Il flop della Commissione storica italo-croata

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Il flop della Commissione storica italo-croata

Dopo la nomina ad Ambasciatore croato in Italia, nel giugno del 2012, ho dovuto prendere conoscenza dei “dossier” sulle relazioni italo-croate. Uno di questi dossier era il carteggio sulla Commissione mista storico-culturale italo-croata, fondata nel 1993, il cui lavoro non si concluse mai. Di questa Commissione si parlava negli ambienti storici e diplomatici croati già negli anni Novanta. Per essere precisi, io la sentii nominare per la prima volta quando uscì in croato la “Storia degli italiani” di Giuliano Procacci, che avevo tradotto nel 1996. Ne parlammo durante la visita dell’autore, noto storico italiano, professore universitario, ma anche senatore per il PCI e presidente della Commissione esteri del Senato, con l’allora Ambasciatore italiano in Croazia, Francesco Olivieri. Il libro fu pubblicato dalla casa editrice “Barbat” di Zagabria, che successivamente, nel 2000, avrebbe pubblicato anche il mio libro “Il pensiero politico del Rinascimento italiano”.
Durante la cena offerta dall’Ambasciatore Olivieri, parlammo di questa Commissione, e Procacci si disse molto soddisfatto, sia come storico che come uomo politico di notevole reputazione tra gli “intellettuali organici” della sinistra italiana. Io l’avevo conosciuto già nel 1985, quando furono pubblicate in croato le Opere scelte di Niccolò Machiavelli. L’opera in due volumi ottenne anche in Italia alcune recensioni molto positive, e sì dà il caso che l’editore di questo exploit editoriale fossi io dato che “La Battana” pubblicò in due puntate un estratto dalla mia prefazione “Introduzione a Machiavelli. Il tempo, l’uomo, l’opera”. Procacci che pubblicò un volume sulla fortuna di Machiavelli nel mondo, si interessò all’opera e cosi, tramite l’addetto culturale italiano di Zagabria, la professoressa Annamaria Lelli, volle conoscere anche l’autore. Accettò, con entusiasmo, di presentare i due volumi delle “Opere scelte” di Machiavelli a Zagabria, e così, con grande soddisfazione dell’allora direttrice del Centro culturale italiano di Zagabria Fiorella Piras e della Lelli, Procacci arrivò a Zagabria.
Dieci anni dopo, quando tradussi il suo libro sulla storia degli italiani, venne con grande piacere a Zagabria e a Fiume, alla Comunità degli italiani, per presentare, insieme a me, il suo libro. Nell’occasione parlò della storia degli italiani e del bisogno di conoscere e comprendere la vicenda e le storie dei nostri due Paesi, l’Italia e la Croazia, per poter costruire dei rapporti amichevoli duraturi, visto il passato travagliato dei due Stati – l’uno che aveva vissuto il “ventennio fascista”, un regime totalitario (sul quale tuttora si discute se fosse stato solamente “autoritario” o “totalitario” tout court, come affermano due scuole di storici italiani contrapposti), e l’altro, che aveva vissuto anche un periodo lungo sotto un regime autoritario comunista, anche qui da molti definito totalitario.
Il tema della Commissione italo-croata venne così, spontaneamente, a galla durante i nostri incontri e Procacci si interessò come mai io non avessi preso parte ai lavori da parte croata. Gli dovetti rispondere che non essendo un esperto in storia, ma soltanto un politologo, il mio interesse per la storia era concentrato più sull’Italia che sulla Croazia, per il mio lavoro svolto per presentare l’opera di Machiavelli ai lettori croati e che era quindi naturale che non fossi stato coinvolto. In più, a quell’epoca ero anch’io un elemento scomodo per il governo croato, al quale avevo rassegnato le mie dimissioni nel 1992, quando Tuđman voleva attuare il suo progetto della “Grande Croazia”.
E nel 2012 mi trovai di nuovo ad affrontare il tema della Commissione italo-croata, che era stata creata nel 1993, su iniziativa italiana, e che seguiva un’altra iniziativa analoga, quella dell’instaurazione di una Commissione italo-slovena avente lo stesso scopo, cioè esaminare e approfondire con una ricerca scientifica tutti gli aspetti rilevanti delle relazioni bilaterali politiche e culturali nel corso di “questo secolo”. Una dichiarazione congiunta, firmata il 27 maggio del 1993, stabiliva che i governi dell’Italia e della Croazia avrebbero garantito l’accesso libero e indiscriminato a tutti i documenti rilevanti, ai siti storici e ai monumenti, come anche alle istituzioni culturali e a tutti gli altri posti di interesse per la ricerca.
Uno dei risultati – e forse anche l’unico – fu l’avvio di una ricerca congiunta della Società di studi fiumani e dell’Istituto storico croato sulle vittime italiane in Croazia dal 1943, che fu condotta da un gruppo di ricercatori croati capeggiati da Mihael Sobolevski, e dall’altra parte dal presidente della Società di studi fiumani, il professor Amleto Ballarini, Targa d’oro della Città di Fiume nel 2016. Purtroppo, questo fu l’unico risultato di questa Commissione, che si dissolse nel nulla. E qui la storia prende una risvolta da romanzo giallo… Ne parleremo ancora.

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