La pazzia di «Macbeth» non entusiasma

Nonostate le eccellenti interpretazioni di Ozren Grabarić e Olivera Baljak, la tragedia shakespeariana lascia a desiderare

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La pazzia di «Macbeth» non entusiasma
L’ultimo stadio della pazzia di Macbeth. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

La lotta e l’avidità di potere sono temi universali che hanno ispirato innumerevoli opere d’arte. Pensiamo soltanto alla serie “Game of thrones”, adattamento televisivo del ciclo di romanzi “Cronache del ghiaccio e del fuoco” (A Song of Ice and Fire) di George R. R. Martin, che è ambientata in un mondo immaginario ispirato all’Europa e con innumerevoli riferimenti storici, come la Guerra delle due rose (1455 – 1485), un conflitto combattuto in Inghilterra tra la ricca e potente famiglia dei Lancaster e l’orgogliosa compagine degli York. La storia dell’Inghilterra è entrata a far parte anche delle opere del più grande drammaturgo e poeta inglese, William Shakespeare, vissuto a cavallo del XVI e XVII secolo. Una delle tragedie shakespeariane più note e truculente, “Macbeth” (titolo completo “The Tragedy of Macbeth”), dopo 66 anni è stata riproposta al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”.

La produzione fiumana della tragedia, con la regia di Eduard Miler, drammatizza i catastrofici effetti fisici e psicologici della ricerca del potere per il proprio interesse personale: l’esito di tale condotta è un gorgo inesorabile di errori ed orrori. Nel racconto, risalente al 1606 e che da più di quattro secoli affascina il pubblico, le streghe prevedono il futuro del generale scozzese Macbeth e gli dicono che sarebbe diventato re di Scozia. Incoraggiato dalla moglie assetata di potere e guidato da uno spirito machiavellico, secondo cui il fine giustifica i mezzi, Macbeth uccide il re di Scozia Duncan (interpretato dall’eccellente Leonora Surian Popov) e successivamente tutti gli altri che intralciano il suo viaggio verso il potere, precipitando nella follia e nel buio senza ritorno.

Scenografia minimalista
Com’era stato già annunciato, l’approccio del regista lascia una profonda impronta visiva sullo spettatore, soprattutto nella prima scena, nella quale il bianco e nero della scenografia contrasta nocon il sangue che sgorga dalla bocca di una delle vittime del (futuro) sovrano, mentre dalla sua testa incoronata esce una nuvola di fumo. La scenografia, di Atej Tuta, è composta da una pedana bianca a forma di croce, lievemente in pendenza, sulla quale gli attori camminano liberamente. Più procede lo spettacolo e più vernice rossa viene versata, più la pedana diventa una sorta di tela sulla quale scorre il sangue delle vittime innocenti di Macbeth. Anche se l’effetto visivo è decisamente impressionante, alla fine dello spettacolo si ha l’impressione che gli attori facciano fatica a muoversi per paura di scivolare e cadere. Sulla tela collocata in fondo alla scena vengono proiettati continuamente dei video, anch’essi realizzati da Atej Tuta, di sostanze non ben definite che cambiano forma e che per quanto surreali possano sembrare, in realtà ben si abbinano all’idea del re pazzo e delle idee irreali, oniriche, che probabilmente viaggiano per le sue sinapsi.

Appiattiti i personaggi
Le interpretazioni di Ozren Grabarić e Olivera Baljak, nei ruoli di Macbeth e Lady Macbeth, sono state assolutamente impeccabili, ma ciò non stupisce dato il talento e la lunga esperienza che entrambi vantano. Grabarić riesce a rendere l’idea del condottiero freddo e calcolatore, ma vulnerabile alle lusinghe delle veggenti e della consorte. Riesce a rendere sia a voce, che col movimento del corpo (la coreografia è di Andreja Brozović) lo struggimento interiore che sta vivendo il sovrano. Baljak, d’altro canto, propone una Lady Macbeth passionale e manipolatrice.
Quello che ha detratto dal piacere di vedere i complessi intrighi di corte è stata la scelta di rendere tutti i personaggi, esclusa la coppia al potere, assolutamente identici. Tutte le eccellenti attrici in scena, ovvero Jelena Lopatić (Banquo), Ivna Bruck (Macduff), Aleksandra Stojaković Olenjuk (Malcolm e Primo sicario), Ana Marija Brđanović (Ufficiale e Terzo sicario), Leonora Surian Popov (Duncan), Andreja Brozović Adžić-Kapitanović (Fleance, Terzo spettro e Medico), Ana Vilenica (Lady Macduff), Nika Grbelja (Figlio di Macduff) e Sabina Salamon (Danalbain e Secondo sicario), erano vestite allo stesso modo, con la stessa acconciatura di capelli e pressoché indistinguibili le une dalle altre, almeno per gli spettatori che non vanno regolarmente a teatro. A parere di chi scrive, almeno nei costumi, realizzati da Jelena Proković, si sarebbe potuto facilitare il riconoscimento dei personaggi. Lo stesso vale per le pettinature, che a differenza di Olivera Baljak, che aveva i capelli sciolti, erano tutte legate in uno chignon. Il trucco, invece, era uguale per tutti, ovvero tutti i personaggi erano bianchi in viso, quasi a voler preannunciare la tragica fine che faranno.

Ottime le musiche
La parte del progetto che sicuramente ha reso l’idea della gravità e tragicità della sorte di Macbeth sono le melodie di sottofondo, selezionate da Eduard Miler, e caratterizzate da un ritmo lento e pieno di bassi, quasi a voler indicare l’inesorabile incedere del destino preannunciato dalle streghe all’inizio della pièce. La domanda è se lo scenario previsto dalle streghe sia stato una profezia che si autoavvera o se il destino di Macbeth era segnato dal buon inizio, come starebbe a indicare quest’interpretazione dell’opera di Shakespeare.

Tiepida la reazione del pubblico
L’interesse da parte del pubblico fiumano per quest’opera di Shakespeare era estremamente vivo, come pure le aspettative dei presenti. Anche se lo spettacolo dura soltanto un’ora e mezza, a momenti si è rivelato lento e monotono. Se pensiamo che due anni esatti fa, il TNC “Ivan de Zajc” ha proposto la commedia di Shakespeare “La dodicesima notte, o quel che volete” destando un enorme successo di pubblico, ci renderemo conto che il problema non sta nel commediografo inglese, quanto nell’adattamento contemporaneo delle sue opere. Il pubblico fiumano ha applaudito il “Macbeth”, ma dopo il secondo inchino ha preso i cappotti ed è tornato a casa senza troppi complimenti.

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