La commedia che «cambiò» gli italiani

Il genere cinematografico ha saputo trattare argomenti drammatici in chiave umoristica e ridicolizzare i tabù e i vizi incidendo anche sui costumi. Un paragone tra i personaggi di Alberto Sordi e Jack Lemmon rivela somiglianze e differenze tra i film del Belpaese e quelli targati Hollywood

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La commedia che «cambiò» gli italiani

Commedia all’italiana è l’etichetta data a una serie di film comici realizzati in Italia tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta. Sebbene si discuta ancora sulle date esatte, il genere è emerso intorno al 1958 e il suo periodo di massimo splendore è proseguito per tutti gli anni Sessanta. Questo coincide con il miracolo economico italiano del dopoguerra e il genere trae gran parte della sua comicità dai cambiamenti nella vita quotidiana delle persone registrati in questo periodo di rapida crescita economica.
La «figlia» del neorealismo
La commedia è stata una parte centrale del cinema italiano fin dalle sue origini e rimane, tutt’ora, uno dei settori di maggior successo commerciale dell’industria cinematografica dello Stivale. Molte discussioni sulla commedia all’italiana si sono concentrate sul suo rapporto con la tradizione cinematografica precedente: il neorealismo. Il regista Ettore Scola, ad esempio, ha descritto il genere come “la figlia un po’ degenerata del neorealismo”. Per il critico Jean Gili il genere combinava il teatro regionale e di varietà con l’esperienza del neorealismo. Altri hanno fatto risalire le radici della commedia all’italiana alle commedie realizzate sotto il fascismo e a le cosiddette commedie del “neorealismo rosa” degli anni Cinquanta. Altri hanno invocato la necessità di avere una visione più ampia e di vedere i film nei termini della più lunga tradizione comica italiana, che risale alla tradizione teatrale cinquecentesca della commedia dell’arte. I film sono indubbiamente radicati nel loro contesto italiano, tuttavia l’enfasi sulle caratteristiche esclusivamente italiane di queste commedie, trascura le affinità che condividono con altre tradizioni cinematografiche comiche.
Da Roma a Los Angeles
Un’attenzione alle somiglianze e alle differenze tra la commedia hollywoodiana e quella italiana degli anni ‘60 può migliorare la nostra comprensione dei generi comici cinematografici; non solo, il confronto porta come conseguenza alcune riflessioni per comprendere meglio alcune influenze sul genere comico fino ai giorni nostri. Interessante a proposito portare avanti un parallelo tra una commedia americana – Come uccidere vostra moglie di Richard Quine (1965) – e una italiana – Il vedovo di Dino Risi (1959) –, per evidenziare somiglianze e differenze prendendo in esame le scene e i due attori principali: Alberto Sordi e Jack Lemmon.
In entrambe un uomo, interpretato da una celebrità comica, la cui “performance” guida tutto il film, si ritrova in un matrimonio infelice da cui non può uscire. La soluzione è quella di progettare di uccidere la moglie, ma i piani vanno a monte con svariati momenti comici. Questo breve riassunto descrive appunto una commedia italiana e una hollywoodiana realizzate a distanza di sei anni l’una dall’altra. I film affrontano lo stesso soggetto in modi diversi e la funzione dei due protagonisti è al centro di queste commedie con interessanti analogie.
La rottura con lo schema narrativo classico
Entrambi i protagonisti scelgono di rivolgersi direttamente alla telecamera rompendo così con la tradizione del cinema classico. Non solo, facendo riferimento al loro status di celebrità, si avvalgono di “dispositivi” come le apparizioni di cameo di altre celebrità o con riferimenti ad altri film. Più in generale, va detto che i personaggi di Alberto Sordi tendono a parlare direttamente al pubblico con frequenti battute comiche, ma anche su sé stessi in momenti che sono esclusivamente a beneficio del pubblico e riconoscendone implicitamente la sua esistenza.
Il film nel film
Il vedovo contiene diversi momenti in cui il cinema si “autodefinisce”, in cui svela la sua finzione attraverso il protagonista; è il cosiddetto meta-cinema ed è un tratto che contraddistingue il genere della commedia all’italiana definita anche come commedia comica. Nel film Alberto Sordi interpreta Alberto Nardi e la somiglianza del nome dell’attore e del personaggio sottolinea la centralità del protagonista come star comica. Sordi/Nardi è un inetto uomo d’affari sposato con una donna molto ricca, Elvira Almiraghi (interpretata da Franca Valeri). Quando Elvira si rifiuta di finanziare altre sue iniziative imprenditoriali fallimentari, Sordi/Nardi desidera che se ne vada per sempre. Il suo desiderio viene esaudito il giorno seguente, quando Elvira viene dichiarata morta in un incidente ferroviario. Sordi/Nardi si accinge a celebrare il suo funerale con gusto, ma le notizie erano sbagliate: Elvira è viva e vegeta. Dopo aver provato un certo gusto nel rimanere vedovo, progetta di uccidere Elvira per ottenere la sua enorme eredità.
Il sogno a colori
La scena d’apertura definisce la performance comica di Sordi come centrale: Sordi/Nardi racconta al suo amico e confidente, il Marchese Stucchi, un divertente sogno fatto la sera precedente alla morte della moglie. Sarà questa anche la premessa necessaria per il resto del film in cui la morte delle donne è una fonte di umorismo. La battuta finale della storia è che la moglie lo sveglia chiedendogli: “Che succede, Cretinetti? Stai ridendo nel sonno”. Il soprannome dato dalla moglie a Sordi/Nardi, Cretinetti, oltre a sottolineare l’inettitudine del personaggio, richiama la tradizione italiana della commedia comica. Cretinetti era il personaggio comico dell’attore francese André Deed, apparso in una serie di commedie mute realizzate dagli studi Itala di Torino nei primi anni del Novecento. Mentre Sordi/Nardi racconta il suo sogno, Stucchi gli chiede se sogna a colori o in bianco e nero e lui risponde: “A colori, sogno sempre a colori”. Il dialogo sulle immagini a colori, pronunciato in un film in bianco e nero, richiama la materialità del film stesso, ricordandoci che le immagini che stiamo guardando sono una creazione fittizia, diversa ma non del tutto dissimile da un sogno.
La scena del copione
I riferimenti allo status di film del film non finiscono, perché in una sequenza successiva, che chiamerò “la scena della copione”, poco prima dell’omicidio, Sordi/Nardi e i suoi complici provano il loro piano, che hanno scritto a macchina, come una sceneggiatura. Sordi/Nardi dirige le prove, come un regista, leggendo le battute, dettando le correzioni e assicurandosi che tutti conoscano la propria parte. Un pezzo complesso di performance cinematografica che coinvolge tre entrate di personaggi, una di Sordi/Nardi e due di una cameriera, diversi rifacimenti e cinque attori. Con una narrazione conclusa all’interno del film, per descrivere una scena che il pubblico potrà vedere nelle sequenze finali del film, si assiste a un pezzo comico di meta-cinema.
Momenti «fantastici»
Questi momenti “fantastici” sono tipici della commedia all’italiana di Sordi. Sono uno dei modi in cui le sue commedie condividono le caratteristiche della commedia comica così come è stata intesa poi nel contesto hollywoodiano. Nel caso della commedia all’italiana, gli elementi della performance comica tendono a esistere come parte della narrazione; rafforzano la narrazione piuttosto che lavorare contro di essa. L’esperienza di Sordi/Nardi della morte della moglie, riportata erroneamente, ne Il vedovo, ad esempio, offre ampie opportunità di rappresentazione comica all’interno della narrazione del film. La scena in cui Sordi/Nardi legge per la prima volta la notizia della morte della moglie sul giornale include un’abile performance facciale, in cui mostra i primi accenni di un sorriso soddisfatto, prima che Sordi/Nardi si ricordi che dovrebbe essere un vedovo devastato e inizi a far oscillare il labbro inferiore in una forzata performance di dolore. Nelle scene successive del funerale di Elvira, Sordi/Nardi offre un’abile performance comica di qualcuno che interpreta male il dolore. Dopo che Elvira viene ritrovata viva, Sordi/Nardi scoppia in un pianto isterico che non era riuscito a evocare in precedenza. Il suo dolore per la scoperta che Elvira è viva è pure convincente, ma del tutto inappropriato per un uomo che dovrebbe essere felice per il ritorno della moglie. Questi momenti di comicità fisica rafforzano il personaggio di Sordi/Nardi piuttosto che rompere con la narrazione. Le ripetute interpretazioni di Gassman, Manfredi, Sordi e Tognazzi nel corso degli anni Sessanta hanno costruito una galleria di antieroi associati agli attori. I film erano spesso scritti pensando a queste particolari star comiche e alle aspettative del pubblico sul loro repertorio di performance comiche. Questo sarà ripreso, come vedremo, allo stesso modo in diversi film interpretati da Lemmon.
Narrazione e performance
A questo punto, soffermiamoci sulla performance comica di Jack Lemmon dello stesso periodo. Lemmon fornisce un punto di paragone molto utile per il modo in cui le commedie comiche di Sordi integrano la narrazione con la performance. Il successo di tutta una serie di comici contemporanei tra cui, ad esempio, Eddie Murphy, Robin Williams, Jim Carrey, Adam Sandler e Ben Stiller suggerisce come la commedia comica sia ancora viva e utile per discutere le performance comiche di Lemmon, che – come Sordi –interpretò spesso personaggi comuni che cercano di farsi strada nel mondo anche sperimentando il conflitto tra l’identità individuale e le richieste della società. Ne Il vedovo e in Come uccidere vostra moglie gli attori interpretano personaggi in storie cupamente misogine che lottano per liberarsi di una moglie prepotente.
In Come uccidere vostra moglie l’avanzato stato di ubriachezza di Lemmon/Ford alla festa di addio al celibato in cui incontra la sua futura moglie fornisce non solo una giustificazione narrativa per la sua avventata decisione di sposarsi, ma offre anche l’opportunità per un certo umorismo fisico all’interno della narrazione.
Costruire il personaggio
I personaggi comici possono essere costruiti attraverso performance ripetute, inserite nella narrazione, che si ripetono in più titoli. L’interpretazione dell’ubriachezza di Lemmon/Ford è una caratteristica regolare del suo repertorio comico, che richiama, ad esempio, la scena del film L’appartamento in cui si ubriaca in un bar. Questa fusione tra narrazione e personaggio comico, costruita nel corso di più spettacoli, è un utile paragone con Sordi, poiché le sue commedie comiche si basano proprio su questo meccanismo. Il vedovo mette in luce due aspetti fondamentali del personaggio comico di Sordi: il suo sgradevole cinismo e la sua inettitudine. L’interpretazione contribuisce al suo personaggio di antieroe in un modo che ci prepara al suo inetto fallimento in film successivi come Il boom (Vittorio De Sica, 1963), dove finisce per vendere un occhio per pagare i suoi debiti, o Il marito di Roberta (Luigi Filippo D’Amico, 1966), dove sposa una donna che cambia sesso per sfuggirgli. Ci prepara anche alla sua amoralità opportunistica in film come Il giudizio universale (Vittorio De Sica, 1961), dove fa soldi vendendo bambini poveri napoletani a ricche famiglie americane, o Il medico della mutua (Luigi Zampa, 1968), dove interpreta un medico che fa fortuna sfruttando il sistema sanitario italiano.
I rimandi…
Tornando a Lemmon, nel film interpreta Stanley Ford, un inguaribile scapolo che assapora la sua libertà di single. Lavora come disegnatore di fumetti con una striscia di successo basata sul personaggio di Bash Brannigan. La sequenza iniziale del film mostra Lemmon/Ford nei panni di Bash Brannigan che insegue i criminali e compie imprese spericolate su una nave da carico, la scena viene fotografata dal maggiordomo di Stanley, Charles. A un certo punto della sequenza, Charles non è ancora arrivato per scattare le foto e Lemmon/Ford interrompe l’azione. Gli attori ingaggiati per interpretare i personaggi della striscia a fumetti aspettano tutti l’arrivo di Charles; a un certo punto Lemmon/Ford decide di dare il via libera e la folle azione può riprendere. Questa direzione del cast, degli attori ingaggiati all’interno del film, ricorda quella di Sordi/Nardi e dei suoi complici nella sequenza del copione de Il vedovo. Come la discussione sui sogni a colori ne Il vedovo (in bianco e nero), due sequenze distinte di Come uccidere vostra moglie mostrano Lemmon/Ford impegnato a sviluppare foto in bianco e nero in un film a colori che ci ricorda la materialità della pellicola di celluloide che stiamo guardando.
Riferimenti diretti
Come uccidere vostra moglie invita anche al confronto diretto con la commedia all’ italiana, poiché il contiene un momento che fa esplicito riferimento al genere italiano. Dopo una notte di sbronze a una festa, Lemmon/Ford si sveglia sposato con una donna italiana, interpretata da Virna Lisi. A un certo punto, quando la conversazione verte sul divorzio che in quel momento era ancora illegale in Italia, la signora rifiuta con enfasi in un inglese stentato: “Ah no. Italiano. No divorce”, prima di continuare eccitata, questa volta in italiano: “In Italia hanno fatto un film con Marcello Mastroianni […] e sai cosa fa alla fine? Uccide la moglie!”. Lisi/Signora Ford si riferisce a Divorzio all’italiana (Pietro Germi, 1961), uno uno dei pochi film comici conosciuti oltreconfine, anche perché nel 1963 fu candidato a tre premi Oscar.
La differenza: il lieto fine
Sordi e Lemmon si differenziano per il modo in cui le loro commedie concludono la narrazione. In effetti, l’area dei finali e delle risoluzioni narrative è quella in cui la commedia all’italiana si distanzia maggiormente dalle attuali teorie della commedia comica. La risoluzione del conflitto della commedia comica tra l’individuo e l’obbligo culturale può avvenire in due forme: o il comico accetta il suo posto nell’ordine culturale, o resiste all’integrazione sociale.
La difesa del Signor Ford
Come gran parte della commedia hollywoodiana, con la sua tendenza al “lieto fine”, le commedie di Lemmon tendono a seguire il modello dell’integrazione, dell’assimilazione sociale. Gran parte della loro comicità deriva spesso dalla resistenza dei suoi personaggi a quest’integrazione, che viene ritardata fino al finale del film. In Come uccidere vostra moglie, ad esempio, Lemmon/Ford si oppone alla pressione sociale di sposarsi. Afferma ripetutamente di voler divorziare dalla Signora Ford. Lei inizia a comparire nella sua striscia a fumetti, che passa dalle avventure di Bash Brannigan come detective a una commedia coniugale sui Brannigan e le loro imprese. Per rimettere in carreggiata la striscia, Lemmon/Ford progetta di uccidere la fittizia Signora Brannigan, ma quando la Signora Ford vede gli schizzi scompare. Lemmon/Ford pensa che sia tornata dalla madre in Italia, ma dopo la comparsa della striscia a fumetti, la Polizia crede che abbia effettivamente ucciso la moglie e si ritrova sotto processo. Lemmon/Ford assume la propria difesa, offrendo un’ampia opportunità per una performance comica di prim’ordine da parte di Lemmon/Ford, la cui figura è al centro della sequenza e si esibisce in discorsi entusiasmanti alla giuria. La scena del tribunale vede Lemmon/Ford ammettere un omicidio che in realtà non è mai avvenuto. A differenza di Sordi/Nardi ne Il vedovo, che tenta di uccidere la moglie, Lemmon/Ford non ha mai pianificato di uccidere sua moglie, ma solo la sua controparte a fumetti. La violenta misoginia della sequenza in tribunale smentisce la sottostante accettazione del matrimonio che costituisce la risoluzione del film. Nel finale Lemmon/Ford ammette che sarebbe contento se sua moglie tornasse. Cosi accade e nell’ultima inquadratura del film troviamo il protagonista baciare la moglie sul letto coniugale, con l’inguaribile scapolo ormai integrato con successo nell’istituzione del matrimonio.
Quella punta di «cattiveria»
Le dinamiche d’integrazione sociale del personaggio di Sordi/Nardi ne Il Vedovo funzionano in modo diverso. I film comici all’italiana tendono a problematizzare qualsiasi tipo di assimilazione sociale; c’è spesso un oscuro cinismo nell’eccessivo conformismo dei loro personaggi. Sordi/Nardi ne Il vedovo, ad esempio, spiega ai suoi eventuali complici dell’omicidio: “Ho capito che da una parte c’è la vita moderna del XX secolo, con una folle corsa al denar, e dall’altra non c’è altro che il sacrificio”. Quando il suo assistente risponde: “Bravo, hai scelto il sacrificio”, Sordi/Nardi risponde: “No, di cosa stai parlando? Ho scelto la folle corsa al denaro!”; e continua spiegando che il suo prossimo affare consisterà nell’uccidere la moglie per l’eredità. “Se lo pianifichiamo bene – dice ancora –, sarà un buon affare come tutti gli altri”. Un po’ come Lemmon/Ford che giustifica l’omicidio in base al fatto che sarà un monito per le mogli assillanti, Sordi/Nardi giustifica l’omicidio in base alla possibilità di ottenere un profitto. Il piano va a monte, come è prevedibile per l’incompetente Sordi/Nardi, e, per errore, i suoi complici uccidono lui invece della moglie. Le immagini conclusive del film mostrano Elvira che accompagna la bara di Sordi/Nardi al suo funerale, l’esatto contrario della descrizione del funerale della moglie che apre il film. Questo finale non è insolito per il genere, che fa largo uso di finali amari, cinici o tragici. Il fatto che la commedia all’italiana eviti il lieto fine la pone in contrasto con la commedia hollywoodiana. La maggior parte delle interpretazioni comiche di Jack Lemmon hanno un lieto fine. L’appartamento e Come uccidere vostra moglie si concludono con il matrimonio, o la formazione di una coppia, anche se con stratagemmi narrativi molto contorti. Lo storico del cinema Vittorio Spinazzola ha descritto la commedia all’italiana come il “cinema della cattiveria”.

Quella capacità di ridere di sé stessi
Come si possono trattare argomenti drammatici in chiave umoristica? Alla fine degli anni Cinquanta, il cinema italiano ha trovato la sua strada, dando vita a un genere cinematografico completamente nuovo. Distinta dai toni disperati che avevano fatto del Neorealismo un successo internazionale, la Commedia all’italiana nasce dal periodo di pace e di benessere generale che segue la Seconda guerra mondiale. I protagonisti della commedia, dopo anni di bombe e miseria, sono ora alle prese con le sfide della loro nuova vita borghese. Catturati dall’inerzia, pigri, ingannevoli e particolarmente scaltri, questi film mettevano in luce i tanti vizi e le poche virtù dell’italiano medio.
Monicelli, il capostipite
All’epoca della Commedia all’Italiana fiorì una nuova generazione di attori, sceneggiatori e registi di talento. Tra questi, Mario Monicelli è stato il capostipite del genere. Parodia dei “caper movie”, traducibile in italiano come “film del colpo grosso”, I Soliti Ignoti (1958), racconta la storia di un gruppo di ladruncoli sfortunati che progettano di rapinare il principale banco dei pegni di Roma, il Monte di Pietà. Il loro piano fallisce miseramente e il gruppo finisce per rubare solo della pasta e ceci dall’appartamento adiacente. Poiché nessuno degli attori protagonisti del film – tra cui Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni – era un comico professionista, il leggendario Totò, che aveva oltre 20 anni più di loro, fu chiamato dai produttori per un indimenticabile cameo in cui insegna al resto del gruppo alcuni trucchi per scassinare una cassaforte. È una delle scene più famose del cinema italiano, ma è anche un esempio di trasmissione della commedia italiana, da una generazione all’altra.
Monicelli ha osservato e parlato dell’impatto della Commedia all’Italiana sulla società: “Più di ogni altra cosa, più della letteratura, più della pittura, più del teatro, la Commedia all’Italiana ha cambiato il carattere degli italiani. Come? Ridicolizzando tutti i tabù, tutti i vizi che avevano gli italiani, i meridionali in particolare: mettere le corna, la verginità, l’adulterio, la millanteria, il cattolicesimo, tanto che era molto osteggiata dal governo. […] Questo ha contribuito a cambiare gli italiani, a renderli più consapevoli, a farli conoscere a sé stessi, a farli ridere di sé stessi. Ha cambiato molti dei loro costumi, staccandoli, in un certo senso, dall’eccessivo sentimentalismo e dai tabù e contribuendo alla loro evoluzione”.
Tra i tanti film di Monicelli, La ragazza con la pistola (1968) è stato uno dei primi ad avere come protagonista Monica Vitti in un ruolo comico, una parte piuttosto insolita per la tragica musa dei film esistenziali di Michelangelo Antonioni.
Il gioco degli stereotipi
La Sicilia e le sue tradizioni ancestrali sono anche al centro di due capolavori di Pietro Germi: Divorzio all’Italiana (1961), che ha dato il nome all’intero genere, e Sedotta e Abbandonata (1964). Con spirito agrodolce, entrambi i film prendono in giro il codice d’onore della Sicilia rurale, dove la verginità femminile era considerata un bene e il rapimento delle spose era comune.
Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) è forse il film più famoso di Lina Wertmüller. La regista contrappone il sud rurale e passionale al nord borghese e snob e gioca su un cliché della cultura popolare italiana che funziona sempre benissimo. Una donna ricca di Milano si ritrova bloccata in mare con il suo mozzo, un fervente comunista siciliano. L’ilarità si scatena con questo spaccato della società italiana.
Se Monicelli divenne il regista della Commedia all’Italiana per eccellenza, tra i molti attori di talento che brillarono durante l’epoca d’oro del genere solo uno arrivò a incarnarlo. Attraverso i suoi numerosi ruoli, dal vigile urbano al medico della mutua, i personaggi di Alberto Sordi divennero essenziali per il genere. Il suo iconico “romanaccio”, cioè parlare con un forte accento romano, che lo aveva fatto espellere dalla scuola di recitazione di Milano, ne era parte essenziale. La battuta “Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo adesso, io ti mangio!”, rivolta a un enorme piatto di pasta in Un Americano a Roma (1954) fa parte del patrimonio culturale di ogni italiano.
Radici profonde
Tracce del genere della commedia così come la conosciamo nel cinema degli anni Sessanta si trovano in tutta la storia artistica italiana. Senza scomodare gli antichi latini come Plauto, più avanti nel tempo nelle colorite storie del Decamerone di Giovanni Boccaccio (1350-1353), nella commedia satirica La mandragola di Niccolò Machiavelli (1524), nelle commedie di Ruzante e nella grande tradizione della Commedia dell’arte, una forma di teatro popolare in Europa tra il XVI e il XVIII secolo. Nel corso degli anni, gli elementi sociali che avevano garantito il successo del genere si sono affievoliti: all’inizio degli anni Settanta il Paese ha attraversato uno dei suoi periodi più bui, segnato dal terrorismo politico e dai disordini. Lo stile cinematografico ha seguito l’esempio, anche se di tanto in tanto escono sempre film che ci ricordano quanto amiamo ridere di noi stessi.

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