Anna Frank, «cold case» risolto?

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Anna Frank, «cold case» risolto?

Sarebbe stato un ebreo in vista, Arnold van den Bergh, a spifferare alla polizia il nascondiglio in cui Anna Frank e la sua famiglia, insieme con alcuni amici, aveva trascorso più di due anni, al sicuro dalle deportazioni. A rivelarlo, dopo un’indagine durata quasi sei anni, è Vincent Pankoke, agente dell’FBI ora in pensione, che insieme con una squadra di esperti ha cercato di ricostruire il tassello mancante: come i nazisti arrivarono all’Alloggio segreto.

In tutto venti ricercatori e investigatori coinvolti, con un approccio unico, che ha consentito di costituire e organizzare gli archivi dei dati raccolti con un programma di intelligenza artificiale, mai utilizzato per una ricerca di questo tipo. Insieme con Pankoke, anche il cineasta olandese Thijs Bayens, e lo storico e giornalista Pieter van Twisk. Con l’aiuto di decine di ricercatori, archivisti, analisti forensi, storici, criminologi e tecnici informatici hanno passato al setaccio migliaia di documenti, in gran parte inediti, rintracciato e intervistato i discendenti di tutte le persone che conoscevano i Frank e che hanno avuto rapporti anche solo commerciali con la ditta di Otto.

Alla fine, la pista li ha condotti al notaio Arnold van den Bergh, un uomo che cercò di fare il possibile per evitare a sé stesso, moglie e figli di finire in un lager. Sarebbe proprio lui, con una probabilità che arriva all’85%, il delatore. Rimangono ancora tanti interrogativi aperti, afferma l’agente statunitense – che in passato ha agito sotto copertura per scovare narcotrafficanti e crimini finanziari, ma si è occupato anche dei retroscena dell’11 settembre –, che ha anticipato i risultati delle sue ricerche ai media Usa.

A parlare della missione investigativa è il libro, fresco di stampa (HarperCollins, in Italia in commercio dal 20 gennaio), di Rosemary Sullivan, che  ricostruisce il loro lavoro, scava nelle psicologie dei protagonisti, porta alla luce i tanti risvolti, riportandoci nel clima pesante che si viveva ad Amsterdam durante la Seconda guerra mondiale.

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