questo grande autore, nonostante la sua importanza, sia ancora pressoché sconosciuto ai più e le sue opere siano ancora in gran parte riposte nei magazzini dei musei cittadini e nelle collezioni private è un altro dato di fatto. Ci si può chiedere per quale motivo a un artista di questo livello, a quasi cinquant’anni dalla sua morte, non sia ancora stata dedicata almeno una sala nei musei cittadini, ma la domanda otterrà poche risposte, o meglio, giustificazioni.

“Mlaca” (1961)

Accanto alla cronica mancanza di spazio della quale fino a pochi anni fa soffrivano i musei cittadini (un problema in parte risolto con il trasferimento del Museo d’Arte moderna e contemporanea e del Museo civico nel Quartiere artistico, ovvero del complesso Rikard Benčić), il motivo va senza dubbio ricercato nell’inspiegabile scarso interesse delle varie amministrazioni cittadine, ovvero dei responsabili del settore culturale, per l’opera di Venucci.

“Tersatto” (anni Sessanta)

L’impegno dell’MMSU
D’altro canto, è innegabile l’impegno dell’allora Galleria moderna, oggi Museo d’Arte moderna e contemporanea (MMSU) nella valorizzazione dell’opus di Venucci a partire dagli anni Novanta, dopo che nel 1989 ben 87 sue opere vennero donate a quest’istituzione dalla vedova di Venucci, Margareta. In quell’occasione, venne fondata in seno all’ente museale la raccolta di opere di Romolo Venucci, ampliata con ulteriori acquisizioni nel 1999 e nel 2002. Si spera, quindi, che in occasione del 120.esimo anniversario della nascita del grande artista fiumano (4 febbraio 1903 – 3 agosto 1976), quest’istituzione possa omaggiarlo con una mostra o qualche altro evento celebrativo.

“Composizione astratta” (anni Sessanta)

Un piccolo passo nella direzione di una maggiore visibilità delle opere di Venucci, è stato fatto negli uffici dell’Unione Italiana di Fiume, dove il presidente della Giunta Esecutiva, Marin Corva, ha deciso di recente di sistemare sulle pareti tutte le dieci opere di Venucci, tra dipinti e disegni, di proprietà dell’UI. Mentre finora erano nascoste in un ripostiglio, ora si trovano disposte sulle pareti e abbelliscono l’ambiente. Anche se comunque non sono visibili a tutti i cittadini, almeno sono state strappate al buio del ripostiglio.

“Rocce” (anni Sessanta)

La grande retrospettiva del 1993
La sua opera venne presentata al pubblico fiumano nel 1993, nell’ambito di una retrospettiva realizzata dalla storica dell’arte e consulente museale in seno all’allora Galleria moderna, oggi Museo d’Arte moderna e contemporanea (MMSU), Daina Glavočić, accompagnata da un’importante monografia che l’autrice scrisse a quattro mani con lo storico dell’arte Boris Vižintin. La più instancabile promotrice dell’opera artistica di Venucci fu però la sua allieva Erna Toncinich (1934-2015), compianta storica e critica d’arte, pittrice e operatrice culturale connazionale, il cui decennale impegno nella valorizzazione dell’opera del maestro fiumano venne coronato nel 2008 con la pubblicazione della monografia su Venucci, scritta assieme allo storico dell’arte triestino Sergio R. Molesi, la cui realizzazione venne resa possibile dall’Unione Italiana e dell’Università popolare di Trieste.

“Faro di Mlaca sotto la neve” (1929)

Uno spazio espositivo adatto
Nel corso degli anni, ci furono alcune proposte di dedicare a Venucci alcuni spazi espositivi, tra cui la prima risale già alla fine degli anni Ottanta e riguardò la realizzazione di una galleria “Romolo Venucci” nella palazzina in stile Liberty all’indirizzo Corso 26, denominata Casa Milchenich, uno stabile caratterizzato da una facciata molto stretta, progettato da Emilio Ambrosini nel 1905. D’allora in poi, l’idea di dedicargli uno spazio espositivo venne ventilata in più occasioni (la più recente è quella di un altro importante pittore fiumano, Mauro Stipanov, secondo il quale l’opera di Venucci dovrebbe venire esposta nell’ex palazzo dei partiti in via Ciotta), ma senza portare a dei risultati concreti. Vedremo se nel prossimo futuro le cose potranno cambiare.

“Raja (fuggiaschi)” (1929? 1930?)

Le avanguardie adeguate alla sensibilità
L’importanza dell’opera di Venucci risiede, oltre che nella maestria tecnica, anche nella continuità con la quale sviluppava il suo linguaggio espressivo, il quale inglobava gli elementi principali delle varie correnti artistiche che si susseguivano nel corso del Ventesimo secolo adeguandole alla sua sensibilità artistica. Scrive Sergio R. Molesi nella monografia “Romolo Venucci” come tra gli anni Venti e Quaranta, Venucci “mostrò ai suoi, per la verità un po’ stupiti, concittadini, come, superati il realismo e il postimpressionismo, egli fosse capace di muoversi, con grande agilità intellettuale e con grande consapevolezza, nell’ambito dei più impervi percorsi dell’arte d’avanguardia. In quegli anni favolosi egli seppe assecondare le pulsioni della sensibilità sul versante cubistico e fu capace di animare del vitalistico dinamismo futurista e costruttivista sia il capire della scomposizione cubista sia il sentire della deformazione espressionista”.

“Arlecchino” (1967)

Salvare la memoria attraverso l’immagine
Nel secondo dopoguerra, spiega ancora Molesi, mise da parte le ricerche nel campo dell’avanguardia perché il nucleo storico di Fiume, “la sua cara Cittavecchia, stava sfaldandosi per i postumi della guerra e sotto i colpi del piccone demolitore e bisognava almeno salvarne la memoria attraverso l’immagine”.

“Il fratello Abdon” (1923)

Le sue “vedute cittadine degli anni Quaranta e Cinquanta – prosegue Molesi – costituiscono un prezioso censimento visivo della ‘Fiume sparita’, ma non sono delle semplici immagini documentarie in quanto, pur nei modi francamente realistici, vi è sotteso il vedere impressionista, il capire cubista e il sentire espressionista”. Negli anni Sessanta, Venucci si dedica all’astrazione per fare ritorno, nell’ultimo periodo, al realismo.

“Ritratto maschile” (1929)

Una prospettiva precocemente europea
Come riporta Erna Toncinich, sin dai primi lavori, Venucci è interessato a rappresentare la realtà che lo circonda, l’ambiente in cui si muove, la zona industriale in cui abita, i suoi familiari. Secondo Molesi, Venucci ha “percorso animosamente le più impervie strade dell’arte del Novecento, con le sue lontane ascendenze centroeuropee, con la sua identità culturale italiana, testimoniata anche in tempi difficili e con la sua generosa partecipazione alla realtà artistica croata è divenuto il pittore più grande della Fiume del Ventesimo secolo, di tutta Fiume, in prospettiva precocemente europea”.

“Raja (fuggiaschi)” (1930)

Valorizzare la produzione culturale della CNI
L’iniziativa di mettere in mostra i dipinti di Venucci negli uffici dell’Unione Italiana è del presidente della Giunta Esecutiva, Marin Corva, il quale ci ha riferito che, quando ha assunto l’attuale incarico, quasi cinque anni fa, nel ripostiglio dell’UI si trovavano diversi dipinti, tra i quali anche quelli di Romolo Venucci. “La prima cosa che mi sono sentito in dovere di fare era di appenderli negli uffici dell’UI, per cui tutte le pareti sono ora adornate con i suoi dipinti – ha detto Corva -. Considerata l’importanza dell’autore e la bellezza delle opere, quando è stato possibile abbiamo fatto un piccolo investimento e abbiamo incorniciato tutti i quadri ora in mostra, i quali sono stati anche ripuliti dalla polvere che si è accumulata sulla loro superficie. Ovviamente, non sono stati ritoccati in nessun modo. Questo fa parte di quello che è il mio desiderio, ovvero di valorizzare il fondo di opere d’arte di proprietà dell’UI.
La sistemazione dei dipinti di Venucci nei due spazi dell’Unione è stata il primo passo di quest’iniziativa, mentre il secondo è visibile nei corridoi della Comunità degli Italiani, alla quale avevo deciso di affidare la maggior parte dei dipinti degli autori fiumani in possesso dell’UI. Si tratta di opere che hanno vinto alle varie edizioni del Concorso d’Arte e Cultura ‘Istria Nobilissima’, o all’Ex tempore di Grisignana. Intendiamo proseguire con quest’iniziativa anche nelle altre Comunità. Abbiamo completato l’elenco di tutti i quadri e ora dobbiamo coordinare il tutto con le altre CI, in quanto sono del parere che sia necessario dare quanta più visibilità a queste opere per promuovere la produzione culturale e artistica della Comunità Nazionale Italiana. E quale miglior modo di farlo se non dando questi lavori alle CI di residenza dei vari artisti per metterli in risalto. L’UI è proprietaria di dieci opere dell’artista fiumano. Per quanto riguarda il loro valore, alcuni di questi dipinti erano stati acquistati una decina di anni fa per la somma di quasi ventimila euro, ma non abbiamo mai fatto la stima di questi lavori. Diverse persone le hanno viste e hanno dichiarato che sono praticamente di valore inestimabile.

Marin Corva.

Alcuni anni fa si era parlato con l’ex direttore del Museo civico, Ervin Dubrović, nell’ambito di un coordinamento tra la Comunità degli Italiani, l’Unione, il Museo civico e il Dipartimento per la Cultura della Città di Fiume, di dedicare uno spazio esclusivamente a Venucci. Ciò non è ancora avvenuto, ma la speranza rimane perché reputo che si tratti di un autore importante non solo per la CNI e per la città di Fiume, ma per tutta un’epoca. E ovviamente, noi saremmo felici se uno spazio venisse dedicato a un artista e a una persona che insegnò a tante generazioni di fiumani e che quindi lasciò un’impronta indelebile nella vita culturale della città. Questo dipende, però, da un passo decisivo del Museo civico. In questo momento sono numerosi i progetti che stiamo realizzando con la Città e sono sicuro che questo contribuirà a velocizzare la realizzazione di una sala dedicata esclusivamente a Venucci. La sua importanza artistica e la sua personalità poliedrica lo meritano assolutamente”.

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