La Commissione arenata e le scuse di Ibler

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La Commissione arenata e le scuse di Ibler

Prima del mio trasferimento a Roma, in veste di Ambasciatore croato, avevo voluto incontrare il copresidente della Commissione mista storico-culturale italo-croata, fondata nel 1993 su proposta italiana. Durante i preparativi per la missione diplomatica in Italia, avevo chiesto al Ministero degli Esteri croato di organizzare un incontro con il copresidente croato, l’accademico Vladimir Ibler, per sentire il suo parere e avere anche un chiarimento. Come mai la Commissione mista si era arenata con i suoi lavori nel 1997 e non si era mai più riunita?
Nel dossier “Italia”, che raccoglieva tutti gli aspetti delle relazioni tra Italia e Croazia, avevo trovato la “Dichiarazione congiunta” dei governi dei rispettivi Paesi, nella quale le due parti esprimevano la volontà di istituire una Commissione mista con l’intento di stimolare una ricerca approfondita e di esaminare tutti gli aspetti rilevanti delle relazioni politiche e culturali tra i due Paesi nel corso del Ventesimo secolo.
Nel preambolo della Dichiarazione congiunta le due parti, come di consueto nei documenti diplomatici, avevano espresso i punti di partenza, cioè le ragioni di questa decisione. Partendo dalla consapevolezza delle ricche relazioni culturali, politiche ed economiche sviluppatesi tra i due Paesi, e desiderosi di rafforzare e sviluppare le relazioni bilaterali amichevoli sulla base di una sempre migliore comprensione e spirito di cooperazione, l’Italia e la Croazia si erano accordate di costituire la suddetta Commissione mista.
Partendo dalla volontà espressa dalle due parti, l’accordo indicava in particolare anche l’intendimento dei due governi di facilitare le attività di questa Commissione, garantendo il libero accesso a tutti i documenti rilevanti, ai siti storici e ai monumenti, a tutte le istituzioni culturali e ad altri luoghi pertinenti.
Naturalmente, come in tutti gli accordi diplomatici, le formulazioni erano un po’ vaghe e fluide, ma qui, nell’esplicazione delle volontà dei due governi, si specificava ulteriormente che la Commissione si sarebbe concentrata sugli “elementi positivi” che collegano i due popoli, puntando a fare chiarezza su quegli eventi che avevano, nel passato, causato “difficoltà nei rapporti”.
Le formulazioni qui si erano fatte molto più concrete e incoraggianti, atte a stimolare una vera ricerca di punti di congiunzione, ma anche di differenze che avevano pesato nelle vicende storiche dei due popoli, quello italiano e quello croato.
Beh, il “Dossier” che avevo ricevuto dal Ministero con un timbro che recava la scritta “Molto confidenziale”, conteneva diverse aggiunte scritte a mano, e così sulla “Dichiarazione congiunta”, redatta in inglese, qualcuno aveva scritto di suo pugno: “Testo finale pervenutoci dall’Ambasciata italiana, 27 maggio ‘93”.
E poi alla Dichiarazione erano allegati dei verbali, rispettivamente della prima e della seconda seduta della Commissione. L’ultimo portava la data del 29 e del 30 settembre del 1994, e come sede della riunione veniva indicata Villa Prekrižje, a Zagabria, un vecchio chalet rustico adiacente al “Palazzo presidenziale“ (ex villa di Tito) dove si era insediato il Presidente Tuđman con il suo entourage.
E poi, un’altra aggiunta a mano in calce: “Non è stata precisata la data del futuro incontro, probabilmente da tenersi a Venezia”. Avevo cercato di rintracciare le persone che a quel tempo lavoravano al Desk italiano, cioè all’ufficio del Ministero degli Esteri che curava le relazioni con l’Italia e sbrigava la corrispondenza tra il Ministero e l’Ambasciata croata in Italia, ma non avevo avuto fortuna. Una di queste persone si era ritirata in pensione, l’altra era finita in Argentina, e poco restava della “memoria istituzionale”, presupposto fondamentale per la continuità delle relazioni internazionali di un Paese.
Così dovetti chiedere la spiegazione sul motivo per cui i lavori di questa Commissione si erano insabbiati, e a che punto ciò fosse avvenuto, al copresidente croato. L’accademico Ibler, grande esperto di diritto internazionale, aveva proprio compiuto i 99 anni quando gli parlai, poco prima di partire per Roma. Un uomo gioviale nonostante l’età (è morto a 103 anni, per lesioni interne provocate da un ciclista avventato che lo aveva investito sul marciapiede). Mi disse, con un sorriso: “Infatti, dovevamo incontrarci, e io dovevo convocare la riunione, ma quegli str… del Ministero degli esteri croato non si erano fatti vivi, e mi era sembrato, dopo l’avvio dei lavori, che fossero troppo imbarazzati dalla nostra larghezza di vedute, sia croata che italiana. E così, non ho insistito, ed essi si sono, a quanto sembra, dimenticati del tutto, indiavolati per altri scandali e avvenimenti che si susseguivano uno dopo l’altro. E poi, ho qualche anno sul groppone…”. Fu questa la vera ragione dell’insabbiamento? A ogni modo, se non è vero – la trovata è buona.

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