Lettera aperta al giornalista Felice Žiža

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Lettera aperta al giornalista Felice Žiža

I giornalisti non dovrebbero vergognarsi degli errori, perché questi “sono parte inevitabile di ogni condotta umana, soprattutto di chi deve rispettare delle scadenze di orario”. Lo sostengono Zohar Kampf e Efrat Daskal in “Communicating Imperfection: The Ethical Principles of News Corrections” (“Comunication Theory” n. 24, maggio 2014, Oxford University Press). A rendere difficile il lavoro dei giornalisti non sono però soltanto tempistiche, ma anche tutta una serie di problemi che la professione deve affrontare nella sua routine quotidiana in un’epoca, come questa, dove le insidie per la buona informazione sono decisamente moltiplicate. Come suggerisce il titolo del lavoro di Kampf e Daskal, dobbiamo abituarci a praticare una buona “comunicazione dell’imperfezione”. Per i due studiosi israeliani, dunque, l’ammissione e la correzione dell’errore devono essere viste come un’opportunità di conquista della fiducia, non una vergogna. E come “Voce del popolo” abbiamo fatto nostro questo criterio. Non da oggi, né da ieri, considerata la lunga, centenaria, tradizione del nostro giornale. Ovviamente, non siamo contenti di sbagliare e cerchiamo di farlo il meno possibile, riconoscendo coraggiosamente, con trasparenza, schiettezza e dignità quando ciò purtroppo avviene.
Le leggi che disciplinano l’attività dei mass media e il codice etico sanciscono il diritto alla rettifica che i soggetti possono richiedere se reputano che siano stati attribuiti loro atti o pensieri o affermazioni non corrispondenti alla verità, oppure se le notizie sono inesatte o ritenute ingiustamente lesive. È quanto abbiamo offerto al deputato della CNI alla Camera di Stato della Repubblica di Slovenia, Felice Žiža, che in maniera diretta, con le sue stesse parole, ha integrato, completato e fornito chiarimenti sul suo intervento al convegno “Democrazia e minoranze”, che si è svolto a Cormons il 27 ottobre scorso. Il 30 ottobre abbiamo pubblicato le sue precisazioni, dando prova di sensibilità e attenzione nei confronti dei nostri lettori, degli organizzatori del convegno e, non da ultimo, del deputato Žiža stesso. Quest’ultimo ha potuto così raccontare la sua verità. All’insegna della pluralità dell’informazione per la quale ci battiamo tutti. E di quella correttezza, di quella buona fede e di quel rispetto che, forse ingenuamente, ci auspichiamo siano reciproci. Anche perché sono alla base di ogni rapporto di collaborazione sincera, p(rop)ositiva, costruttiva. Nel nostro caso, per il bene della Comunità nazionale italiana di queste terre, e non per regolamenti di conti personali. Un bene, dicevamo, al quale ciascuno cerca di contribuire nell’ambito della propria sfera d’attività, delle rispettive competenze e prerogative nonché del proprio grado di civiltà e di educazione. Senza ingerenza alcuna. E sentiamo la necessità di ribadirlo, di fronte a certe allusioni, malignità, richiami e interrogativi formulati dallo stesso Žiža nel finale delle suo testo. Una cosa è esprimere un parere personale e una critica oggettiva; altra cosa è insinuare improbabili dietrologie o prendere come pretesto un errore per inopportune e imbarazzanti invasioni di campo.

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