Tartini e de Castro, un inestimabile patrimonio sepolcrale

La conservazione e il restauro delle tombe al Cimitero storico di Pirano sono stati alcuni dei temi della tavola rotonda tenutasi alla CI «Giuseppe Tartini» promossa nell'ambito delle Giornate europee dei cimiteri

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Tartini e de Castro, un inestimabile patrimonio sepolcrale
Autorità, organizzatori e relatori in Casa Tartini. Foto: ELENA BUBOLA

L’importanza di trattenere eterei istanti distanti, testimoni di piccole storie di pietra. Custodire trame comuni di un passato non troppo lontano di taciti sussurri che nel composto silenzio affermano l’eterna mortalità di esistenze senza volti, soffocate dalla terra. Piccoli sassi che squarciano tenebre all’ombra dei cipressi a raccontar di vite spezzate. Questi archivi di roccia, intrisi di ricordi impalpabili, parlano di storia. Cappelle di famiglia, sepolcri e una distesa di lapidi scrigni della memoria alla mercè del tempo.

“Chi vigila sulla conservazione e il restauro delle tombe al Cimitero storico di Pirano?”, se lo sono chiesti alla CI “Giuseppe Tartini” di Pirano, promotrice assieme alla CAN locale della tavola rotonda, sinergia di incontri e collaborazioni a più mani, rientranti nella trilogia di eventi promossi per la salvaguardia della necropoli nell’ambito delle Giornate europee dei cimiteri. A moderare l’appuntamento in Casa Tartini, Fulvia Zudič, presidente del sodalizio, con i saluti del console generale d’Italia a Capodistria, Giovanni Coviello, del vicesindaco di Pirano, Christian Poletti, del presidente della locale CAN, Andrea Bartole, che hanno lasciato la parola, per l’intervento introduttivo, allo storico-ricercatore nonché vicepresidente della CI, Kristjan Knez, operante in seno alla Società di studi storici e geografici di Pirano.

Storia ricca di significati
Molti i cenni documentati dalle tre aree designate alla sepoltura ante 1348 più una, di recente scoperta, passando per le chiese, fino all’odierno camposanto del 1862 in uso ancora oggi, tutti siti esaustivamente regolamentati già all’epoca, secondo fonti storiche, da un decreto di 140 articoli onnicomprensivi della parte conservativa, in mano a una Commissione espressamente costituita. Fiumi di parole sull’ultima dimora delle più importanti famiglie piranesi, dai Tartini ai de Castro e altre ancora, le cui tombe antiche, assieme al portale d’ingresso e la cappella cimiteriale in stile gotico o il lapidario, non sono soltanto di rilevanza architettonica ma rappresentano uno spaccato di storia pregno di simboli e significati, fonte inesauribile di conoscenze demografiche, sociali, economiche e artistiche già proclamato, nel 2018, monumento culturale d’importanza locale.

Salvaguardare il passato
Di questo libro a cielo aperto, connessione tra patrimonio culturale e memoria, Nadia Zigante ne ha argomentato l’identità collettiva a nome della CAN locale, per la quale il Cimitero di Pirano è un luogo straordinario a cui attingere al passato della comunità. Identità del territorio per cui è doveroso promuoverne la tutela per preservare le tangibili testimonianze del forte mutamento demografico subito, a più riprese, della presenza italiana che rischia la palese cancellazione del passato causa l’abbandono delle tombe. Una problematica che non costituisce solo uno stravolgimento dell’assetto architettonico ma “è” e rappresenta, la perdita di un’ingente patrimonio che non ritornerà più.
Su come possa il gestore di un monumento culturale di rilievo come il camposanto, contribuire al rispetto del suo regime di tutela, ne hanno dibattuto, per l’azienda “Okolje”, Aljoša Pucer, curatore del sepolcreto piranese e Sandra Martinčić Loboda, responsabile della gestione delle aree pubbliche della municipalizzata, con la cui collaborazione è stato promosso l’evento. Fautori entrambi di nuovi contatti a livello comunale volti alla semplificazione di iter burocratici e di controllo, al momento, dalle complesse direttive.
Valori e principi di conservazione del patrimonio dei cimiteri, il tema esposto da Mateja Kavčić, architetto e conservatrice-restauratrice specializzata nel rinnovo dei beni culturali (ITBCS) che ha lamentato la carenza di scultori e scalpellini diretti anche al solo restauro di un patrimonio architettonico da valorizzare. La segretaria generale dell’Associazione delle città storiche, Mateja Hafner Dolenc, ha correlato questo inestimabile patrimonio sepolcrale all’offerta turistica che, oltre ad organizzare laboratori e scuole di restauro, punta a trasmettere il binomio arte-cultura tra storia immateriale (personaggi) e materiale (tombe) puntando alla ricerca delle radici familiari di particolare interesse per gli eredi di esuli e emigrati.

L’ingresso al Cimitero di Pirano.
Foto: CLAUDIO MOSCARDA

Un bene comune
In conclusione di dibattito, promosso con il sostegno finanziario della CAN costiera, delle istituzioni comunali, del Ministero per la Cultura e l’Ufficio governativo per le minoranze nazionali, l’intervento della presidente dell’ASCE (Associazione dei Cimiteri Storico-monumentali in Europa), Lidija Pliberšek. Parlando dell’Unione delle necropoli d’importanza monumentale del continente, fattasi promotrice del patrimonio culturale degli stessi, Pliberšek ha voluto proporre una visione globale fatta di “cammini” per cambiare la percezione verso i luoghi di sepoltura che, un domani, non dovrebbero rappresentare la fine, ma un segmento fatto di lasciti e di storie di multiculturalità e multi-religiosità. Diversità che possono rappresentare la forza di un’unione verso il cambiamento di pensiero. Pliberšek ha altresì auspicato una prossima inclusione dell’area piranese nel circuito dei siti sepolcrali monumentali più significativi d’Europa vista la struttura e le collaborazioni che, a Pirano, supportano il progetto. E se l’iscrizione all’albo come sito storico di rilevante importanza è ancora lontana, consapevolezza, tutela e salvaguardia, sono un’occasione da valorizzare per onorare i ricordi prendendosi cura del patrimonio comune sempre a rischio di cancellazione. Non spezzate la voce del silenzio né fermate la storia sotto le stelle perché senza memoria non c’è domani.

L’intervento di Lidija Pliberšek.
Foto: ELENA BUBOLA

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