Il favoloso linguaggio del suono e delle note

Il quartetto composto da Roberto Magris, Denis Razumović, Vedran Ružić e Rajko Ergić ha lasciato un'impronta internazionale di musica jazz al Club dei giovani di Fiume

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Il favoloso linguaggio del suono e delle note
Roberto Magris, Vedran Ružić, Rajko Ergić e Denis Razmović. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Atmosfera vibrante l’altra sera al Club dei giovani di Fiume. A illuminare la scena un quartetto che, seppur composto da musicisti più che affermati come Denis Razumović al sassofono, Vedran Ružić al contrabbasso e Rajko Ergić alla batteria, ha guadagnato un’impronta internazionale grazie alla presenza del talentuoso Roberto Magris, triestino noto e rispettato nel panorama jazz mondiale.
In un ambiente intimo e accogliente, sebbene piccolo, il club ha fatto scrigno alle note che hanno danzato nell’aria, catturando l’attenzione dei presenti, in prevalenza studenti e giovani, che hanno accolto con entusiasmo le melodie incalzanti del quartetto.
Durante la performance, il quartetto ha dimostrato un’abilità straordinaria nel tessere trame sonore avvincenti, guidando gli spettatori in un viaggio emozionante attraverso la presentazione del materiale musicale con il quale parteciperanno al Trieste Love Jazz festival a luglio e che poi incideranno in studio in autunno.
La presenza di Magris ha sicuramente aggiunto il giusto tocco di raffinatezza e prestigio alla serata, con la sua maestria al pianoforte che ha ipnotizzato e rapito l’uditorio, meritandosi più volte l’applauso. La sua interazione con gli altri membri ha creato, in alcuni frangenti un’armonia unica confermando la loro profonda connessione musicale e l’abilità nel comunicare attraverso il favoloso linguaggio universale del suono e delle note.
“A Fiume sono venuto tantissime volte, ma è solo da quest’anno che mi sono unito ai ragazzi, riprendendo la collaborazione con Denis Razz, Vedran e Rajko e ora i nostri piani professionali viaggiano sugli stessi binari. Io avevo molte collaborazioni negli Stati Uniti ma con il COVID si era bloccato un po’ tutto per tre lunghi anni e al momento della ripartenza ho deciso di azzerare delle cose e ripartire con dei progetti nuovi come questo. Gli stimoli ci sono e il nostro compito è tramandare il jazz anche alle generazioni future. Il coinvolgimento dei giovani è fondamentale”, ci ha spiegato Roberto Magris.
L’artista triestino è ottimista sul futuro del jazz. “Io lo vedo molto bene, ci sono giovani musicisti jazz dappertutto che, oggi, a differenza del passato, finiti gli studi, si rivolgono subito al jazz. È un trend crescente degli ultimi trent’anni e sempre più paesi hanno inserito nei loro programmi di studio anche la musica jazz, il che aiuta ad ampliare il pubblico”.
Tra le tante collaborazioni prestigiose si è ricordato di quella con il bassista di John Coltrane, Art Davies, che è stato, in varie occasioni, contrabbassista del suo stesso trio e con il quale ha anche inciso dei pezzi e che è stato forse, senza sminuire tutti gli altri, la figura massima con le quali ha suonato.
“Abbiamo fatto alcune date esplorative per vedere come funzioniamo insieme e che repertorio avremmo suonato. Ognuno di noi ha un suo stile e una propria storia musicale. Ci è servito per scegliere la direzione musicale del gruppo e andremo in questa direzione. Il primo appuntamento importante è il festival internazionale Trieste Love Jazz dove porto sempre qualcosa di diverso e quest’anno porterò questo gruppo. E poi, essendo il direttore artistico dell’etichetta JMood di Kansas City, farò incidere quello che suoneremo in studio, per poi uscire su scala mondiale e sul mercato statunitense”, ha concluso il pianista.
Anche Denis Razumović Razz ha mostrato sprazzi d’assolo più che invidiabili e si è mostrato disponibile anche per il nostro quotidiano. “Con Roberto ci si conosce e si collabora dal 2008, grazie al sassofonista Herb Geller con il quale abbiamo collaborato entrambi. A Fiume abbiamo suonato in Comunità e in altri posti, forse minori per capienza, ma indispensabili per portarci a perfezionare il suono. Io preferisco fare così. È un bel periodo per tutti noi e siamo molto soddisfatti. E poi con Magris è veramente un onore collaborare, chi non conosce il suo percorso potrebbe essere curioso di scoprirne di più perché merita”.
Chi c’era ha vissuto un’esperienza appagante gustandosi la pura essenza del jazz scoprendo magari un’attrazione inconscia per questo genere. Il sorriso stampato sulle facce dei presenti è la prova del potere travolgente del jazz nel creare connessioni profonde e arrivare dritto al cuore.

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