Paolino Guido Pavan. «Non progredire a volte è un bene»

Abbiamo parlato con l'esperto italiano del settore RAEE

0
Paolino Guido Pavan. «Non progredire a volte è un bene»
Una delle zone verdi di Fiume. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

La Regione litoraneo-montana, di cui anche Fiume, s’avvalgono di generosi “polmoni verdi”, piccoli spazi o porzioni del tessuto urbano dominate dal verde e dalla natura quali le svariate aiuole, i viali alberati, i parchi e le zone spartitraffico piantumate. Per noi che li viviamo, diamo quasi per scontato l’ambiente che ci circonda ma, in effetti non è così. A confermarcelo è Paolino Guido Pavan, già a capo di alcune tra le più importanti aziende italiane relative al settore RAEE (che sta per rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), da molti anni affezionato villeggiante del Quarnero – lo spunto per il nostro colloquio è giunto dalla recente disamina che dà la Regione litoraneo-montana la migliore nel Paese per quanto concerne lo smistamento dei rifiuti urbani e il riciclo degli stessi –, raccontandoci che, agli inizi del 2000, quando ci venne per la prima volta, precisamente a Draga di Moschiena, lo colpì il divario storico, di una ventina/trentina d’anni, tra la stessa e posticini simili del Bel Paese, spiegandoci che gli ricordava il periodo in cui aveva 15 anni. Era ferma e arretrata nel senso buono del termine ed ebbe la sensazione tendesse a implementare i concetti relativi al vivere in equilibrio con l’ambiente, per cui la trovò affascinante. In tale contesto ha rilevato che vedeva spazzare la passeggiata della cittadina con le scope dei macellai, costituite da foglie di pungitopo, le quali duravano anche due o tre anni, mentre in Italia e altrove si usavano quelle di plastica, costituite da materiali già prabilmente rigenerati, che si sarebbero dispersi nell’ambiente in modo maggiormente invasivo dei vegetali. Lavorando nel campo del riclo delle materie plastiche, ci ha delucidato che già allora avvertiva il disagio inerente alla crescita del suo e degli altri Paesi, basati su un modello che non reggeva più. Dato che l’habitat non era più lo stesso si percepivano un malessere sociale e difficoltà dal punto di vista ambientale. Nella Regione litoraneo-montana, invece, allora come oggi, ciò non è accaduto e un esempio ne è il bere l’acqua direttamente dal rubinetto, pertanto manifestò ad alcuni amici conosciuti a Draga di Moschiena che questi territori non erano, e non lo sono tutt’ora, infettati dallo yankee virus e che andava benissimo così. Inoltre, disse loro di augurare a queste aree una grandissima “crisi”, di modo che sarebbe dovuta rimanere ferma fino al momento in cui avrebbe capito che, in effetti, il non progredire in tale senso sarebbe diventato un vantaggio.

Un’area non contaminata
A detta di Pavan, quindi, la stasi relativa alla nostra Regione nel senso dello sviluppo e della crescita rappresenta un privilegio. Gli abbiamo chiesto di chiarirci meglio il concetto, al che ci ha riferito che se il nostro territorio avesse emulato gli altri sarebbe stato un disastro e si sarebbe trovato inondato di rifiuti. Non facendolo, invece, si potevano fare cose giuste, diverse e nuove. L’ambiente non può essere regolamentato da concetti economici e, in tale senso, i criteri di sviluppo nei Paesi sviluppati e non, sbagliano sia da un parte che dall’altra. Entrambi non tengono conto del pianeta e, dato che il condizionamento c’è sempre, l’uomo nuovo non esiste, non esisteva e non esisterà mai. Se in giro troviamo rifiuti di tutti i tipi significa che il modello è sbagliato. Se oggi la plastica la troviamo nel sangue vuol dire che esiste, che in qualche modo vi è arrivata, che da molto tempo viaggia ed è diventata una nanoparticella, che è ormai da dieci/venti anni che degrada nell’ambiente e non viene raccolta correttamente”. In merito alla Regione litoraneo-montana, in sintonia con le riflessioni precedenti, ritiene che la stessa abbia la fortuna di non essere ancora contagiata (se non nel periodo estivo) e vantare moltissimo verde, il che è osservabile dagli insetti che svolazzano nell’aria; strani, nuovi, mai visti. Trattasi, a suo dire, di una biodiversità straordinaria, in un territorio sito quasi in cantina o in soffitta, per cui protetto.

Cambiare per sopravvivere
In base alle considerazioni dell’esperto, riflettendo in generale sul pianeta che ci ospita, incombe la seria necessità di modificare qualcosa. “È inconfutabile che dovremo affrontare dei cambiamenti relativamente, e non solo, al mutamento climatico. In tale contesto non desidero parlare di numeri o di posizioni ideologiche, bensì di condizioni umane che oggi, più che mai, c’inducono a riflettere sugli attuali modelli di sviluppo. La produzione esponenziale di beni assoggettati a un criterio di sempre maggior crescita ci condiziona al punto che non riusciamo più a gestire il problema. In tempi abbastanza lontani, ovvero nel primo dopoguerra, si viveva una condizione precaria tale per cui il risparmio, per necessità primario, ossia il lavoro, la casa, il cibo, il vestiario, l’istruzione, determinarono politiche di sviluppo tese a garantire siffatti bisogni essenziali. Oggi queste priorità hanno subito delle modifiche per certi versi stravolgenti e, in concomitanza con la creazione di un “maggior” benessere si è generata una più grande quantità di rifiuti, i quali indicano che il limite del bisogno è stato superato e che siamo entrati nell’ambito del superfluo. L’uomo deve rendersi conto che non è lui al centro della Terra, ma ne fa parte e che essa, nel corso della storia, gli ha chiesto sempre conto delle sue azioni. Ora più che mai c’è bisogno di consapevolezza; o saremo noi a modificare le nostre abitudini o il pianeta ci obbligherà a farlo. Se non riusciremo a rinunciare all’ennesimo paio di scarpe, domani potremmo trovarci di fronte a uno stato involutivo tale da non poterne averne alcuno, il che vale per tutti i beni di cui facciamo uso smodato. Per quanto possiamo immaginare, studiare e ipotizzare nuove soluzioni e modelli, se non prendiamo coscienza di queste semplici variabili, la specie umana potrebbe rischiare l’estinzione”, ha specificato Pavan soffermandosi, infine, sulla tematica inerente al riciclaggio dei rifiuti, che conosce in modo approfondito e che, per le succitate ragioni relative alla regolamentazione da parte dei criteri economici, ritiene essere un’operazione sempre più complessa, ribadendo altresì che “le nuove generazioni dovranno affrontare delle sfide difficili, ma un migliore equilibrio con l’habitat farà si che possano reinterpretare il futuro. Riguardo alla vostra Regione, potrà vivere un cambiamento se avrà la fortuna e il coraggio di affidarla ai giovani. Quindi, come già sperato anni orsono, il mio auspicio è che questi territori vengano colpiti dalla parola “crisi”, grazie alla quale ciò può avvenire”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display