Etnie. Un palese atto di discriminazione

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Etnie. Un palese atto di discriminazione

ZAGABRIA | Le minoranze nazionali per l’ennesima volta si trovano sotto attacco. Questa volta a puntare il mirino nei loro confronti è l’Iniziativa civica denominata “Il popolo decide” che intende promuovere un referendum propositivo sulla modifica della legge elettorale che riduca il ruolo dei leader partitici e impedisca di fatto le coalizione preelettorali. Uno degli obiettivi che si prefigge di conseguire l’iniziativa referendaria, è anche quello di ridurre da otto a sei il numero dei deputati delle comunità nazionali e possibilmente di ridimensionare le loro prerogative, impedendo loro di votare la fiducia al governo, nonché di partecipare al voto sulla Finanziaria. Insomma si vuole relegarli a un ruolo puramente decorativo. Ma non si tratta della prima volta che un simile tentativo viene messo in atto. Lo sa benissimo il vicepresidente del Sabor e deputato della CNI Furio Radin che si è sempre ritrovato in prima linea a difendere i diritti acquisiti delle minoranze nazionali da attacchi simili. Cambia la forma, ma il contenuto rimane lo stesso: relegare i deputati minoritari a parlamentari di serie B.

Palese discriminazione

“Non è la prima volta che simili iniziative vengono proposte e portate avanti da persone o gruppi, indipendentemente dal loro colore politico – ha ricordato Radin –. Proposte simili sono arrivate in passato anche dalla sinistra. Ricordo quelle fatte dai collaboratori di Ivo Josipović quando lui ricopriva la carica di Presidente della Repubblica, che puntavano a svuotare i deputati delle minoranze di qualsiasi contenuto rilevante, praticamente la stessa cosa proposta adesso”. “Anche quella volta – ha proseguito – come facciamo ora e come faremo in futuro, i deputati delle minoranze si erano opposti duramente a simili proposte perché si trattava, e tutt’ora si tratta, di una palese discriminazione. Trasformare i deputati delle minoranze a pura coreografia è un atto offensivo nei confronti dell’istituzione del seggio minoritario e ovviamente delle minoranze nazionali in generale”.

Azione politica

“In questo caso il progetto, se così possiamo definirlo, viene portato avanti dalla destra clericale ed è accompagnato da una proposta di riduzione del numero dei deputati delle minoranze nazionali da 8 a 6. Per sua stessa natura questa proposta è incostituzionale perché non esistono deputati di sere A o serie B: o sei deputato o non lo sei. Quanto proposto è un’azione politica con la quale la destra punta ad avere più rilevanza nella società croata soprattutto adesso che, dopo la ratifica della Convenzione di Istanbul, si ritrova in opposizione rispetto a Plenković, che sta portando avanti una politica con la tendenza ad avvicinarsi più al centro che alla destra”. Secondo Furio Radin l’obiettivo di questo progetto è chiaro: creare un’alternativa di destra.

Progetto nazionalista

“Soltanto per illustrare l’assurdità di quanto stanno proponendo e la sua incostituzionalità, basti notare che lo stesso trattamento non viene riservato ai rappresentanti dei croati all’estero che mantengono tutte le loro prerogative, anche se si potrebbe rilevare che rappresentano una popolazione che non paga le tasse in Croazia e dunque viene contrapposta a una popolazione come la nostra che vive a tutti gli effetti in Croazia. Ovviamente sarebbe scorretto fare questo tipo di ragionamento perché tutti noi che abbiamo la cittadinanza italiana votiamo anche in Italia, ma esso illustra e dimostra bene che si tratta di un progetto assolutamente nazionalista: se non sei croato vali di meno”, ha spiegato il deputato della CNI che di certo non rimarrà a guardare. “È chiaro che noi ci opporremo – ha ribadito –, lo abbiamo già fatto in passato. Dagli stessi ambienti un paio di anni fa c’era già stato un tentativo d’imporre un modello simile. A noi non interessa se simili iniziative provengano dalla destra o dalla sinistra; indipendentemente da chi le propone queste vanno contro un’istituzione che si è dimostrata molto funzionale e che è stata introdotta ai tempi in cui la Croazia doveva ancora entrare nelle Nazioni Unite e nel Consiglio d’Europa. In seguito ha giocato pure un ruolo importante per l’ingresso del Paese nell’Unione europea. C’è tutta una storia che è accompagnata da politiche legate ai diritti alla rappresentanza politica delle minoranze”. E nel caso l’iniziativa passasse?. “Nel caso si avverasse l’iniziativa – ha concluso Furio Radin – questa rappresenterebbe il primo passo verso la soppressione dei seggi minoritari che, come ho detto, hanno rappresentato uno dei fattori più rilevanti per il riconoscimento internazionale della Croazia. Facciano il passo lungo subito e dimostrino quanto le loro idee siano nazionaliste e discriminatorie nei nostri confronti. Sono convinto però che la proposta verrà bloccata dalla Corte costituzionale, perché il senso della rappresentanza è unico: in tutte le Costituzioni i deputati hanno lo stesso ‘peso’”.

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