ETICA E SOCIETÀ Fondamentale la libertà d’espressione

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ETICA E SOCIETÀ Fondamentale la libertà d’espressione

In Croazia il tema della libertà di espressione si è ripresentato con veemenza nel dibattito pubblico. Generalmente, si tratta di un diritto a tutti molto caro. Ma il problema è costituito dalle eccezioni e i limiti che sono richiesti spesso. Mi occuperò di quelli richiesti con l’intenzione di impedire l’espressione di offese o l’incitamento all’odio.

Il dibattito attuale riguarda le nuove formulazioni delle multe per le trasgressioni. Alcune sanzioni, ora, non sono di carattere quasi simbolico, ma sostanziali e decisamente tali da stimolare l’astensione da atti offensivi. Leggo che l’esposizione di simboli o espressioni che incitano all’odio (come quelli legati ad alcuni orientamenti politici) sarà punita con multe che vanno da 700 a 4.000 euro.

Comprendo l’intenzione e, come altre persone, istintivamente desidero l’impedimento dell’uso di simboli o espressioni di movimenti politici colpevoli, in un passato non distante, di crimini e discriminazioni. Eppure, la libertà di espressione è un diritto fondamentale della nostra cultura politica e, quindi, bisogna limitarla con molta prudenza. In alcuni casi la soluzione ragionevole può essere proprio quella di esprimere sanzioni esclusivamente simboliche, che dichiarano la condanna pubblica, ma non impediscono di fatto l’esercizio della libertà di espressione anche quando questa riguarda l’affermazione di orientamenti politici univocamente abominevoli. Ma vado per ordine.

Non credo che l’offesa debba essere impedita. Come già scriveva il grande Mill un secolo e mezzo fa, spesso le persone si offendono di fronte a opinioni dissenzienti. Sarebbe assurdo ostacolare la libertà di espressione in casi simili. Inoltre, ci sono persone e orientamenti culturali più o meno tolleranti. Se si impedisse l’offesa, si arriverebbe a un trattamento asimmetrico, dove la legge sarebbe più rigorosa nella protezione di chi si offende con maggiore facilità. Lo trovo assurdo.

Abbiamo assistito a una forma di relativizzazione dell’offesa recentemente, quando un noto cantante rock in Croazia ha espresso una presa in giro per la squadra di calcio sconfitta per 5-0 nella finale europea di categoria giovanile ed è stato criticato con foga. Ne sono stupito, perché non riesco a pensare al tifo senza lo sfottò. Non può farlo nessuno e, per questo motivo, le reazioni si appellavano all’immoralità di farsi burla di bambini. Pure questo è inopportuno, poiché si tratta di persone presumibilmente tra i 18 e 19 anni. Semmai è offensivo definirli bambini.

Si può rendere la pratica legale meno dipendente da fattori soggettivi e impedire soltanto le offese che sono, ad esempio, ritenute tali da una persona considerata ragionevole in un contesto sociale. Ma non credo sia un buon criterio, perché rende le persone protette in dipendenza dal contesto. Così, ad esempio, proprio le persone che sono più vulnerabili, perché già stigmatizzate o valutate con stereotipi, sarebbero meno protette, perché ciò che le offende non sarebbe generalmente percepito quale offesa, a causa di una situazione di discriminazione. Credo che in una democrazia liberale l’offesa debba essere affrontata con sanzioni soltanto simboliche. Purtroppo, il valore della libertà ci impone di dover sentire anche cose molto fastidiose, o, appunto offensive. Vivere in una società libera ha i suoi costi. I benefici sono tali che vale la pena sostenerli.

Ha molto più senso voler punire l’incitamento all’odio. Ma, anche qui, è necessaria la prudenza. L’incitamento da solo non è sufficiente per giustificare un impedimento effettivo. Questo è giustificato, considerando la tutela della libertà di espressione in una società libera, soltanto quando i pericoli di danni reali per alcune persone sono presenti e provati. Quando non lo sono, credo che le sanzioni simboliche siano la misura giusta.

Sono cosciente di scrivere di temi estremamente controversi e, probabilmente, mai risolvibili con un consenso assoluto. Chi segue il dibattito anche ai livelli più sofisticati sa che c’è un dissenso anche tra le menti più sottili. Per questo motivo ho presentato soltanto alcune riflessioni dal punto di vista di chi sostiene fortemente le libertà personali e politiche, con la coscienza che queste implicano anche degli oneri, come lo è quello di dover sentire espressioni non solo fastidiose, ma anche abominevoli.

*Professore ordinario di Filosofia politica

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