Deficit di solidarietà e sfide europee

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Deficit di solidarietà e sfide europee

FIUME | “Se l’adesione all’UE avvenuta nel 2013 può essere considerata un esame di maturità superato a pieni voti, alla Presidenza di turno la Croazia deve guardare come a un’occasione per presentarsi al meglio anche in occasione della laurea”. Così il capo della Rappresentanza della Commissione UE in Croazia, Branko Baričević, rivolgendosi agli alumni ed ex alumni dell’Accademia per lo sviluppo politico, che in apertura della Conferenza annuale conclusasi a Fiume hanno approfondito anche i temi riguardanti l’importante incarico che attende il Paese nel 2020, anno in cui Fiume sarà Capitale europea della Cultura. Una circostanza che, laddove si giungerà preparati al doppio appuntamento, consentirà di moltiplicare gli effetti positivi determinati dalla Presidenza semestrale e dal titolo di CEC. Quindi, una preparazione ad alto livello, con tanto di attenzione a ogni dettaglio, è d’obbligo. Ma soprattutto va fatta tenendo conto di tutti gli aspetti del contesto onde affrontare al meglio le sfide che si presenteranno e che bisognerà affrontare. Innanzitutto, va tenuto conto che attualmente l’UE sta vivendo un momento non semplice e che da più parti viene suggerita una riflessione sull’opportunità di un “ritorno alle origini”, ovvero sulla necessità di porre l’accento sui valori portanti della più grande integrazione continentale; su quei diritti umani e sul diritto alla diversità che sono la vera forza dell’UE.

Migrazioni, sicurezza e difesa

Questione che non va posta in secondo piano, bensì evidenziata in virtù del fatto che al momento i temi dominanti nell’agenda europea sono quelli legati alle migrazioni, alla difesa e alla sicurezza, oltre che al prossimo bilancio settennale dell’Unione. “Noi come Europa dobbiamo darci un sistema compiuto capace di dare risposte adeguate al fenomeno migratorio. Non possiamo tremare di fronte a ogni nave carica di migranti e rimandare le risposte che i cittadini chiedono perché si sentono a rischio. Proprio in quest’ottica si sta lavorando molto alla politica di sicurezza e di difesa”, ha spiegato Baričević, sottolineando: “La tutela dei cittadini va garantita nel rispetto dei valori fondamentali”. Valori che a tratti sembrano essere stati messi in secondo piano nell’ambito della ricerca di soluzioni ai problemi contingenti. Lo ha fatto presente l’eurodeputata Biljana Borzan (SDP/PSE) nel dibattito organizzato dall’APR e moderato da Branislav Zekić.

Cercando una politica comune

“La crisi migratoria ha aperto una serie di questioni; basti pensare alle difficoltà incontrate nel gestire le quote per l’accoglienza dei migranti anche perché il modello ha incontrato le resistenze di quest’ultimi. È emerso però anche il problema determinato dalla carenza di solidarietà tra i Paesi membri che hanno affrontato la crisi con approcci diversi. Siamo ancora alla ricerca di una politica comune”, ha detto la Borzan. Concorde Dubravka Šuica (HDZ/PPE), a cui avviso “non è semplice trovare un minimo comune determinatore per tutti i 28 Paesi”. “La solidarietà – ha detto – è un pilastro dell’UE, ma in questo frangente non è emersa in primo piano”. Il consigliere di Barriera umana (Živi zid), Dominik Vuletić, si è soffermato, invece, sul fenomeno dell’euroscetticismo e sul disinteresse dei giovani per le elezioni UE, che a suo dire, “non deve stupire considerato che la maggioranza degli eurodeputati sono anonimi e che le decisioni vengono prese da altre parti e non in sede di Europarlamento”. Tesi fortemente contrastata dalla Borzan e dalla Šuica, che hanno evidenziato che a Bruxelles e Strasburgo i parlamentari “svolgono un lavoro molto serio e responsabile” facendo sì che, “a differenza di quanto avviene al Sabor ogni documento sottoposto a discussione venga modificato su iniziativa parlamentare di circa il 30 p.c.”.

Barriera umana e Salvini

Comunque sia, Vuletić ha annunciato che la formazione di Sinčić e Pernar – che è al momento in contatto, tra gli altri, anche con il vicepremier italiano Matteo Salvini – parteciperà alle elezioni del maggio prossimo “con candidati tutt’altro che anonimi” per proporre ai cittadini un nuovo corso “che non prevede necessariamente l’uscita dall’UE, ma certamente un riposizionamento della membership”. Alcune perplessità sulle modalità di lavoro targate UE le ha espresse anche il parlamentare del Most, Tomislav Panenić. “Approvando ora il prossimo bilancio settennale dell’UE si vincolano gli europarlamentari che saranno eletti a maggio con un mandato quinquennale”, ha affermato, auspicando che le difficoltà già emerse a riguardo non facciano sì che il voto slitti al periodo in cui la Presidenza di turno sarà detenuta dalla Croazia.

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