«Sliparija». Il tema dell’identità messo in discussione

Il Teatro cittadino di Buie ha ospitato lo spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Milan Rakovac, per la regia di Matija Debeljuh con protagonista Rosanna Bubola

0
«Sliparija». Il tema dell’identità messo in discussione

Dopo le premiate commedie “Riva i druxi” e “Blak”, “Sliparija” è la terza messa in scena tratta da un romanzo di Milan Rakovac, creata come parte del programma “Čakavian Ink” (Teatro popolare istriano) di Pola e cofinanziato dall’Assessorato alla cultura della Regione istriana. Un romanzo, quello di Rakovac, con la tendenza a fare una “traduzione visiva” per il cinema e il teatro che ha dato vita al progetto multimediale firmato dal regista Matija Debeljuh e interpretato dall’attrice Rosanna Bubola.

 

 

Tradizioni della mitologia istriana
Nel Teatro cittadino di Buie è andato in scena l’ultimo appuntamento del tour istriano dove il filo conduttore nella sua proiezione e messa in scena è stato proprio il saper “catturare” lo specifico sfondo magico atmosferico che Rakovac crea ricercando la leggenda di Bilfo e Jamurina, foiba nei pressi di Visignano, che nel frattempo è diventata una discarica illecita.

L’inganno, cioè “sliparija”, presentato come relazione tra il bene e il male attraverso le tradizioni orali della mitologia istriana, solleva la questione dell’uomo e del suo territorio, l’Istria, come un regione ma anche universalmente come luogo in cui vivere con una foiba che appare come un fenomeno naturale. Nell’opera teatrale si sono potute trovare alcune associazioni politiche però senza temi specifici ma universali e senza tempo. Ciò può essere letto come il nostro inganno interno o eterno, storico e politico, senza far riferimento alla politica ma sull’uomo e sulla verità che indirizza a qualcosa di meglio, mettendo in discussione l’eterno tema dell’identità, ma anche del senso di colpa.

Elementi naturali nei video come riferimento al romanzo

Ibrido tra film, teatro e recitazione
Una ricerca, quella di Debeljuh, iniziata dieci anni or sono, per poter interpretare al meglio il romanzo attraverso un ibrido tra film, teatro, recitazione e ambiente di installazioni scultoree e arte performativa dove il mito degli eroi e dei leader appare in questa commedia come un protagonista femminile, che attraverso diversi personaggi del romanzo rappresenta il mondo di Rakovac. Un’interazione tra i video che, contenendo elementi drammaturgici, hanno avuto un ruolo fondamentale come elemento scenografico aiutando lo spettatore a comprendere più profondamente l’intera storia.

Alla ricerca di sé stessi
Analogamente al romanzo, in cui il personaggio di un giornalista esplora le peculiarità di questa creatura mitica, il posto centrale nel film e nell’opera teatrale è occupato dal personaggio dell’”investigatore” che intraprende un’impresa simile, dove abolendo l’atmosfera magica e oscura del modello, i riflessi della sua coscienza che si mettono alla ricerca della propria identità, sono stati messi in primo piano. Dall’emergere di miti e leggende, dove la necessità è di trovare una risposta alla domanda sulla propria natura e origine, viene intrapresa una ricerca del proprio “io” dove il protagonista fornisce una visione specifica di questa leggenda istriana. Il suo percorso, attraverso la storia di Bilfo e sé stesso, non è affatto lineare e la sua progressione non è semplice, ma, proprio come la narrazione di Rakovac, è intermittente.

Un video con grande effetto scenico

Legame con la propria terra
Il protagonista, in questo caso Rosanna Bubola, interprete unica e spettacolare, è anche un bambino a cui la nonna canta una ninna nanna sulle foibe, un ragazzo che gioca con i suoi amici attorno ad esse, un giovane privo di sensi che si sveglia accanto a sé stesso e un anziano che scende e entra in lui, lasciando un dubbio sul come proprio quest’ultimo potrebbe anche essere lo stesso Bilfo. Un altro aspetto cruciale a cui è stata prestata particolare attenzione nell’adattamento è la finale, un punto messo in evidenza da Rakovac nelle sue opere. La sua tradizione istriana si trova lontano dalle località turistiche urbane e dai luoghi rurali che si fingono autoctoni e per i quali oggi l’Istria è nota. Una terra che vive con la gente e per la gente. Tale aspetto è fortemente presente in tutto il racconto, così come la straordinaria vitalità del mondo naturale dell’Istria interna, dove particolari suoni, dialetti o rumori vengono associati in modo coinvolgente a un oggetto o soggetto a cui si fa riferimento.

Un vasto team di collaboratori
Un team eccellente è riuscito a far porre negli spettatori degli interrogativi riguardo al proprio io. La compagnia ha visto alla lettura l’autore del romanzo Milan Rakovac, alla scenografia Branko Bratković, al design dei costumi, Desanka Janković, alle luci, Dario Družeta, al tono, Miodrag Flego, con musiche di Tamara Obrovac. Come consulente linguistico per il dialetto ciacavo ha contribuito Đanino Bubola, mentre Marko Kranjajić come assistente alla regia e organizzazione, Hanry Marić alla registrazione, elaborazione e produzione del suono, Sanja Rivić e Mirna Čurak al trucco e maschera affiancate dalla truccatrice, Sabrina Lučev. Nei video apparivano pure la violinista Isabel, il batterista, Vincent Ereš e le ballerine e coreografe, Ivona Medić Nikolić e Lara Bubić.

Rosanna Bubola durante l’interpretazione di uno dei personaggi

Importante figurazione visiva hanno dato pure le Majorette di Pola, Karla e Nina Harić, Paola Kliba, Debora Kalebić, Monika Divković capitanate da Bojana Raguž, che con la loro esibizione proiettata hanno rievocato con movimenti perfettamente sincronizzati un tratto importante della storia, sia esterna che emotivamente interna. Voci femminili di Karla Medakov, Sara Vulić, Katarina Paus, Leonida Manojlovski e Paola Vitasović. L’organizzazione è firmata da Manuel Kaučić e la direzione di scena da Goran Šaponja. Responsabile del laboratorio di sartoria e delle aziende, assistente del guardaroba e oggetti di scena è Desanka Janković, operatore di scena, Giordano Sirotić mentre la produzione video è firmata da “Farmacia – Spazio per l’arte contemporanea” di Dignano. Quindi, una sfida ben riuscita quella di Matija Debeljuh che firma pure la drammaturgia assieme a Rosanna Bubola, la proiezione video è stata realizzata con Elvis Butković e la registrazione video con Josip Pino Ružić.

La serata si è conclusa con un ringraziamento e un’affermazione di gioia nel vedere nuovamente le persone a teatro, da parte della padrona di casa, Rosanna Bubola, che ricopre pure il ruolo di direttrice dell’Università Popolare Aperta di Buie, ente che ha ospitato la serata.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display