Uno spettro che ritorna puntualmente

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Uno spettro che ritorna puntualmente

Non c’è quasi vigilia elettorale in Croazia in cui qualcuno non tiri fuori dal cappello il solito coniglio miracoloso che dovrebbe essere la panacea per i mali che affliggono il Paese. Sono passati in pratica due decenni da quando è stato avviato il discorso sull’opportunità di procedere all’estensione della giurisdizione croata nell’Adriatico, ossia alla proclamazione della zona economica esclusiva. Finora tutto questo gran parlare ha partorito soltanto la zona protetta ittico-ecologica, peraltro di fatto neutralizzata in seguito all’accordo intercorso con l’Unione europea, che è quella che in ultima analisi regola la politica della pesca. 

Però in un periodo come questo, in cui imperano il populismo e il sovranismo, era pressoché inevitabile che qualcuno rispolverasse il vecchio spettro della ZEE. A toglierlo dalla naftalina è stato il Ponte delle liste indipendenti (Most), che già ne aveva fatto il suo cavallo di battaglia all’epoca dei negoziati con Tomislav Karamarko per la formazione del governo poi guidato dal “tecnico” Tihomir Orešković. Naturalmente allora della zona economica esclusiva non s’era fatto nulla: una volta avvicinatisi alla stanza dei bottoni i promotori dell’iniziativa erano stati costretti a un bel bagno di realtà.
Ma con le elezioni che s’avvicinano, quelle Europee, tutto questo passa in secondo piano: il populismo spinge ancora una volta a ricercare soluzioni facili a problemi complessi, come lo sono quelli della pesca, della tutela dell’ecosistema e del patrimonio ittico, che non tollerano però iniziative unilaterali, fatte dando fiato alle trombe, ma richiedono una paziente opera di collaborazione a livello tecnico, lontano dalle luci della ribalta.
Poco importa se alla fine al Sabor il governo ribadirà la posizione già assunta in precedenza, secondo la quale con la ZEE non si cava un ragno dal buco in un mare chiuso com’è l’Adriatico, cioè non si ottengono vantaggi pratici. Ad appoggiare l’iniziativa del Most, ovvero a fornire parte delle firme necessarie per porre l’argomento all’odg del Sabor, sono stati anche deputati dell’SDP, di Barriera Umana (Živi zid), del Glas, degli Indipendenti per la Croazia, ecc. Insieme un po’ tutti quindi, sinistra, liberali di sinistra, populisti, sovranisti e che più ne ha più ne metta, a prescindere da ogni logica ideologica e politica di tipo occidentale. L’obiettivo è discutere del tema al Sabor dopo Pasqua, Dunque in piena campagna elettorale per le Europee. A prima vista un bel colpo: i riflettori saranno tutti puntati su quanti pronunceranno frasi roboanti a difesa degli interessi nazionali. A prima vista la posta in palio è enorme: 24mila chilometri quadrati di superficie marina. Quanto basta per solleticare l’immaginazione. fatto sta però che finora chi ha cavalcato lo spettro della ZEE non è stato premiato dagli elettori; l’arma si è rivelata spuntata dall’ottica elettorale. In una parte del mondo in cui gli interessi nazionali sembrano essere tutto già da trent’anni a questa parte semplicemente per le forze emergenti è difficile fare concorrenza a chi per primo ha praticamente monopolizzato questo tema.

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