INSEGNANDO S’IMPARA Interitaliese, ovvero l’italiano internazionale di Internet

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INSEGNANDO S’IMPARA Interitaliese, ovvero l’italiano  internazionale di Internet

Ho visto tempo fa Mara Venier intervistare Asia Argento a Domenica in. Ad un certo punto viene menzionato il vizio del bere e Asia dice “Io non (bevo) più perché sono sobria da un anno e mezzo”. Io guardo Mara e penso “Ma non dici niente? Non la correggi?” No. Nulla. La frase passa senza ulteriori commenti, al che io mi precipito a controllare il significato di “sobrio” e vedo che vuol sempre dire “non in stato di ebbrezza” e “moderato, parco, semplice, frugale”. Di certo non significa “astemio” che è quello che l’attrice intendeva dire. Asia è una brava artista (guardavo l’intervista appunto perché mi piace), una donna bella ma anche intelligente, allora come mai mescola le parole? Perché conosce e parla l’inglese e conduce una vita che richiede di essere in grado di comunicare attivamente ed efficacemente in entrambe le lingue, il che è il terreno ideale per la proliferazione dei falsi amici. E siccome in inglese smettere di bere si dice “to become sober” e tutto il campo dell’astensione dall’alcool riguarda la “sobriety”, si capisce subito l’origine dell’equivoco. Però i milioni di telespettatori che hanno seguito la trasmissione dovrebbero essere al corrente che di equivoco si tratta.

Asia non è la sola. C’è tutta una classe di cantanti, attori, imprenditori, influencer italiani, di grande talento e altissimo profilo pubblico che, come lei, conduce un’esistenza internazionale con un piede in Italia e un altro negli Stati Uniti o Gran Bretagna e che per lavoro si esprime costantemente in almeno due lingue, ma soprattutto è molto presente sui social dove comunica con milioni di follower.

Guardando dal punto di vista dell’integrità della lingua italiana, questo è il punto dolente, in quanto queste persone non sono traduttori o interpreti che conoscono a fondo il tranello dei falsi amici e sanno come evitarli, perciò siccome per loro l’atto del comunicare ha un’urgenza maggiore rispetto al bisogno di badare accuratamente ai dettagli etimologici e grammaticali, le sciatterie linguistiche abbondano. Perché? Perché, come abbiamo detto precedentemente, il cervello prende la via più facile “tanto si capisce quello che voglio dire”. Il problema è che se l’errore lo fa un traduttore o un interprete, questi può essere redarguito e correggersi, ma chi si prende la briga di andare a correggere Fedez con il milione di cose che fa?(A scanso di equivoci tengo a precisare che ho molta stima e rispetto per Fedez.)

Un ulteriore esempio di questo fenomeno sono i programmi (visibili su Youtube) del comunicatore mediatico, imprenditore e giornalista Marco Montemagno che adesso vive in Inghilterra, in cui intervista il fior fiore di artisti, intellettuali, imprenditori e personaggi dello spettacolo italiani. Marco è un bravissimo intervistatore, molto garbato che lascia sempre emergere il personaggio che ha di fronte. Ma molto spesso incontra proprio questo tipo di italiani internazionali per cui nel corso della conversazione l’italiese abbonda, soprattutto quando intervista importanti e famosi uomini d’affari, perché si sa che quel mondo pullula di inglesismi.

Finora ho citato persone di un certo spessore che sono seri professionisti. C’è poi tutto un sottobosco di contenuti Internet di origine soprattutto americana disponibile anche in italiano dove le traduzioni sono piuttosto letterali e inciampano su ogni falso amico lungo la via, con l’aggravante che questo tipo di video viene messo in evidenza dall’algoritmo della piattaforma e milionate di giovani li guardano con risultati deleteri sul loro modo di parlare.

Le principali vittime di questo massacro sono alcuni termini italiani che riguardano le emozioni e i sentimenti (tema di molti di questi video). Cominciamo con la coppia nervous – nervoso che si riferiscono a due stati d’animo diversi. Se in inglese diciamo “I was nervous before my exam” è ovvio che chi lo dice esprime il suo essere ansioso, apprensivo, incerto. Diversa è l’emozione di rabbia, che noi descriviamo con il nostro “nervoso” (se sei nervoso, vai a sfogarti fuori!). Inutile dire però che il significato inglese si è ormai sovrapposto a quello italiano e sento continuamente gente dire di essere “nervosa” per il colloquio di lavoro. Viene da dire “Attenzione a non spaccargli la testa”.

Segue il binomio gelous – geloso, dove il termine inglese comprende sia l’invidia che la gelosia, mentre in italiano le due cose non coincidono. Per cui, mentre si può essere gelosi del marito, della moglie, della fidanzata, suona assurdo dire “sono geloso della macchina nuova del mio vicino”. A meno che non si tratti di un nuovo feticismo, è l’invidia il sentimento che cerchiamo di esprimere. Ma il termine sembra essere scomparso dal dizionario personale di molti dei giovani con cui mi trovo ad interagire.

Vorrei poi precisare che neanche severe e severo sono la stessa cosa e in italiano è un padre che può essere severo, ma non una malattia, quella è grave, ma non si sa come mai oggi il termine viene usato indiscriminatamente per entrambi.

Finisco con un obbrobrio vero e proprio. Un esperto dietologo, che stava dando degli ottimi consigli su come mangiare bene e mantenersi sani, elogiava la dieta mediterranea e metteva in guardia contro i “cibi processati”. Mi ricordo di aver pensato che quella era una puntata di “Un giorno in pretura” che avrei visto volentieri. Chissà di quali crimini si era macchiato il reo cibo. Cari blogger, ma perché non fermarsi un attimo a pensare a quello che si dice e a trovare una soluzione italiana idonea per “processed food”? A seconda delle vostre esigenze potete scegliere, tra alimenti preconfezionati, in scatola, cibi trattati, pieni di conservanti e coloranti o optare per il brutto, ma efficace, cibo spazzatura.

In conclusione, anche se gli autori di questi contenuti ricorrono a queste “traduzioni pigre” almeno noi utenti possiamo attivare le nostre facoltà critiche e di discernimento.

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