Il 3. maj ha diritto a un futuro

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Il 3. maj ha diritto a un futuro

FIUME | Il 3.maj è l’ultimo grande stabilimento industriale superstite nell’area quarnerina. “Se il cantiere navale fiumano dovesse chiudere le possibilità di ripiego sarebbero due. Potremmo andare tutti a vendere palline di gelato o emigrare in Italia”, ha affermato Damir Bačinović, presidente del Consiglio economico-sociale della Regione litoraneo-montana (GSV PGŽ). Il sindacalista ha espresso la sua opinione nel corso della conferenza stampa indetta durante una delle pause della seduta straordinaria del GSV PGŽ, dedicata alla situazione dello stabilimento navalmeccanico di Cantrida. All’incontro di ieri, svoltosi negli spazi della Regione litoraneo-montana in Slogin Kula a Fiume, oltre ai membri del GSV PGŽ hanno partecipato pure i rappresentanti del Comitato di sciopero istituito in seno al 3.maj e i rappresentanti delle centrali sindacali connesse alla cantieristica navale. All’appuntamento hanno preso parte anche il presidente della Regione litoraneo-montana, Zlatko Komadina, il presidente dell’Assemblea regionale litoraneo-montana, il connazionale Erik Fabijanić (membro del GSV PGŽ, nda), il sindaco di Fiume, Vojko Obersnel, e il presidente del Consiglio municipale del capoluogo quarnerino, Andrej Poropat.

Sostegno unanime

I membri del GSV PGŽ hanno sostenuto all’unanimità le richieste del Comitato di sciopero del 3. maj Brodogradilište d.d.: il versamento ai dipendenti degli stipendi per lo scorso mese di luglio; la restituzione di tutti i prestiti concessi dalla società all’Uljanik, la normalizzazione dei processi produttivi e dei cicli finanziari, nonché la fuoriuscita del cantiere navale fiumano dal Gruppo Uljanik; la convocazione del Consiglio di vigilanza del 3.maj al fine di destituire la direzione del cantiere navale e di nominare al suo posto un’amministrazione straordinaria e la convocazione di una seduta tematica del Consiglio economico-sociale nazionale dedicata allo stabilimento navalmeccanico fiumano. La presa di posizione del GSV PGŽ è stata motivata dalla convinzione che la cantieristica navale costituisce un ramo strategico per lo sviluppo del settore economico a livello locale, regionale e nazionale. Inoltre, il GSV PGŽ ha sollecitato il Consiglio operante a livello nazionale a sostenere il processo di ristrutturazione dell’Uljanik d.d. di Pola e di contribuire agli sforzi profusi al fine d’individuare una soluzione per i problemi che affliggono i cantieri navali.

La pazienza è agli sgoccioli

Damir Bačinović ha avvertito che i dipendenti del 3.maj stanno iniziando a perdere la pazienza. Ha osservato che a differenza di quanto sta avvenendo a Pola, dove i dipendenti dell’ex Scoglio olivi stanno manifestando in piazza da giorni, il Comitato di sciopero del 3. maj è riuscito a trattenere i navalmeccanici fiumani all’interno dello stabilimento. “La pazienza ha un limite. Se gli stipendi non saranno versati entro la fine della settimana, i lavoratori del 3. maj faranno molto di più, le conseguenze saranno più pesanti, per non dire peggiori”, ha ammonito il presidente del GSV PGŽ. “Scendere in piazza a Fiume e in Regione – ha proseguito – è l’ultima cosa che desideriamo. Ma se non ci sarà offerta una soluzione valida, se non si procederà all’estrapolazione del 3. maj dal Gruppo Uljanik, dando allo stabilimento l’opportunità di avere un futuro, allora saremo legittimati a difendere con tutti i mezzi i nostri posti di lavoro e il 3. maj”.

Nessuno vuole disordini

Veljko Todorović, a capo del Comitato di sciopero del 3. maj, ha confermato che a Cantrida i navalmeccanici stanno iniziando a spazientirsi. Ha chiarito, però, che non è loro intenzione creare disordini. Dunque, se gli stipendi non dovessero arrivare (in margine all’incontro è stato spiegato che per poterli versare servono tra i 12 e i 17 milioni di kune, nda), è probabile che la prossima settimana anche i dipendenti del 3.maj scendano in piazza. È stato puntualizzato che non si tratterà di una manifestazione di protesta, bensì di una testimonianza di attaccamento al cantiere navale. Nell’eventualità, a fianco dei navalmeccanici manifesteranno anche i rappresentanti delle autorità di autogoverno a livello cittadino e regionale.

Un’unità di crisi

Il presidente della Regione litoraneo-montana, Zlatko Komadina, ha suggerito di accelerare l’individuazione di una soluzione istituendo una sorta di unità di crisi. Un organismo nel quale dovrebbero essere inclusi anche i rappresentanti del governo. “Il versamento di uno stipendio non risolverà nulla. Il problema sarà risolto se si proseguirà con il lavoro e la produzione di navi”, ha sottolineato il presidente della Regione litoraneo-montana. Komadina ha lanciato un appello alle banche. Ha sollecitato gli istituti di credito a sostenere il settore navalmeccanico. Ritiene che la cosa convenga pure a loro visto che i cantierini sono loro clienti. Va tenuto conto che solo il 3. maj dà lavoro complessivamente a 1.600-1.700 persone (l’anno scorso, in questo periodo lo stabilimento impiegava ulteriori 600-800 terzisti).

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