Trieste. Illy, il visionario

Fiume. Grande interesse per la conferenza dell’ex primo cittadino del capoluogo giuliano

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Trieste. Illy, il visionario
Foto Ivor Hreljanović

Nella sua nota lirica “Trieste”, Umberto Saba la racconta quale città viva, ricca e dinamica ma al contempo silenziosa, elegante senza ostentarlo, senza esibirsi. Di fronte ad essa il mare, così bello e azzurro, a volte agitato se schiaffeggiato dai nervosi refoli della bora, che parla di Mediterraneo e che, come quello fiumano, da millenni è anche un luogo d’incontro (e di scontro) di popoli che hanno spesso in comune architetture, tradizioni, parole. Due città di porto e di confine, ricche di storia e di incroci tra culture, cosmopolite, multietniche, plurilingui, nel tempo ferite e offese, ma orgogliosamente rialzatesi. Oggi sono la vera dimostrazione di quale bellezza possa nascere dall’unione di molteplici diversità che si armonizzano tra loro. A comprenderlo nella sua pienezza è stato anche Riccardo Illy, dalla chiara vocazione interculturale, vicepresidente del Consiglio amministrativo dell’azienda famigliare dal marchio di rinomanza internazionale e noto anche per i suoi ruoli pubblici, prima come sindaco di Trieste, poi come deputato, quindi come presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, ospite della Scuola d’affari PAR per parlare della trasformazione del capoluogo giuliano nella sua versione migliore. La conferenza, promossa dal Club PartneRI, sotto il patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Fiume e della succitata istituzione, ha suscitato l’interesse di un numeroso pubblico, che per ben due ore, o giù di lì, ha attentamente ascoltato la relazione dell’imprenditore, corredata da una miriade di ottimi esempi pratici, inerente alle strategie attuate insieme all’ accuratamente scelto team di lavoro ai tempi dei suoi due mandati consecutivi, dal 1993 al 2001, durante i quali la fisionomia di Trieste iniziò a trasformarsi nella città moderna e ambita che è oggi, dal fascino vibrante e raffinato.

Foto Ivor Hreljanović

Il governo della città-impresa

Nella prima parte del corposo intervento, Illy ha raccontato il suo ricco e variegato percorso professionale, iniziato nel 1977, alla giovanissima età di 20 anni, entrando nell’impresa di famiglia, la Illycaffè Spa (fondata nel 1933 dal nonno Francesco, nato in Ungheria), prima del quale ha svolto svariati mestieri, dal facchino all’impiegato, dal maestro di sci all’istruttore di vela. Nei 15 anni in cui vi rimase, il suo ambizioso, forse anomalo, ma decisamente visionario tocco imprenditoriale, sconvolse positivamente le già fortunate sorti dell’azienda, creando il settore marketing e riorganizzando quello commerciale, fino a quintuplicare il suo volume d’affari. A segnare la sua carriera – ha spiegato –, sono stati i libri dell’ economista e saggista austriaco naturalizzato statunitense, Peter Ferdinand Drucker, ritenuto l’inventore dei principi della gestione aziendale moderna e, nello specifico, quello maggiormente conosciuto – “Management”. A suo dire, riguardo al concetto di ‘organizzazione’, l’idea dell’autore era che le imprese private, le organizzazioni no profit e gli enti pubblici dovessero essere accomunati dagli stessi obiettivi, ovvero la soddisfazione delle necessità delle persone, la centralità delle risorse umane e finanziarie, nonché le giuste conoscenze. Illy ha rilevato, approfondendo i suddetti concetti, che nel momento in cui un gruppo di cittadini gli chiese di candidarsi a sindaco di Trieste, accettò di farlo rifacendosi agli stessi. In tale contesto ha specificato che “a mo’ di un’impresa anche una città può essere governata nel rispetto dei cittadini, degli impiegati e dell’ambiente locale. Considerato che il territorio aveva offerto tanto alla nostra famiglia, al fine di restituirgli qualcosa, insieme alla stessa decisi di acconsentire, alla condizione di non dover accettare costrizioni o limiti da nessuna parte o movimento politico e di poter agire da indipendente.

Foto Ivor Hreljanović

Strategie e obiettivi

Mi circondai di un gruppo di lavoro costituito da professori provenienti da svariati settori, come pure da eccellenti manager e consulenti i quali, in un tempo di crisi relativo a svariate aziende cittadine, hanno fatto un lavoro prezioso, risollevandole. Ovviamente, da imprenditore, formulai innanzitutto una serie di strategie e obiettivi atti alla crescita della città, puntando essenzialmente sui suoi vantaggi competitivi.
Nel farlo mi avvalsi delle conoscenze apprese dalle letture degli scritti di un altro autore che apprezzo, l’economista statunitense Michael Eugene Porter. Insieme ai collaboratori definimmo i tre punti di vantaggio di Trieste: la posizione geopolitica (con la forza del porto), la presenza degli istituti scientifici e la bellezza della città (dal punto di vista archeologico, artistico, culturale, naturale). In seguito stendemmo un programma e cominciammo a lavorare sul rafforzamento economico degli stessi, a livello di traffico marittimo, manifattura e turismo, che all’epoca non esisteva”.

Migliorare la qualità della vita

A seguire, l’imprenditore, oggi anche scrittore di successo, si è soffermato sulle azioni intraprese insieme al suo team per migliorare la qualità della vita dei triestini, quali l’attirare le imprese a investire nel territorio, la collaborazione con la altre municipalità, il miglioramento dell’organizzazione, la modificazione del piano cittadino e la sua attualizzazione a seconda dei tempi, l’ottimizzazione dei collegamenti e della mobilità dei cittadini. Il gestore di un’organizzazione, ha ancora affermato Illy, specificando che il concetto è applicabile al governare una città, si avvale di due tipi di poteri: il primo è quello diretto, dato che, in quanto a unità d’ autogoverno locale può avviare nuovi servizi, riformare e risistemare il luogo.

Il secondo, altrettanto importante, consiste nell’influenzare altre autorità nell’indicargli come sarebbe opportuno agire, specificando che “in tale senso, in qualità di sindaco, ho usato la mia influenza in Parlamento per fare firmare gli accordi di cui Trieste aveva bisogno, spiegando loro semplicemente che se Trieste sarebbe cresciuta, lo avrebbe fatto anche tutta la Regione e, di conseguenza, ne avrebbe tratto vantaggio anche lo Stato. Inoltre, lavorando in questo modo ho apportato al miglioramento della qualità della vita dei cittadini, ad esempio nel campo della formazione. Nonostante in Italia le autonomie locali possano decidere solo in merito all’istruzione prescolare, essendo amico del rettore dell’Università di Trieste, Roberto di Lenarda, insieme istituimmo la Facoltà di architettura e implementammo il trasporto pubblico italiano per gli studenti, il che comportò la riorganizzazione della società che se ne occupava, la Trieste Trasporti SpA, invitando anche i privati ​​a diventarne azionisti. Noi, in quanto amministrazione, avevamo il controllo legale della stessa, ma loro seguivano la gestione.

Foto Ivor Hreljanović

Nuova vita alla città

Inoltre, costruendo quattro Case dello studente, ridammo nuova vita a una parte della città, fino ad allora in totale degrado”. Infine, Riccardo Illy ha affermato che, al fine di rafforzare una città, l’amministrazione comunale dovrebbe collaborare bene con gli imprenditori, attirarli, supportarli e permettere, nonché facilitare loro il lavoro. Tra l’altro, a suo dire, riferendosi alla limitazione di due mandati per i primi cittadini, quanto da una parte sia un bene in quanto gli dà la possibilità di spaziare e dedicarsi ad altro, tanto non lo è, riportando l’esempio della città di Barcellona quale la meglio organizzata in Europa, guidata per 15 anni dal suo collega Pasqual Maragall.

“In tale senso la continuità è fondamentale – ha concluso – la quale può essere mantenuta anche con chi viene dopo, il che è accaduto per ciò che concerne Trieste, con il mio successore Roberto Dipiazza, che sta facendo un ottimo lavoro”.

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