«Il primo volo» di Melita Adany raccontato a Porto Albona

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«Il primo volo» di Melita Adany raccontato a Porto Albona

PORTO ALBONA | Soltanto la bellezza dell’anima può sopraffare quella della natura. È la morale della storia raccontata da Melita Adany nel suo libro “Il primo volo – Prvi let”, un volume bilingue, scritto in croato e tradotto in italiano da Ornella Sciucca. Pubblicato nel 2015 nell’ambito delle Giornate della cultura italiana del Consolato generale d’Italia a Fiume, in collaborazione con l’Università Popolare di Trieste e l’Unione Italiana, il libro si è trovato nei giorni scorsi al centro di un appuntamento organizzato a Porto Albona, in occasione della Notte del libro.

Protagonisti della serata, tenutasi sulla terrazza di uno dei locali nella zona di Sant’Andrea, sono stati gli alunni della sezione locale della Scuola elementare “Matija Vlačić”. Quelli più grandicelli, di terza e quarta classe, partecipano al gruppo di lettura diretto da Nataša Jelčić Kovačević, psicologa e bibliotecaria di Arsia, la quale lavora nelle SEI fiumane “San Nicolò” e “Gelsi”.
“La prima idea pensata per l’evento letterario era quella di organizzare una serata con i ragazzi, nel corso della quale includerli nella lettura del libro di Melita Adany. Tuttavia, dopo aver parlato con le loro insegnanti, Dilana Dagostin Mohorović e Marta Verbanac, abbiamo deciso di dare vita a quest’incontro con l’autrice e la traduttrice del volume”, ha spiegato Jelčić Kovačević aggiungendo di avere voluto ideare una Notte del libro un po’ diversa, alla quale hanno partecipato infine anche i bambini più piccoli.

Le domande dei bambini

“Qual è il vostro momento magico della giornata?”, “Perché ha deciso di scrivere questo libro?”, “Come si diventa un traduttore di successo?”, sono state soltanto alcune delle domande poste all’autrice e alla traduttrice, le quali hanno condiviso con i ragazzi diversi messaggi e consigli utili per affrontare la vita di tutti i giorni, come ad esempio saper coltivare le amicizie, essere orgogliosi delle proprie creazioni, avere una musa ispiratrice ovvero “una persona che ispira emozioni e idee”, ma anche non sentire il dovere di essere sempre i migliori e di ottenere soltanto voti ottimi a scuola. “Anche un ‘molto buono’ va bene ed è degno di essere premiato da parte dei genitori con una cioccolata”, ha detto Melita Adany. Parlando del suo libro, l’autrice, che insegna nella SEI “San Nicolò” ed è conosciuta anche per la sua passione per le immersioni subacquee, ha raccontato che la sua è la storia di un uccellino che ha paura dell’altezza e che sta per cimentarsi nel suo primo volo.

Il coraggio di superare la paura

“Anche noi adulti abbiamo paura di qualcosa. L’importante è sapere che tutti possono cambiare la propria vita. Alcune persone hanno questo potere dentro di sé, ma molti hanno bisogno di qualcuno che li aiuti, che potrebbero essere i loro amici o qualcuno che abbiamo conosciuto e che è la persona giusta, una persona buona, una di quelle anime dolci che ci circondano e che dobbiamo ancora scoprire”, ha detto l’autrice, aggiungendo che “Il primo volo” è il primo libro da lei scritto. Sono in attesa di pubblicazione altri venti racconti. “Mi piace scrivere e mi piacciono le storie, perché mi permettono di sognare. Mi sento a mio agio nella scrittura”, ha affermato Adany, dicendosi molto grata all’amica e collaboratrice Ornella Sciucca, insegnante, fondatrice e direttrice di un Centro per la promozione della lingua e della cultura italiana operante a Fiume, per l’ottima traduzione.
“Ho accolto con gioia la proposta di tradurre questo libro, anche perché è un po’ una storia mia”, ha affermato Ornella Sciucca, spiegando che il volume è scaturito da un progetto suo e di Adany, ossia da una messa in scena inerente al piccolo pulcino, protagonista della storia, presentata 24 anni fa alla Rassegna dei lavori letterari e giornalistici e delle recite scolastiche “Lidrano”.
“Dentro a tutti i personaggi della storia, tra cui il pulcino e una cavalletta, c’è Melita e il suo cinguettare alla vita”, ha aggiunto Sciucca, secondo la quale, per tradurre bene un testo letterario bisogna conoscere l’autore dell’originale, capire la sua anima e il suo cuore.

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