La Giornata Internazionale del Volontariato, che si celebra il 5 dicembre di ogni anno, è un’occasione per riconoscere e ringraziare i volontari per il loro contributo prezioso. Lo scopo della giornata è proprio quello di riconoscere il lavoro, il tempo e le capacità dei volontari in tutto il mondo. Questa giornata promuove la consapevolezza sull’importanza del volontariato e incoraggia più persone a impegnarsi in attività di volontariato per migliorare la società e il mondo che ci circonda. L’attività di volontariato è quella di sostenere le iniziative di pace, gli aiuti umanitari e di assistenza medica, il monitoraggio dei diritti umani e il supporto di organizzazioni non lucrative di utilità sociale.
Lo slogan scelto dall’Onu per questa 38ª Giornata internazionale del volontariato è “If everyone did”, come a voler sottolineare la potenza delle azioni collettive di solidarietà. Se tutti si impegnassero nel volontariato, questo diventerebbe una “enorme risorsa rinnovabile”, a disposizione di buone cause e organizzazioni senza scopo di lucro per produrre un impatto significativo (a costo quasi zero) sulle situazioni critiche ed emergenziali che riguardano i contesti in cui viviamo. Tutti vengono esortati, pertanto a “fare la propria parte per il Pianeta”. La potenza delle azioni collettive, motivate dalla passione e dal coinvolgimento personale, può infatti produrre infinite possibilità per lo sviluppo di un mondo più sostenibile.
Un brand per la città
Solitamente l’attività di volontariato viene associata all’assistenza ai bisognosi, a qualcosa di più coinvolgente dal punto di vista emotivo, ma c’è una forma di volontariato meno diffusa, ma che è diventata quasi un brand per la città di Fiume: il volontariato culturale. È un’eredità lasciataci da Fiume Capitale europea della cultura, un tesoro che non ha prezzo, ed è proprio la presenza silenziosa, ma visibile di questi volontari ad aver garantito la riuscita del programma in condizioni tutt’altro che agevoli, considerata la pandemia da Covid-19.
Centinaia di “comuni cittadini”, desiderosi di dare il proprio contributo e anche di sentirsi parte dell’evento, hanno dato con la propria disponibilità una spinta importante e decisiva al progetto. Senza vincoli di appartenenza o di identità, di genere o di età, hanno semplicemente voluto dare una mano. Circa la metà sono giovani fino a 30 anni, ma l’altra metà sono pensionati e persone in rapporto di lavoro, di diversi profili professionali, da professori universitari a impiegati, da ingegneri a istitutrici d’asilo, da medici a giornalisti…
Ci guadagnano tutti…
Certamente, si tratta di un modo nuovo e diverso di vivere il volontariato, con nuove motivazioni, ma anche con modalità di partecipazione diverse rispetto al volontariato tradizionale, che tuttavia merita di essere conosciuto e sostenuto. Questa forma di volontariato esprime la voglia di essere parte, non semplici spettatori di una manifestazione, di contribuire a un’iniziativa utile per la comunità. “Si dovrebbe pensare di più a far del bene che a stare bene: e così si finirebbe anche a stare meglio”, disse l’Anonimo ne I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Una frase che accomuna tutti i volontari.
Calato il sipario su Fiume Capitale europea della cultura, però, questo volontariato estemporaneo ha continuato a esistere e a portare benefici alla nostra società. Per tutte le persone coinvolte, il cui numero ha continuato a crescere negli anni, è stata senza dubbio un’esperienza utile, formativa, educativa. Conoscersi, stare assieme, confrontarsi, aiutarsi a vicenda… È così che si sono creati nuovi legami e amicizie. Insomma, una situazione win-win in cui ci guadagnano tutti, sia quelli che beneficiano del lavoro dei volontari, sia i volontari stessi.
Più consapevoli e attenti
Grazie all’impegno di Asja Brusić, coordinatrice del programma di volontariato della Capitale europea della cultura gestito dalla Casa croata di cultura (HKD) di Sušak, la quale ha attinto le proprie energie da quella delle centinaia di volontari che hanno aderito durante, ma anche dopo CEC 2020, il progetto è rimasto in vita e continua a lasciare il proprio segno nel mondo della cultura. Il volontariato culturale è una forma particolare, inconsueta di volontariato, è un modo bello e nuovo per coinvolgere le persone nel mondo della cultura, persone che aiutando diventano anche un nuovo pubblico.
Fiume CEC 2020 ha dato sicuramente una mano a questo movimento, perché è allora che sono stati delineati il percorso giusto per il riconoscimento, la programmazione e l’organizzazione dell’attività del volontariato nell’ambito del patrimonio culturale, una sorta di progetto pilota che dovrà essere recepito e fatto proprio da enti e associazioni che potranno, se vorranno, adattarlo alle loro esigenze specifiche. Un volontariato culturale più forte e organizzato significa anche cittadini e istituzioni più consapevoli e attenti alla tutela del nostro patrimonio culturale. Le persone diventano volontari per ragioni differenti, tra le quali il desiderio di farsi nuovi amici, di divertirsi, di “restituire qualcosa alla società”, di uscire di casa, di arricchire il proprio curriculum, come momento di passaggio per trovare un nuovo lavoro, per tenere esercitate le abilità e le conoscenze acquisite nel corso di una vita. Tutti questi motivi sono ugualmente validi, ma va anche sottolineato che più della metà dei volontari afferma che questo tipo di volontariato offre l’opportunità di sviluppare nuove competenze.
Inclusione sociale e coesione
Sulla base delle esperienze realizzate si evince che le attività principali svolte nel settore da volontari in gruppi o associazioni sono sorveglianza, accoglienza, mediazione e interpretariato, assistenza per la fruizione ad anziani e disabili, informazione e orientamento, rapporti con il territorio. Operano pertanto lungo quasi tutta la filiera relativa ai beni oggetto di valorizzazione, siano essi in un museo, area archeologica, edificio monumentale, oppure in una zona a vincolo paesaggistico.
Il volontariato nella cultura svolge un ruolo cruciale nel preservare, promuovere e arricchire il patrimonio culturale di una comunità. Questo può includere attività di vario genere. Volontari che lavorano in musei e biblioteche possono svolgere ruoli come guide, assistenti alla ricerca, archivisti, e contribuire a preservare la storia e la conoscenza. Nel caso di Fiume, i volontari hanno dato un contributo importante nel trasloco della Biblioteca civica dalle sedi Filodrammatica e Palazzo Modello al nuovo palazzo nel Complesso Benčić, nel quartiere culturale della città, dove i volontari fiumani sono una presenza costante, sia nella Casa dell’infanzia che nel Museo di arte moderna e contemporanea.
I volontari spesso partecipano all’organizzazione di eventi culturali, festival, mostre d’arte, spettacoli teatrali e altro ancora, fornendo supporto logistico e promuovendo la partecipazione della comunità. I volontari possono anche essere coinvolti nella conservazione e nel restauro di edifici storici, monumenti e siti archeologici, lavorano con scuole e organizzazioni culturali per promuovere la creatività e l’apprezzamento delle arti e sono coinvolti in progetti che mirano a preservare e celebrare la cultura locale, inclusi progetti di documentazione, raccolta di storie e iniziative comunitarie.
Possiamo affermare senza timore di smentita che il volontariato nella cultura non solo arricchisce la vita culturale di una comunità, ma contribuisce anche a promuovere l’inclusione sociale, la comprensione interculturale e la coesione comunitaria.
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