Pola. Non resta che manifestare

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Pola. Non resta che manifestare

POLA | Il cantiere non molla. Anche se la stanchezza di otto giorni di sciopero e di sei cortei (si è “riposato” soltanto sabato e domenica), – trascorsi ogni mattina per le vie della città in un percorso lungo qualche chilometro –, si fa sentire, i manifestanti hanno sfilato ieri mattina sempre numerosi, accompagnati o accolti lungo la strada da molti concittadini solidali. Quello che si vede e si sente in corteo è l’aspetto più autentico dell’astensione: qualcosa di irripetibile, di cui tutti avremmo fatto benissimo a meno perché tutto questo non sarebbe dovuto accadere. La speranza (e come altro chiamarla?), infatti, è in netto calo dacché si era iniziato in quell’afosa giornata del 22 agosto. La dignità resiste; tra la folla di manifestanti il gruppetto dei facinorosi ormai non si nota più. Non sono riusciti a sminuire la grandezza della protesta sventolando vessilli. Le “bandiere” dello sciopero sono altre. Sono gli striscioni recanti chiari messaggi in cui è insita l’opinione del popolo: “Mrtav Uljanik Mrtva Pula” (Morto l’Uljanik Pola muore); oppure, l’ironico finto annuncio della “KIDS. doo” (Bimbi srl. che include anche l’acronimo della DDI): “Trasferiamo in Irlanda famiglie con bambini”.

Rancore verso lo Stato

Giunti in piazza Foro, i manifestanti si sono sorbiti le solite incoraggianti parole del sostituto del sindaco. Così, dopo che Robert Cvek ha ribadito che ciò che vuole anche la Città è la salvaguardia della produzione e dell’impiego, la massa dei cantierini ha attraversato via Kandler, è salita fino all’Arena, quindi su per via dell’Istria, è scesa poi ai Giardini, ha svoltato per via Flanatica ed è tornata a raggiungere il mercato per attraversarlo; lungo via Smareglia ha svoltato in via Laginja e raggiunto, ancora una volta, piazza Port’Aurea. Qui è esploso il rancore dei Sindacati verso la politica e lo Stato, che non ha ancora fatto niente per i salari che i cantierini non hanno più percepito dal 13 luglio (e quella versata allora era stata la paga di giugno). La formazione di un fondo di garanzia sarà sì al centro della seduta del governo convocata a Pola il 13 settembre, però fino ad allora ne corre di tempo. Gli stipendi per luglio dovrebbero arrivare entro venerdì, da quanto promesso dallo stesso premier: però si parla già dello sciacallaggio degli istituti bancari, che concederanno il prestito in questa particolare situazione in cui se i soldi non ci sono, pare non si possa fare altro che farseli prestare dalle banche.

Manca la catena della solidarietà

Đino Šverko (Metalmeccanici) al megafono ha condannato l’assenza completa delle altre forze sindacali in quella che dovrebbe essere la catena della solidarietà. Quindi, si è riferito a quanto pubblicato da un quotidiano locale, che si è detto in possesso di una versione ridotta del Programma di ristrutturazione e diversificazione, di cui già si sapeva degli esuberi, della concessione per la costruzione di alberghi nel tratto dell’arsenale noto come Sahara.
Come presto si è pure saputo che l’impianto cantieristico sarebbe stato ridotto a dover funzionare sullo scoglio-isolotto collegato alla terraferma da un ponte (in quello che è l’“otok” di Scoglio Olivi): dire “cantieristico” diverrebbe un eufemismo, perché l’attività produttiva diventerebbe strettamente necessaria al vicino Marina di lusso, che la “Kermas energija” sta costruendo a Vallelunga, dopo che a quella fatidica assemblea dell’inverno scorso Danko Končar divenne partner strategico del Gruppo Uljanik

Il corteo sfianca

Abbiamo chiesto a Samir Hadžić, uno dei quattro membri dell’unità di crisi chiamata “Stožer za obranu Uljanika”, di dirci quanto la notizia sul Programma, appena trapelata nell’opinione pubblica, sia nuova o vecchia. O piuttosto, se gli sembri che sia una cosa piazzata nel momento giusto. “La versione breve del Programma di ristrutturazione – ci ha detto –, circola nel cantiere da un mesetto; sono cose che tutti voi avete già trattato; purtroppo nulla è cambiato. Dicono che la versione integrale abbia 150 pagine. Leggendo non siamo venuti a sapere nulla che ci abbia particolarmente scioccati: trasformeranno 300mila metri quadri di costa dell’arsenale in alberghi ed edilizia abitativa, e per farlo dovrebbero versare 115mila kune di buonuscita a 600 di noi: pochino, non vi sembra, visto che stanno per acquistare dei posti di lavoro che spegneranno per sempre?”. Lo stesso Hadžić ha detto di confidare in quanto ha garantito il governo, deciso a non permettere che il cantiere si trasformi in mercato immobiliare. “Salvate la cantieristica. Dateci la paga”, ha aggiunto Hadžić. C’è gente che non ha con che cosa sfamare la famiglia. Ovvio che c’è chi ancora s’arrangia. Però non sono pochi i casi disperati di famiglie giovani con figli e in subaffitto.
Dean Petrović, un altro dei manifestanti, ci ha detto che gli mancano appena 4 mesi fino alla pensione, dopo 41 anni di lavoro, e di sentirsi tanto amareggiato per tutto, e non solamente per la sua storia personale. “Questa è la fine”, ci ha detto, mentre Danijela (che si è presentata limitandosi al nome di battesimo), 33 anni di lavoro al cantiere, ha aggiunto che c’è sempre posto per la speranza, per piccola che possa essere. “Siamo stanchi. Il corteo ti sfianca. Anche se vorrei dire grazie a tutti coloro che ci appoggiano regalandoci ogni giorno il loro tempo”.

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