L’abito e la laurea non fanno il ministro

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L’abito e la laurea non fanno il ministro

Oggi commento le critiche rivolte al nuovo ministro delle Politiche agricole in Italia, Teresa Bellanova. Queste sono rivolte in due direzioni. La prima riguarda il suo titolo di studio, cioè una scuola media (il corrispondente della durata complessiva delle elementari in Croazia). La seconda concerne l’abito che ha indossato per la cerimonia del giuramento. Lo si può vedere in https://www.tgcom24.mediaset.it/politica/critiche-social-al-ministro-bellanova-su-look-e-titolo-di-studio-la-replica-l-eleganza-e-rispettare-il-proprio-stato-d-animo-_3230238-201902a.shtml.
Il primo tema è rilevante, poiché è centrato su un aspetto che è importante per un corretto svolgimento della funzione pubblica. La presunzione è che a scuola e all’università le persone imparino cose utili. Un’assenza di titolo di studio per un incarico che richiede competenze elevate è un campanello d’allarme. Ma non è un segnale definitivo. Ci sono persone con titoli di studio inferiori che sono riuscite, in modo diverso, a sviluppare competenze importanti. Al contrario, ci sono persone con titoli di studio elevati che, ad esempio, non hanno sviluppato l’abilità di trasmettere in pratica quanto hanno appreso in teoria.
La ministra Bellanova, pertanto, merita che si analizzino le competenze che ha saputo sviluppare indipendentemente dall’istruzione scolastica. E qui vediamo delle risposte confortanti. Come si legge in https://www.ilmessaggero.it/politica/governo_teresa_bellanova_chi_e_ministro_politiche_agricole-4713774.html, ha svolto attività da sindacalista e l’incarico di ministro arriva in successione a quelli avuti in precedenza. È già stata sottosegretaria al Lavoro nel 2014 e viceministra allo Sviluppo economico nel 2016. Non si tratta, quindi, di una persona arrivata dal nulla, ma di una donna che ha costruito l’esperienza in modo graduale e in evoluzione. Penso che qui si debba concludere il dibattito sul suo titolo di studio. In considerazione della sua biografia, il vero tema è quali competenze abbia rivelato nei suoi incarichi precedenti.
L’altra polemica riguarda la scelta dell’abito per la cerimonia del giuramento. Oltre alle critiche, c’è anche chi difende la sua scelta e, apprendo in questi giorni, che si tratta di una persona che gode della reputazione di esperto. Lo possiamo leggere in https://www.today.it/donna/trend/ministro-bellanova-vestito-giuramento.html.
Nell’insieme, è un tema di importanza secondaria. Il modo di vestirsi conta in modo veramente importante per la valutazione di chi svolge incarichi pubblici soltanto in casi estremi, quando la scelta trasmette messaggi che negano rispetto a interlocutori, cerimonie, o occasioni. Ma è un tema di importanza secondaria e non assolutamente privo d’importanza, perché uno dei motivi d’orgoglio, per l’Italia, è l’immenso contributo che la sua cultura ha saputo dare e dà al design, alla moda e all’estetica in generale. Credo, quindi, che sia legittimo attenderci da chi ha un ruolo pubblico anche un’affermazione di questi valori. Ma, come dicevo, è una richiesta secondaria e insisterci troppo indicherebbe uno spirito frivolo di chi lo fa. La prima e decisiva richiesta è una competenza adeguata per l’incarico. Oltre, naturalmente, all’onestà.
Il problema serio sarebbe presente se ci fosse una tendenza sproporzionata nel commentare lo styling delle donne impegnate pubblicamente, rispetto ai loro colleghi maschi. Sono convinto che sia così e credo che difficilmente leggeremo critiche sull’abbigliamento di un neo ministro maschio. Ma sarebbe utile disporre di un’analisi dei media, per sapere, con evidenza scientifica, quale sia la situazione reale. Nell’era della disinformazione è importante non seguire l’impressione, anche se confermata da dati iterati, e basare i giudizi su analisi che diano risultati certi.
Sottolineo che la frivolezza è bipartisan. Da sinistra è stata esibita non poco con gli iterati commenti dell’apparizione da DJ dell’ex ministro degli Interni, Salvini. Non sono proprio riuscito a comprendere che cosa ci sia stato da commentare. L’ex ministro, anche quando svolgeva l’incarico, aveva il pieno diritto di divertirsi, nel corso del suo tempo libero, nel modo che trova migliore. Il tempo e l’energia impegnati per criticarlo per un episodio così privo di importanza è un segnale di superficialità. Le sinistre, per essere credibili, devono fare molto di meglio.

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