«Drugo more». Attenzione per i temi attuali nella società

Il nome dell'associazione, fondata nel 1999 da Davor Mišković, è stato tratto dal titolo del romanzo «Un altro mare» di Claudio Magris (la traduzione croata è «Ono drugo more»). L'organizzazione non profit opera nello spazio al secondo piano della Filodrammatica di Fiume

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«Drugo more». Attenzione per i temi attuali nella società
Il palazzo della Filodrammatica ospita la sede di “Drugo more”. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Tutte le sfaccettature del mondo contemporaneo, con i suoi problemi, le sue sfide e i suoi fenomeni, sono al centro dell’attenzione dell’associazione “Drugo more” di Fiume, che nel 2020 ha celebrato i primi vent’anni di attività. L’associazione venne fondata dal suo responsabile, Davor Mišković, assieme a un gruppo di amici a Umago nel 1999, ma la prima attività venne realizzata l’anno successivo con un’inchiesta sulle necessità culturali dei cittadini di Umago alla quale fece seguito il programma “Art&Clubbing”, che venne quindi riproposto a Fiume in più edizioni, dopo il trasferimento di Mišković nel capoluogo quarnerino. Da quel momento in poi, l’attività dell’associazione continuò a crescere e a diventare sempre più articolata arricchendo la scena culturale fiumana con mostre, conferenze, festival e incontri, spesso di stampo sperimentale, che sono sempre critici e curiosi verso i fenomeni contemporanei, con un’importante componente di attivismo.

Non dare troppo nell’occhio
Il nome dell’associazione, come spiegato da Davor Mišković, è stato tratto dal titolo del romanzo “Un altro mare” di Claudio Magris (la traduzione croata è “Ono drugo more”), la cui trama si svolge in Istria e in Patagonia. “Mi sembrò una buona idea utilizzare il titolo del romanzo, tra l’altro molto bello, di uno scrittore triestino che ha molta attinenza con il nostro territorio e si occupa di temi che ci interessano – spiega Mišković -, in quanto uno dei protagonisti del libro pronuncia una frase che mi aveva molto colpito, ossia che per poter fare ciò che desideri devi adeguarti alle circostanze nelle quali vivi, senza dare troppo nell’occhio. Questo mi era sembrato un buon motto da adottare nella nostra attività: lavorare senza metterci troppo in evidenza, ma cambiare le cose gradualmente attraverso un buon programma, ovvero, influire sulla scena culturale e sulla società in maniera silenziosa, ma efficace. Oltre a Magris, nella nostra attività ci ha ispirati anche l’opera di Marisa Madieri”.
L’associazione “Drugo more”, oltre a Mišković, conta altri tre dipendenti – Petra Corva, Ivana Katić e Dubravko Matanić -, mentre la sua sede è al secondo piano della Filodrammatica, negli spazi che più di vent’anni fa erano occupati dall’Art club Gal. In questo spazio, che per diversi anni ha plasmato nel suo piccolo la scena culturale fiumana con l’organizzazione di mostre, concerti e altri tipi di eventi, i membri dell’associazione “Drugo more” si incontravano, ideavano e pianificavano attività e progetti.

Petra Corva, Ivana Katić e Dubravko Matanić.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Collaborazioni in Croazia e all’estero
All’epoca – si legge nella monografia pubblicata in occasione del ventesimo anniversario dell’organizzazione – non avevano ancora una sede, ma collaboravano con diverse istituzioni, come la Casa croata di Cultura (HKD) di Sušak, la Filodrammatica e il KUC Kalvarija e si impegnavano a instaurare collaborazioni a livello nazionale e internazionale. A quell’epoca, infatti, vennero realizzati programmi con organizzazioni zagabresi come Queer Zagreb/Domino, l’Istituto multimediale, Bad Co., WHW, Kontejner e Galerija Močvara, nonché con quelle di Lubiana (Maska, EPI Centar, Bunker, Exodos). Con l’aumento della mole di lavoro, si presentò la necessità di affittare un ufficio e questo venne aperto in via Ivan de Zajc.
Lo spazio non veniva utilizzato soltanto come ufficio, ma ospitava anche eventi culturali e vi venivano promosse numerose collaborazioni a livello locale, che portarono alla realizzazione del progetto “Molekula” e alla rivista DNK (Dinamična nezavisna kultura). La rivista si spense dopo poco tempo, ma “Molekula” diede vita all’Unione di associazioni “Molekula” nella cui fondazione, oltre alla “Drugo more”, parteciparono anche Infoshop Škatula, Filmaktiv, Prostor plus, Trafik e Amandla.

L’ufficio dell’associazione al secondo piano del palazzo.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Il punto di svolta
La fondazione dell’Unione di associazioni fu un punto di svolta nell’attività delle organizzazioni coinvolte e così anche per “Drugo more”, in quanto si diedero da fare per assicurare le condizioni adeguate per portare avanti il proprio lavoro. Ne risultò il trasferimento negli spazi dell’ex magazzino IVEX in Delta, che favorì lo sviluppo dei programmi. Se negli spazi in via Ivan de Zajc vennero avviati il Festival cinematografico “Mediteranske igre”, la manifestazione interdisciplinare “Moje, tvoje, naše” e il programma “Queer cooltura”, in Delta è stata data vita al programma di conferenze “Refleks” e alla Galleria SIZ.
In questo spazio, il progetto “Art&Clubbing” è stato sostituito dal Festival di arti performative “Zoom”, mentre il Festival del cinema “Mediteranske igre” è stato soppresso dopo la fondazione dell’Art cinema. Con il trasferimento negli spazi attuali, al secondo piano della Filodrammatica, “Drugo more” ha dato vita alla Galleria DM (sita al primo piano del palazzo). Dal 2002, da quando l’associazione opera a Fiume, al 2020 “Drugo more” ha organizzato ben 900 eventi tra mostre, spettacoli, performance, proiezioni cinematografiche, conferenze, tavole rotonde e laboratori. Questa organizzazione non profit si finanzia da diverse fonti, tra cui anche dal Ministero della Cultura e dei Media, dalla Città di Fiume e soprattutto attingendo dai fondi europei.

Un «disordine creativo»
Il luminoso ufficio di “Drugo more” riflette tutto ciò che ci si aspetta da un piccolo gruppo di persone piene d’idee e d’iniziativa, immerse in un affascinante “disordine creativo” mentre pianificano il prossimo programma, festival o conferenza, comunicano con artisti anche oltreconfine, pensano ai finanziamenti indispensabili per la realizzazione di un progetto.
Petra Corva, che lavora ormai da diversi anni nell’organizzazione, era inizialmente una spettatrice dei suoi programmi, in quanto “Drugo more” aveva portato a Fiume un soffio di novità, di cultura contemporanea, soprattutto per quanto riguarda la performance, la musica elettronica e la cultura queer nella sua dimensione artistica.
“All’epoca, ‘Drugo more’ si era già posizionata come un membro attivo della società, fortemente impegnato non soltanto nella creazione di nuovi contenuti culturali, ma anche di una cornice nell’ambito della quale lavorare – spiega Petra Corva -. Con il tempo, iniziai a partecipare attivamente al lavoro di ‘Drugo more’, dopodiché venni assunta a tempo pieno”.

Petra Corva, Dubravko Matanić e Ivana Katić.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Prospettive diverse
Considerata la mole di lavoro che “Drugo more” porta avanti, quattro dipendenti sono pochi, ma nessuno è espressamente specializzato per un determinato campo, rileva Ivana Katić. “Tutti noi siamo produttori, curatori, tecnici, traduttori, quindi facciamo tutto ciò che è necessario per realizzare un progetto – aggiunge -. Abbiamo studiato cose diverse all’Università, per cui abbiamo anche prospettive diverse su un determinato tema e varie competenze che ci permettono di svolgere bene i nostri compiti. Questi vengono distribuiti in modo che ciascuno di noi possa svolgere sia un segmento creativo che quello amministrativo e meno interessante del lavoro”.
In questo momento – ci spiega Dubravko Matanić – si sta già lavorando alla prossima mostra, in programma il 23 febbraio, anche se egli personalmente è ancora occupato con l’esposizione attuale, quella di Robertina Šebjanič, che è stata inaugurata una decina di giorni fa. In quest’ambito Matanić era incaricato della comunicazione con i media, dell’allestimento della mostra e di tutti i preparativi che hanno preceduto la sua realizzazione.

Attualmente, la Galleria DM ospita la mostra di Robertina Šebjanič.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Rilevanti temi sociali
Questo è, in pratica, un processo costante all’interno di “Drugo more”: durante il lavoro a un progetto si sta già pianificando quello prossimo. “Comunichiamo non soltanto con gli artisti, ma anche con docenti universitari, teorici nei vari campi, scienziati e via dicendo – rileva Ivana Katić -, mentre al contempo ci occupiamo della parte logistica del progetto, dei finanziamenti ecc. Di recente abbiamo pure ottenuto due progetti europei. Portiamo costantemente avanti diversi progetti paralleli”.
Nel corso dell’anno, l’associazione si occupa sia di progetti europei che di programmi culturali realizzati a Fiume. Nell’ambito del programma della Galleria DM vengono allestite annualmente sei o sette mostre prodotte dalla “Drugo more”, in quanto lo spazio è aperto anche ad altri utenti. Il programma “Refleks”, invece, propone una serie di conferenze che si occupano spesso di temi elaborati in seno alle mostre o che sono rilevanti in un determinato momento. Il Festival di arti performative “Zoom” viene organizzato da dieci anni con pochissimi mezzi, ma continua a offrire contenuti di grande interesse. È così anche la manifestazione “Moje, tvoje, naše”, che si occupa di rilevanti temi sociali a livello globale.

Osservare con occhio critico la realtà
L’obiettivo di “Drugo more” è appunto quello di osservare con occhio critico i temi attuali nella società e spesso si tratta di argomenti che vengono elaborati per un periodo prolungato. “Negli ultimi cinque anni ci siamo molto occupati della tecnologia, della sorveglianza in Rete e dell’intelligenza artificiale. Si tratta di temi che riteniamo importanti e dei quali è necessario essere consapevoli nel mondo contemporaneo”, sottolinea Ivana Katić.
Un segmento importante dell’attività della “Drugo more” è anche la collaborazione con altre istituzioni culturali a Fiume, che è particolarmente intensa e naturale con il Museo d’Arte moderna e contemporanea (MMSU) di Fiume. Tra le altre istituzioni vanno menzionati il Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”, l’Art cinema, la Galleria Kortil e la Casa croata di Cultura (HKD) di Sušak, nonché le associazioni della scena indipendente, ma l’associazione collabora anche con i comitati di quartiere, le scuole, l’Università, a seconda del programma che desidera realizzare.
Nell’ambito del progetto Fiume Capitale europea della Cultura 2020, l’associazione si era occupata della direttrice programmatica Dopolavoro, che con lo scoppio della pandemia è dovuto essere ridimensionato, come anche tutto il programma Fiume CEC.

La mostra di Mirko Ilić, allestita l’anno scorso.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Fiume CEC: un periodo molto intenso
“Abbiamo dovuto ridurre la mole del programma, anche se infine siamo riusciti a realizzare più di quello che credevamo sarebbe stato possibile – spiega Ivana Katić -. È stato un periodo molto intenso e complesso. Siamo riusciti a realizzare 17 programmi artistici. Il progetto più grande è stata l’esposizione ‘Usijano more’ all’Expordrvo. Abbiamo dovuto rinunciare agli eventi di maggior attrattiva, che avrebbero attirato senza dubbio un vasto pubblico, ma la pandemia non ci ha permesso di metterli in atto. È stato davvero scoraggiante sopprimere un programma nel quale avevamo investito tre anni di lavoro e preparativi, per ricevere dopo due mesi di lockdown il permesso di realizzarlo, seppure ridimensionato. Di conseguenza, abbiamo dovuto fare il medesimo percorso organizzativo già fatto in precedenza, il che è stato davvero spossante. Credo che, essendo un team piccolo, siamo stati più agili e ci siamo adeguati più velocemente alla situazione rispetto a organizzazioni e istituzioni più grandi. Nonostante l’opinione generale secondo la quale nell’ambito del progetto Fiume CEC non è stato fatto molto, a prescindere dalla pandemia, ritengo che questa osservazione sia errata e che molti programmi sono stati realizzati”, spiega, aggiungendo che nonostante tutto sono soddisfatti del numero di visitatori alla mostra “Usijano more” all’Exportdrvo, la quale è stata molto lodata soprattutto all’estero.
“Nell’ambito di Fiume CEC abbiamo realizzato una decina di mostre in diversi punti della città, ma abbiamo portato avanti anche il nostro programma regolare nella Galleria DM, nonché la manifestazione ‘Moje, tvoje, naše’ e il Festival ‘Zoom’ – puntualizza Dubravko Matanić -, per cui ritengo che abbiamo fatto molto”.
“Molti programmi di Fiume CEC sono stati realizzati fuori da Fiume, in tutta la Regione, ma siccome si è dovuto rinunciare a eventi di grande richiamo in seguito alle restrizioni antipandemiche, a un osservatore superficiale è potuto sembrare che nulla sia stato realizzato”, rileva Petra Corva.

Un lavoro senza compromessi
Qual è il programma più importante realizzato da “Drugo more” in vent’anni di attività? Stando a Petra Corva, l’aspetto più importante non sono tanto i programmi in sé, bensì il fatto che l’associazione sia riuscita a sopravvivere in tutti questi anni e che sia riuscita a realizzare il programma secondo i suoi criteri, senza scendere a compromessi.
“Facciamo ciò che riteniamo importante e il pubblico continua a seguirci, per cui credo che questo sia il lato più importante della nostra attività”, rileva. Secondo Ivana Katić, i programmi minori possono spesso portare tante soddisfazioni. “Il lavoro con gli studenti delle medie superiori è molto gratificante quando scopro di aver suscitato nei giovani interesse verso argomenti dei quali prima forse sapevano poco o nulla. Vorrei anche sottolineare che lo sviluppo del pubblico non va visto soltanto attraverso il prisma del numero di visitatori, bensì è molto più importante lasciare un’impressione favorevole nelle persone, in quanto queste poi torneranno”, osserva, mentre Dubravko Matanić ritiene importante in particolar modo il contatto umano. “I rapporti che abbiamo instaurato in questi anni con artisti e altri nostri collaboratori sono ciò che mi dà più soddisfazioni in questo lavoro”.

La mostra “Mappatura della cartografia”, realizzata nel 2022.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Il tema della comunicazione visiva
Per quanto riguarda i temi che non sono stati finora elaborati dalla “Drugo more”, ma che stuzzicano la curiosità di Davor Mišković, uno di questi è l’analisi formale dell’immagine, ovvero la dominazione della comunicazione visiva nella società. L’idea è di analizzare la percezione dell’immagine e il suo contenuto dal punto di vista fisiologico, psicologico e artistico. Questo tema sarà elaborato in futuro, anche perché il mondo contemporaneo è basato in gran parte sull’immagine e sulla comunicazione visiva e sarebbe interessante scoprire come questo fatto influisce sulla società e sulla comprensione della realtà. “Il secondo tema, a Fiume abbastanza attuale in questo momento in seguito all’annunciata costruzione di un marina in porto Baross, è l’influsso del turismo nautico sull’ambiente. Finora avevamo organizzato alcune conferenze sul tema, ma esso non è stato elaborato in maniera così approfondita come vorremmo”, annuncia Mišković.

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