«Lista delle perdite 1914-1919». Un volume di valore eccezionale

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«Lista delle perdite 1914-1919». Un volume di valore eccezionale

POLA | “Verlustliste/Popis gubitaka/Seznamek izgub/Lista delle perdite (1914-1919) Istrien/Istra/Istria” è il titolo del volume quadrilingue contenente i nomi dell’esercito istriano sacrificato sotto le insegne dell’Imperial e Regia Austria-Ungheria, dando un obolo alla Grande Guerra che aveva generato sofferenze immani e perdite che non si potevano quantificare. Ma la storiografia è una scienza che tenta di dimostrarsi esatta, che insiste con la ricerca dell’inquadratura numerica di uno dei più grandi flagelli mai toccati all’umanità. Non vi è dubbio che tantissime famiglie istriane d’oggi potranno consultare l’elenco della “Verlustliste”, per trovare i nomi di bisnonni e trisavoli che hanno perso la vita nelle trincee e nei boschi della Galizia, della Bucovina, del Carso, nel Tirolo e nei Balcani oppure nel mare Adriatico. Un po’ di luce su troppi ignoti destini arriva cent’anni dopo la tragedia del 1914-1918, senza alcuna pretesa di rendere completa la lista degli scomparsi, mutilati e morti per la Monarchia. Come sentito alla presentazione del libro – avvenuta l’altra sera nell’austera ed elegante sala Tegethoff, presso l’Ammiragliato, sede dell’Assessorato all’assetto ambientale della Regione d’Istria – questo è solo uno spunto per aprire un varco ai futuri studiosi, che vorranno completare la ricostruzione di fatti accaduti un secolo fa.

Enorme opera di ricerca

Erra anche chi crede che l’opera curata da Robert Matijašić e presentata al pubblico da Dean Krmac, redattore responsabile di Histria Editiones, sia solo un catalogo di nomi, assomigliante a un elenco telefonico. L’enorme pregio dell’opera è diventato subito palese grazie alla presentazione di illustri conoscitori del periodo storico bellico come Darko Dukovski e Aleksej Kalc. Grazie al coinvolgimento diretto della Società umanistica “Histria” di Capodistria è stato possibile assistere alla promozione di un’enorme opera di ricerca condotta dal prof. Matijašić, un nome prestigioso nel campo della ricerca archeologica, che stavolta è uscito dal seminato per entrare nell’area della storia più recente.
Il punto di partenza era stato molto personale: la necessità di risalire alla fine fatta sulle Dolomiti dal nonno arruolato nel 97.esimo Reggimento dell’Imperial e Regio esercito e da qui la sensibilità dell’avere riconosciuto la necessità di riportare alla memoria gli avi di tantissime famiglie istriane e di fornire un testo “biblico” per coloro che ancora analizzano la storia del grande conflitto. Come segnalato da Dean Krmac, l’opera di scavo instancabile con meticolosità tipica dell’archeologo, ha reso leggibili 13.204 nomi di soldati istriani deceduti, feriti e fatti prigionieri durante la Prima guerra mondiale, con allegati diversi dati personali e relativi alle unità dell’esercito di cui facevano parte.

Un grande libro umano

Tanto di informazioni sono state estrapolate dalla Lista delle perdite (Verlustliste), vale a dire dall’elenco ufficiale pubblicato dal 1914 al 1919 dall’Imperial e Regio Ministero in 709 fascicoli contenenti niente meno che 2-2,5 milioni nominativi degli appartenuti all’esercito austroungarico. Stando alle valutazioni di Aleksej Kalc l’opera si può ben considerare quale “primo tentativo di quantificare le perdite militari nella Grande Guerra con l’individualizzazione dei nominativi di migliaia di istriani fin troppo a lungo dimenticati”.
“Questo volume ha un valore eccezionale – ha detto lo storico – e va elogiato per la vastità e per il singolare risultato al quale si è arrivati dopo un pluriennale lavoro di ricerca compiuta su base volontaria, con metodo estremamente capillare e professionale”. Nello smentire l’assomiglianza con un elenco telefonico, lo storico Darko Dukovski non ha dubbi: il volume rappresenta la realizzazione dei sogni di ogni storico ricercatore. È “un grande libro umano” proprio perché recupera la memoria perduta sulle genti istriane in una guerra che per certi aspetti egli definisce anche più crudele e cruenta della Seconda guerra mondiale. “Si credette – così Dukovski – che lo scontro bellico si sarebbe esaurito entro Natale del 1914. Invece terminò nel novembre del 1918. In queste pagine che abbiamo innanzi abbiamo una visione fenomenale dei destini umani per capire chi furono e che fine fecero migliaia di istriani in un’epoca di enormi sconvolgimenti storico-sociali ed economico-demografici. Da tempo c’era stata la necessità di potere disporre di un volume del genere che in quanto tale rappresenta una vera rarità.” Come riconoscere la gente del territorio istriano – dal Margraviato d’Istria, da San Dorligo della Valle a Castua e dalla isole del Quarnero – tra milioni di persone sacrificate per gli interessi di Stato? La difficoltà della ricerca è stata resa palese con le spiegazioni dell’autore: immaginarsi il problema dell’individuare tra tanta confusione di dati raccolti in tempo bellico, cognomi segnalati in maniera errata, nomi germanizzati (in Franz, Hans, Josef e via storpiando) gli originari dei territori che ci riguardano. Matijašić spiega che la sua è una struttura di fondamento su cui ricostruire la storia e risalire a ulteriori dati con cui salvaguardare meglio il patrimonio umano.

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