Castelmuschio. La corsa inarrestabile del terminale LNG

In barba alle polemiche e alle proteste della popolazione locale, la costruzione del rigassificatore è giunta ormai alla sua fase conclusiva

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Castelmuschio. La corsa inarrestabile del terminale LNG

Il dado LNG è stato tratto diverso tempo fa. Come per la famosa frase attribuita a Giulio Cesare, che l’avrebbe pronunciata dopo aver varcato il fiume Rubicone alla testa di un esercito, violando apertamente la legge che proibiva l’ingresso armato dentro i confini dell’Italia, anche in questo caso si è trattato di una decisione dalla quale non si poteva più recedere. Nessun passo indietro, quindi, per il progetto di costruzione del rigassificatore di Castelmuschio (Omišalj) sull’isola di Veglia (Krk), nonostante le reiterate proteste della popolazione locale guidata dalla sindaca socialdemocratica Mirela Ahmetović, con il sostegno della Regione litoraneo-montana. Come dire, che piaccia o no, che lo si voglia o no, il progetto del terminale sta ormai volgendo al termine ed entro il 1º gennaio del 2021, se non ci saranno intoppi tecnici o burocratici, dovrebbe essere operativo.
La costruzione dei rigassificatori è sempre oggetto di aspro dibattito, poiché si frappongono due diverse esigenze: da un lato quella di ottenere maggiore capacità di approvvigionamento di gas da altri Paesi, dall’altro i timori delle comunità locali. La prima è un’esigenza di natura economica, mentre la seconda riguarda tematiche di sicurezza e ambiente. L’impianto di rigassificazione, trattando gas altamente infiammabile in determinate condizioni desta parecchie preoccupazioni nelle comunità locali, le quali temono i rischi di esplosione nel caso di un incidente rilevante. Considerando la massa di gas, i rischi potenziali sono concreti, seppure le condizioni di sicurezza siano garantite. Pertanto nella popolazione locale un rigassificatore è avvertito soltanto come una minaccia all’integrità ambientale e fisica della zona.

Foto Goran Žikoić

Come già accennato gli aspetti negativi che riguardano la costruzione di un rigassificatore sono legati soprattutto ai rischi potenziali dell’impianto stesso, in quanto atto a lavorare grosse quantità di metano altamente infiammabile: per questa ragione sono sottoposti a direttive molto precise, ossia di impianti a rischio di incidente rilevante come per le raffinerie di petrolio. Sono stati condotti vari studi riguardo al rischio potenziale dei rigassificatori. La maggior parte di essi è ovviamente legato a modelli teorici in quanto un reale incidente di grosse proporzioni, come quello paventato dagli oppositori, non si è mai verificato. Le misure di sicurezza e le tecnologie oggi impiegate nella realizzazione degli impianti consente una certa tranquillità sull’affidabilità dei terminali di rigassificazione.
In un primo momento era stato previsto un impianto sulla terraferma, ma col passare del tempo e con le proteste degli ambientalisti che si stavano facendo sempre più accese, c’è stata una deviazione dal progetto originario e si è optato per la costruzione di un terminale il cui cuore sarebbe rappresentato da un’unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione (FSRU – acronimo dell’inglese Floating Storage and Regasification Units), che costituisce una valida alternativa se un terminale di importazione di gas naturale liquefatto non è fattibile onshore, per mancanza di spazio o per altri motivi. In questo caso sono le navi FSRU a stoccare il gas fornito dalle metaniere e a rigassificarlo per il successivo utilizzo sulla terraferma.
Quella che sta sorgendo a Castelmuschio, sulla costa nord-est dell’isola di Veglia, è forse la principale infrastruttura di interesse nazionale per l’importazione di gas naturale liquefatto, al servizio dello sviluppo e dell’autonomia del sistema energetico croato. Il terminale sarà poi collegato alla rete nazionale e internazionale del gas da un gasdotto di 16,7 chilometri (Castelmuschio-Zlobin) gestito dalla Plinacro, realizzato con un investimento totale di circa 430 milioni di kune.

Investimento da 233 milioni di euro

Il valore complessivo del terminale LNG, invece, è di 233 milioni di euro, dei quali circa 101 milioni sono stati assicurati, a fondo perduto, dal CEF (Connecting Europe Facility – Meccanismo per collegare l’Europa). Il CEF è lo strumento finanziario dell’Ue diretto a migliorare le reti europee nei settori dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni. Tale strumento intende accelerare gli investimenti pubblici e privati nel campo delle reti transeuropee dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell’energia, come nel caso del terminale di rigassificazione a Castelmuschio.
In particolare, il CEF sostiene progetti di interesse comune, diretti allo sviluppo e alla costruzione di nuovi servizi e infrastrutture, o all’ammodernamento di quelli esistenti, con priorità per i collegamenti mancanti nel comparto dei trasporti. Lo strumento sostiene, inoltre, progetti con un valore aggiunto a livello europeo e significativi benefici per la società che non ricevono finanziamenti adeguati dal mercato.

Foto Goran Žikoić

Il programma è strutturato in tre assi principali che costituiscono ambiti e priorità di intervento. Abbiamo, come già rilevato, l’asse dei trasporti, quello delle telecomunicazione e quello dell’energia. Quest’ultimo – ed ecco spiegate le ragioni del finanziamento del terminale sull’isola di Veglia – si propone di accrescere la competitività promuovendo l’integrazione del mercato dell’energia e l’interoperabilità transfrontaliera di reti elettriche e gas, migliorando allo stesso tempo la sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Unione europea e favorendo l’utilizzo di energie rinnovabili e lo sviluppo di reti energetiche intelligenti.
La conferma della fase avanzata dei lavori al terminale LNG di Castelmuschio ci è giunta da Hrvoje Krhen, dalla fine di marzo direttore dell’azienda che gestirà l’impianto, ossia la LNG Croatia, prendendo il posto di Barbara Dorić, la quale occupa ora un posto importante nella quota croata del consiglio d’amministrazione dell’INA. “Sì, effettivamente è in corso la fase finale della costruzione del terminale – ci ha detto Krhen –. I lavori edili sono stati portati a termine, a parte quelli di finitura, mentre è in corso la fase di montaggio delle installazioni elettriche e dell’equipaggiamento, per cui credo che riusciremo a rispettare i termini fissati per la conclusione e la messa in opera dell’impianto. Finora non ci sono state fasi critiche e tutto è filato liscio. Siamo molto soddisfatti di come stanno procedendo i lavori ed entro il 1º gennaio dovrebbe essere tutto pronto, nel senso che dopo un breve periodo di prova potrà iniziare la produzione vera e propria. Il cantiere ha funzionato bene fin dall’inizio e nonostante le circostanze legate alla pandemia di Covid-19, non ci sono stati intoppi di alcun genere. Abbiamo rispettato in ogni momento tutte le misure prescritte, per cui abbiamo potuto lavorare incessantemente. In alcune fasi nel cantiere erano impegnate quasi 300 persone, ma il numero dipende dai lavori e adesso ci sono dalle 100 alle 150 persone, a seconda dalle operazioni che vengono eseguite”.

Nel mondo mai nessun incidente

“Anche la nave FSRU è arrivata in tempo dalla Cina e ora si trova al Viktor Lenac per il collaudo finale e a fine novembre o inizio dicembre, quando la nave sarà già a Castelmuschio, potremo dare il via a un periodo di prova. Dopo queste 2-3 settimane al Viktor Lenac, l’unità potrà attraccare a Castelmuschio e per almeno vent’anni non avrà bisogno di carenaggio”, ha detto ancora il direttore della LNG Croatia. Chiaramente, la sindaca di Castelmuschio, nonché deputata al Sabor, Mirela Ahmetović, non è d’accordo con questa affermazione, perché secondo lei una nave di 15 anni ne potrà “vivere” soltanto altri dieci. “Considerato che Castelmuschio è riuscita a far convivere industria e turismo, combatterò con tutte le mie forze affinché il terminale LNG venga costruito nell’ambito del complesso petrolchimico DINA. Inoltre, il futuro terminale deve portare dei benefici alla comunità locale, a Castelmuschio, alla nostra isola. Un impianto che non soddisfi questi requisiti e che alteri questa simbiosi tra industria e turismo non sarà mai il benvenuto”, aveva detto, prima ancora che il dado venisse tratto, Mirela Ahmetović, alla quale non sono bastate tutte le rassicurazioni riguardanti la sicurezza dell’impianto e un impatto ambientale minimo.

Una simulazione fotorealistica del futuro terminale di rigassificazione

Standard di sicurezza elevatissimi

“Abbiamo adottato i più elevati standard di sicurezza sia per gli impianti sulla terraferma che per l’ormeggio della nave FSRU, che peraltro viene seguita fin dalla sua costruzione dall’ente di classificazione navale Det Norske Veritas (DNV) proprio per verificare se le norme previste per questa classe siano state rispettate”, ha detto in merito Hrvoje Krhen, aggiungendo che “tutto il procedimento si svolge seguendo i massimi standard tecnologici, ecologici e di sicurezza. L’intera documentazione progettuale ha seguito pedissequamente le norme croate ed europee in materia. È chiaro che abbiamo dovuto fare tutta la procedura di valutazione dell’impatto ambientale e rispettare le condizioni particolari che sono state implementate durante l’elaborazione del progetto principale. Non ci sono incognite per quanto riguarda la tecnologia. Non va trascurato nemmeno il fatto che nel mondo non siano stati mai registrati incidenti di alcun tipo in impianti del genere”.

«Sold out» per i prossimi tre anni

Il direttore della LNG Croatia non ha voluto commentare polemiche e proteste, limitandosi a evidenziare gli elevati standard di sicurezza adottati nella costruzione, nonché l’importanza di questo progetto, precisando che rispetto a un ipotetico impianto onshore sulla terraferma “non ci sarà alcuna differenza per quanto riguarda la qualità del lavoro e del prodotto finale per i clienti. La capacità produttiva garantita dall’impianto sarà sufficiente per soddisfare l’attuale domanda di mercato. Per quanto riguarda il futuro, non va escluso un ampliamento della capacità produttiva, ossia di ricezione e rigassificazione di gas naturale liquefatto. Tutto dipenderà dalla domanda di mercato. La tecnologia usata in questa circostanza è identica a quella che sarebbe stata utilizzata nel caso in cui l’intero impianto fosse stato costruito sulla terraferma. Insomma, il progetto è stato adeguato alle reali proiezioni di mercato”.

Il direttore della LNG Crotia, Hrvoje Krhen. Foto Ivo Vidotto

Le proteste contro il terminale non erano focalizzate soltanto sulla componente ambientale. Anzi, queste riguardavano ancor di più la componente finanziaria. Secondo i detrattori, infatti, si tratterebbe di un investimento ingiustificato, mentre Krhen sostiene che “l’interesse commerciale sul mercato è presente e lo studio di fattibilità ha dimostrato che l’intero progetto sarà remunerativo. L’importante è che non ci saranno contribuzioni aggiuntive per i fruitori del terminale di rigassificazione né per i consumatori di gas naturale in Croazia. Gas per la Croazia? Guardando a lungo termine, questo terminale sarà una nuova fonte di gas naturale che aumenterà il livello di competitività sul mercato, cosa che dovrebbe riflettersi positivamente anche sul prezzo per i fruitori di gas in Croazia”.
Che l’interesse per il rigassificatore di Castelmuschio sia effettivamente grande lo dimostra il fatto che per i prossimi tre anni è stato prenotato l’intero potenziale produttivo, considerando che la capacità massima di rigassificazione autorizzata è di 2,6 miliardi di metri cubi all’anno. La fornitura di gas naturale viene determinata e pianificata per ogni anno termico, che non coincide con quello solare. Si tratta, più specificatamente, del periodo di riferimento compreso fra il 1º ottobre e il 30 settembre dell’anno successivo. Al fine di ottimizzare l’utilizzo degli impianti di rigassificazione esistenti, è stato adottato un meccanismo di allocazione della capacità tramite asta. Gran parte della capacità produttiva è stata allocata dalle aziende MFGK Croatia, PowerGlobe Qatar, MET Croatia Energy Trade, HEP e INA. Ad esempio, la MFGK Croatia ha prenotato per l’anno prossimo 0,7 miliardi di metri cubi e per i sei anni successivi attorno al miliardo di metri cubi. Per l’anno termico 2020/2021, la MET Croatia Energy Trade ha prenotato 0,22 miliardi di metri cubi e altri 0,54 miliardi per i due anni successivi. La PowerGlobe Qatar, invece, ha allocato per i prossimi cinque anni termici (dal 2020/2021 al 2024/2025) 0,468 miliardi di metri cubi di gas, provvedendo pure a prenotare per il periodo 2025/2026 fino al 2029/2030 altri 0,624 miliarde all’anno e nei cinque anni successivi (dal 2030/2031 al 2034/2035) ulteriori 0,936 miliardi di metri cubi all’anno. Vale a dire che per i prossimi tre anni è stato registrato il “sold out” e stanno andando molto bene anche le prenotazioni per il periodo a seguire.
Insomma, questi dati dovrebbero parlare a favore di un progetto dichiarato strategico non soltanto dalla Croazia, ma anche dall’Unione europea, che in fin dei conti lo ha voluto finanziare per garantire fonti alternative di gas, per assicurare l’approvvigionamento e per stabilizzare i prezzi sul mercato.

Mirela Ahmetović: «Ho perso questa battaglia»

Mirela Ahmetović, sindaca socialdemocratica di Castelmuschio, nonché deputata al Sabor, ha osteggiato il progetto del terminale LNG fin dalla sua fase embrionale, ma alla fine ha dovuto issare bandiera bianca. “Ho perso questa battaglia, devo ammetterlo, ma perdere una battaglia non significa perdere la guerra. Non rinuncerò a combattere”, ha detto, confermando in ogni momento la sua posizione. “Questa nave vivrà ancora 10 anni. E dopo? Nonostante tutto è arrivata nel Quarnero. Tre anni fa avevo lanciato una campagna per contestare un progetto che ritengo illegale e dannoso per la Croazia – ha aggiunto –. Il mio obiettivo era soltanto quello di difendere le norme di legge, i piani territoriali, la salute dei cittadini di tutta l’area quarnerina e l’ambiente che un domani lasceremo alle generazioni future. Molti si sono aggregati a questa lotta e tutti insieme abbiamo avuto il coraggio di dire ‘basta!’. Basta con le imposizioni, con l’arroganza, con la negligenza. Abbiamo manifestato il nostro disappunto ad alta voce perché volevamo difendere le leggi vigenti in Croazia, il nostro ambiente, il nostro diritto a vivere una vita normale”.

Mirela Ahmetović, sindaco di Castelmuschio (Omišalj)

“Le cose, però, sono andate diversamente. Il progetto è andato avanti e lo Stato ha fatto orecchie di mercante. Mi hanno addirittura vietato di visitare il cantiere. Posso notare oggi che diverse persone mi scherniscono cinicamente – ha aggiunto la sindaca di Castelmuschio il giorno dell’arrivo della LNG Croatia nel Quarnero – perché le mie proteste ‘noiose’ non hanno avuto effetto e il progetto è giunto nonostante tutto alla sua conclusione. Hanno avuto addirittura il coraggio di ribattezzare la nave in ‘Mirela’. Contenti loro… Continuino pure a deridermi. Io non ho rimpianti di alcun genere, bensì sono orgogliosa di essere assurta a difensore degli abitanti della mia Castelmuschio, degli abitanti della Regione litoraneo-montana e di tutta la Croazia. Quando questo progetto diventerà insostenibile, quando arriverà il momento di tagliare questo nodo gordiano, il prezzo lo pagheranno tutti gli abitanti della Croazia. Lo stanno già pagando: 133 milioni di euro dalle tasche dei contribuenti”.
“A tutti coloro i quali oggi irridono gli sforzi, miei e di tutti quelli che mi hanno appoggiato, vorrei dire che continuerò a difendere le leggi e il rispetto del diritto a una vita normale. Anche i diritti di queste persone, perché continuerò a seguire e perseguire l’ideale di una società giusta. Lo farei anche se dovessi rimanere da sola. In fin dei conti, posso dire di avere la coscienza pulita, ma molti non ce l’hanno. Purtroppo saranno i cittadini a pagare la loro coscienza sporca”, ammonisce. “È interessante rilevare il fatto che non ci sia stata nessuna festa all’arrivo della nave, come non ci sono state cerimonie per l’apertura del cantiere né per aver ottenuto importanti risorse dai fondi europei per questo progetto energetico ritenuto di importanza strategica non soltanto per la Croazia. Strano… tutto è passato sotto i radar. Io vorrei che quella nave rimanesse lì dov’è, lontano dall’isola di Veglia, ma purtroppo la vedremo attraccare a Castelmuschio. Siamo tutti testimoni dello scoppio di scandali di corruzione, come quello della JANAF. Io aspetto pazientemente. Quando parlo di corruzione, non parlo a vanvera… Mi sono rivolta alla Procura anche in occasione dell’acquisto di questa nave, ma loro hanno ritenuto che non ci fossero gli estremi per indagare. Loro erano più interessati a frequentare quel famoso club al numero 9 della Slovenska a Zagabria e tra loro c’era anche il ministro dell’Economia Tomislav Čorić…”.

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