Quando mini è sinonimo di benessere

Potenze economiche mondiali: i Paesi più piccoli dominano la classifica dei più ricchi

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Quando mini è sinonimo di benessere

Sono tante le classifiche che provano a delineare il panorama socio-economico attuale, e tra queste ne spicca una che recentemente ha illustrato quali sono i Paesi più ricchi a livello globale, svelando una sorprendente realtà: gli Stati più piccoli sono anche i più ricchi. A rivelarlo è stata la rivista finanziaria Global Finance la quale ha diffuso una lista per il 2024, mettendo a confronto tutti i Paesi del mondo. Ne è emerso che la capacità produttiva (ed economica) dei Paesi non è sempre correlata alle dimensioni territoriali o al numero della popolazione. Questa tendenza è dovuta al fatto che alcuni Paesi molto piccoli e molto ricchi, tra cui San Marino, Lussemburgo, Svizzera e Singapore, godono di notevoli vantaggi, resi possibili grazie anche a regimi fiscali sofisticati. Ci sono poi altri Paesi che rientrano fra i più ricchi, come il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti, in quanto hanno a disposizione grandi riserve di idrocarburi o di altre risorse naturali che garantiscono loro guadagni consistenti.

Anche la parità di potere d’acquisto conta
Il magazine di finanza globale ha chiarito in che modo si valuta la ricchezza di un determinato luogo, spiegando il rapporto fra dimensione del Paese e numero di abitanti. Nello specifico, mentre il prodotto interno lordo (PIL) misura il valore di tutti i beni e servizi di una nazione, dividere questa produzione per il numero degli abitanti aiuta a capire quanto sia ricca la popolazione di un Paese. In questo modo è evidente come, molte volte, gli Stati più piccoli sono anche quelli più ricchi: le economie di questi Paesi risultano eccessivamente grandi rispetto all’esiguo numero di abitanti. È solo tenendo conto dei tassi di inflazione e del costo dei beni e dei servizi locali che si può avere un quadro più preciso del tenore di vita medio di una nazione. Il dato che ne deriva viene definito “parità di potere d’acquisto” (PPA). Per fornire un quadro più accurato, il magazine finanziario ha specificato che alcuni numeri, come è stato sottolineato anche dal Fondo Monetario Internazionale, devono essere presi con le pinze, perché possono essere influenzati da vari fattori. Ad esempio, ci sono nazioni presenti nella classifica, che sono paradisi fiscali e dunque la loro ricchezza è stata originariamente generata altrove, gonfiando artificialmente il loro PIL.

Italia, Slovenia e Croazia
Nella classifica del Global Finance, l’Italia è posizionata al 33.esimo posto, registrando un PIL – PPA pro capite di 54,259 dollari. Come spiegato dallo stesso magazine, l’Italia eccelle in differenti settori come quelli dei servizi commerciali e finanziari, della produzione agricola e industriale, della ricerca scientifica e informatica, ma anche del turismo, della moda e del design di qualità. La sua posizione strategica vicino ai mercati del Nord Africa e del Medio Oriente le consente di essere uno dei principali destinatari di investimenti esteri. I maggiori partner commerciali, in materia di esportazione, sono la Germania, gli Stati Uniti d’America, la Francia, la Spagna e la Svizzera. Per quanto riguarda le importazioni, invece, sono la Germania, la Francia, la Cina, i Paesi Bassi e la Spagna. Scendendo di poche posizioni, troviamo la Slovenia al 38.esimo posto (PIL – PPA di 52,641 dollari). Per quanto concerne le esportazioni, fatte per lo più di medicinali confezionati, automobili e parti di veicoli, petrolio raffinato, apparecchiature elettriche di illuminazione ed elettricità, i suoi maggiori partner sono la Germania (18 p.c.), l’Italia (11 p.c.), la Croazia (8 p.c.), l’Austria (7 p.c.), la Francia (5 p.c.), la Svizzera (5 p.c.). Un panorama simile riguarda anche le importazioni, per le quali i partner commerciali sono la Germania (14 p.c.), l’Italia (12 p.c.), l’Austria (8 p.c.), la Svizzera (8 p.c.) e la Cina (7 p.c.). Come evidenziato dall’analisi pubblicata dalla rivista, le importazioni interessano maggiormente medicinali confezionati, automobili e parti di veicoli, petrolio raffinato, camion per le consegne ed elettricità. A dieci posizioni di distanza dalla Slovenia si classifica la Croazia, posizionandosi al 48.esimo posto. I partner principali per le esportazioni, caratterizzate principalmente da petrolio raffinato, medicinali, automobili e prodotti del legname, sono Italia (13 p.c.), Germania (13 p.c.), Slovenia (10 p.c.), Bosnia ed Erzegovina (9 p.c.), Austria (6 p.c.) e Serbia (5 p.c.). Le importazioni, invece, si basano principalmente su petrolio, automobili, medicinali ed elettricità, ed anche in questo caso interessano l’Italia (14 p.c.), la Germania (14), la Slovenia (11 p.c.), l’Ungheria (7 p.c.) e l’ Austria (6 p.c.).

Le prime 10 posizioni
Dando uno sguardo alle posizioni più alte in classifica, al decimo posto troviamo gli Stati Uniti d’America. Pur essendo emerso che, tendenzialmente, i Paesi più piccoli si rivelano anche i più ricchi, non è di certo il caso degli Stati Uniti. Come spiegato dal Global Finance, gli USA sono entrati per la prima volta nella top 10 dei Paesi più ricchi al mondo solo nel 2020. Secondo quanto evidenziato dalla rivista, l’ingresso e la permanenza dell’America tra i primi 10 in classifica sono stati possibili grazie al calo dei prezzi dell’energia e ad altre misure messe in atto per favorire lo sviluppo economico. All’inizio del 2020 gli Stati Uniti hanno avuto la recessione più breve mai registrata, durata solo due mesi. Al tempo stesso, il mercato del lavoro americano si è ripreso dall’inizio della pandemia, superando le difficoltà dovute all’inflazione da record che ha spesso intaccato i salari dei lavoratori. Il nono posto è occupato dalla Norvegia. Essendo il principale produttore di petrolio dell’Europa occidentale, il Paese ha beneficiato per decenni dell’aumento dei prezzi. A seguito dello scoppio della pandemia, i prezzi sono crollati all’inizio del 2020. Nel secondo trimestre dello stesso anno si è registrata una riduzione del PIL norvegese del 6,3 p.c., che ha rappresentato il più grande calo in mezzo secolo, e con ogni probabilità dalla Seconda Guerra Mondiale. Nonostante lo shock iniziale, l’economia nazionale si è gradualmente ripresa e al giorno d’oggi il Paese vanta uno dei divari di disuguaglianza di reddito più bassi al mondo.

San Marino
Il piccolo stato di San Marino, pur contando solo 34.000 abitanti, si è guadagnato l’ottavo posto in classifica. La piccola nazione ha mostrato un’ammirevole resistenza sia durante l’emergenza pandemica che nei complicati mesi successivi, riuscendo a fronteggiare la difficile crisi economica, con un’industria del turismo e un settore manifatturiero che hanno raggiunto risultati soddisfacenti. Ad una posizione più in alto rispetto della piccola (ma benestante) San Marino, si sono classificati gli Emirati Arabi Uniti, la cui popolazione gode di una considerevole ricchezza. In un primo momento i pilastri economici su cui si basavano erano l’agricoltura, la pesca e il commercio di perle. Successivamente, negli anni ‘50 è stato scoperto il petrolio e la situazione economica è nettamente cambiata. Al sesto posto troviamo la Svizzera. Con circa 8,8 milioni di abitanti, la maggior parte della sua ricchezza è dovuta ai servizi bancari e assicurativi, ma anche al turismo e all’esportazione di prodotti farmaceutici, metalli preziosi, strumenti di precisione (come gli orologi) e macchinari (tra cui apparecchi medici e computer).

Reagire alle sfide globali
Il quinto posto è stato assegnato a Macao, regione amministrativa speciale della Cina, la cui economia dipende soprattutto dal gioco d’azzardo e dal turismo. Contando circa 700.000 abitanti e più di 40 casinò distribuiti su tutto il territorio, Macao, una stretta penisola a sud di Hong Kong, si è trasformata in una macchina per fare soldi. Quando è esplosa l’emergenza Covid ed i viaggi internazionali hanno subìto un freno, Macao è uscita dalla classifica delle 10 nazioni più ricche al mondo. Oggi però si sta lentamente riprendendo, raggiungendo pian piano i livelli precedenti alla crisi pandemica. Occorre precisare che, nonostante ciò, il suo potere d’acquisto pro-capite è ancora inferiore rispetto ai livelli registrati prima dell’emergenza sanitaria. A precederla in classifica c’è il Qatar, che si posiziona al quarto posto. Le sue riserve di petrolio, di gas e i prodotti petrolchimici sono enormi e la sua popolazione invece è abbastanza ridotta, caratteristica che le permette di rimanere in cima alla lista delle nazioni più ricche al mondo per 20 anni. Bisogna precisare che la crisi pandemica e la guerra in Ucraina hanno avuto un forte impatto anche sull’economia di questo Stato, ma il Qatar ha saputo reagire, mostrandosi resiliente e in grado di affrontare le difficili sfide globali.

Lussemburgo, Irlanda e Singapore in testa
Le prime tre posizioni sono state assegnate a Singapore, Irlanda e Lussemburgo, che si sono aggiudicate rispettivamente il terzo, secondo e primo posto. Il Singapore (PIL – PPA di 133,108 dollari) attualmente rappresenta uno dei luoghi più favorevoli al mondo per quanto riguarda la situazione socio-economica, grazie al duro lavoro della popolazione e ad una politica intelligente. Al giorno d’oggi è considerato un fiorente centro commerciale, manifatturiero e finanziario. La crisi dovuta al coronavirus ha avuto un impatto negativo anche sulla salute economica di questo Stato, tanto che per la prima volta l’economia nazionale si è ridotta del 3,9 p.c.. L’anno successivo si è verificata una crescita pari all’8,8 p.c., ma il rallentamento della Cina, uno dei suoi principali partner commerciali, ha complicato la sua ripresa. Nel 2023 la Repubblica di Singapore ha registrato un’espansione economica di solo l’1 p.c. e per i prossimi due anni è prevista una crescita non superiore al 2 p.c.. Al secondo posto in classifica c’è l’Irlanda (PIL – PPA di 137,638 dollari). Con i suoi 5 milioni di abitanti, la Repubblica d’Irlanda è stata una delle nazioni più colpite dalla crisi finanziaria del 2008. Grazie all’adozione di misure di riforma politicamente difficili (tagli ai salari del settore pubblico, ristrutturazione del settore bancario, ecc.), la nazione è riuscita a riprendersi dalla crisi, incrementando i tassi di occupazione e il PIL pro capite, aggiudicandosi in questo modo il secondo posto in classifica fra i Paesi più ricchi al mondo. La prima posizione è stata conquistata dal Lussemburgo (PIL – PPA di 143,304 dollari). Gran parte della sua ricchezza è impiegata per offrire alloggi migliori, un’equa assistenza sanitaria e per garantire un adeguato livello di istruzione ai suoi cittadini, i quali godono del più alto tenore di vita dell’Eurozona. Di particolare interesse è il fatto che il Lussemburgo ha saputo resistere alla pandemia meglio della maggior parte dei suoi vicini europei. Stando a quanto rivelato dal Global Finance, la sua economia è passata da una crescita del -0,9 p.c. nel 2020 a una crescita di oltre il 7 p.c. nel 2021. Come emerso dalla classifica diffusa dal Global Finance è dunque evidente che la dimensione territoriale non determina necessariamente la ricchezza del Paese. Ci sono nazioni che, pur essendo relativamente piccole e con un numero non troppo elevato di abitanti, sono divenute delle vere e proprie potenze economiche, e ciò è stato possibile grazie ad una combinazione strategica di fattori sociali ed economici.

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