Leopoldo Metlicovitz, pioniere della cartellonistica pubblicitaria

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Leopoldo Metlicovitz, pioniere della cartellonistica pubblicitaria

TRIESTE | Capita che Trieste riscopra sé stessa attraverso i suoi autori che ciclicamente occhieggiano dalle sale del Museo Revoltella dove, nei giorni scorsi, è stata inaugurata l’esposizione dedicata a Leopoldo Metlicovicz. Figlio di un commerciante di origini dalmate (il cognome della famiglia era in origine Metlicovich), a quattordici anni lavora come apprendista in una tipografia di Udine, dove impara la tecnica della litografia. Qui viene notato da Giulio Ricordi, titolare delle omonime Officine Grafiche, che lo invita a Milano a lavorare come aiuto litografo. E alla mostra, che dal Revoltella prosegue poi al Museo teatrale Schmidl di via Rossini, si riesce a cogliere proprio questo primo aspetto del suo impegno. Emerge il suo lavoro nella cartellonistica. Infatti, nel 1892, dopo aver collaborato con la Tensi, azienda di prodotti fotografici, Metlicovicz rientra in Ricordi come direttore tecnico. Nel contempo, si inserisce nell’ambiente teatrale e inizia la sua carriera come scenografo e costumista alla Scala.

Il costume femminile

La sartoria Mele di Napoli gli affida l’incarico di pubblicizzare i suoi capi d’abbigliamento: i vestiti per “Il mare e la campagna”. Impensabile oggi, ma non tanto, questa divisione netta tra ciò che fosse conveniente indossare nelle varie occasioni. Molto più accentuata questa differenziazione di quanto noi oggi possiamo immaginare. Non è solo arte quella che emerge da questa esposizione ma anche un viaggio nella storia del costume e dello stereotipo femminile. I volti sono levigati e perfetti, quasi delle bambole di biscuit con sguardi languidi e trasognati. Un gusto del tempo che ritroviamo anche in autori di altri paesi europei dell’epoca. Nel 1906, in occasione della grande Esposizione universale a Milano, l’artista triestino vince il concorso per il manifesto della fiera, affermandosi anche come cartellonista e collaborando poi con diverse riviste come illustratore.
Altre immagini famose create da lui sono quelle per la locandina del film “Cabiria”, un kolossal del muto sceneggiato da Gabriele D’Annunzio, e il marchio di fabbrica che ancora oggi viene utilizzato dalle Fratelli Branca Distillerie, produttrici del Fernet Branca, raffigurante un’aquila che ghermisce con le ali spiegate una bottiglia del liquore amarognolo al di sopra di un globo terracqueo.
Per la Ricordi cura le illustrazioni di calendari, libretti d’opera e cartoline. L’esposizione si deve a Comune di Trieste-Assessorato alla Cultura, Sport e Giovani-Area Scuola, Educazione, Cultura e Sport-Servizio Musei e Biblioteche, in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività culturali, Polo Museale del Veneto-Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso e con il contributo della Regione FVG. La rassegna è curata dallo storico dell’arte e scrittore Roberto Curci e diretta da Laura Carlini Fanfogna, direttrice del Servizio Musei e Biblioteche, e da Marta Mazza, direttrice del Museo Nazionale Collezione Salce.

Esperto dell’arte cromolitografica

L’occasione sono i 150 anni dalla nascita a Trieste di Leopoldo Metlicovitz.
Assieme ad artisti quali Hohenstein, Laskoff, Terzi e al più giovane concittadino Marcello Dudovich, Metlicovitz (che di quest’ultimo fu il “maestro”) operò per decenni a Milano, dopo un avvio come pittore paesaggista nella città natale e un apprendistato come litografo (professione ereditata dal padre) in uno stabilimento grafico di Udine.
Fu proprio grazie all’intuito di Giulio Ricordi, che Metlicovitz potè esplicare, dagli ultimi anni dell’Ottocento, tutte le proprie potenzialità espressive, non solo come grande esperto dell’arte cromolitografica, ma pure come disegnatore e inventore di quegli “avvisi figurati” (così chiamati allora) che, affissi a muri e palizzate, mutarono il volto delle città con il loro vivace cromatismo, segnando anche in Italia la nascita di quell’arte della pubblicità sintonizzata su quanto il “modernismo” internazionale andava proponendo nelle arti applicate sotto i vari nomi di Jugendstil, Modern Style, Art Nouveau, Liberty. Ma basta un anniversario a giustificare la mostra?

Manifesti, dipinti e «grafica minore»

“È una sorta di risarcimento nei confronti di Metlicovitz, un artista che passava dalla pittura ad altre arti e altri temi, alla società in generale, a viaggi, sport, turismo, restituendoci l’immagine di un’epoca – ha spiegato Carlini –. Nella grande monografia rivive l’intero arco della produzione dell’artista. Le opere esposte, 73 manifesti (alcuni di dimensioni “giganti”), tre dipinti e una ricca selezione di “grafica minore” (cartoline, copertine di riviste, spartiti musicali ecc.), sono organizzate in otto sezioni espositive, sette delle quali ospitate presso il Civico Museo Revoltella e una – la sezione dedicata ai manifesti teatrali per opere e operette – nella Sala Attilio Selva, al pianterreno di Palazzo Gopcevich, sede del Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”. Le opere provengono per la gran parte dal Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso (68 manifesti), oltre che dalle collezioni civiche (Civico Museo Revoltella e Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”) e da raccolte private.

Metlicovitz – cartellonista e pittore

“La produzione cartellonistica di Metlicovitz, così come quella dell’amico Dudovich, – sottolinea Roberto Curci – fu particolarmente intensa negli anni precedenti la Grande Guerra, con la creazione di autentici capolavori rimasti a lungo nella memoria visiva degli italiani e a tutt’oggi largamente citati e riprodotti in ogni studio sull’evoluzione del messaggio pubblicitario del Novecento. A questo eccellente artista, caratterialmente schivo ed estraneo ad ogni mondanità, alle prove – affascinanti per verve ed eleganza stilistica – da lui devolute sia a realtà commerciali come i popolari Grandi magazzini napoletani dei Fratelli Mele sia all’universo musicale e teatrale, spiritualmente a lui congeniale (conoscente di Verdi, fu amico soprattutto di Puccini), è dedicata questa mostra che si propone di rappresentare il “tutto Metlicovitz”, straordinario cartellonista, certo, ma anche eccellente pittore ed efficace grafico e illustratore”.
La mostra è corredata da un raffinato catalogo, a cura di Roberto Curci e Marta Mazza (Lineadacqua Edizioni).
Inoltre, grazie alla collaborazione fra Teatro Stabile dell’FVG, Comune di Trieste e la compagnia Arearea, si proporranno “Museo in Danza” negli spazi del Revoltella, il 21, 22 e 23 dicembre, con sette appuntamenti in calendario. Il 21 dicembre, alle 18, si terrà un evento speciale con una coreografia che si inserirà nella mostra dedicata a Metlicovitz.

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