Il linguaggio della danza non conosce confini

Debutta giovedì 18 marzo nel Teatro Nazionale Croato «Ivan de Zajc» lo spettacolo di danza «Odissea» coreografato da Walter Matteini. Abbiamo avuto il piacere di conoscere l’autore del brano il quale ci ha anticipato alcuni tratti salienti della pièce

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Il linguaggio della danza non conosce confini

In prima assoluta giovedì 18 marzo Walter Matteini, con il Corpo di ballo del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”, presenterà nel Teatro fiumano il suo nuovo spettacolo, l”Odissea”. Il poema epico trasmutato in danza è un racconto che va alla ricerca del presente. Nel corso della sua formazione e crescita interiore, l’eroe si evolve, sfiorando i confini delle capacità fisiche e mentali. Le avventure e i personaggi che incontra durante il viaggio riflettono le sue ambizioni e le paure personali.
La coreografia, e i costumi sono opera di Walter Matteini e Ina Broeckx, le luci di Nuno Salsinha, mentre la scenografia è di Aleksandra Ana Buković.

Passione per la coreografia
Il coreografo romano Walter Matteini (classe 1972) si diploma presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma, danzando in seguito per alcune delle più prestigiose Compagnie italiane e internazionali, tra cui il Balletto di Roma, Le Ballet National de Marseille Roland Petit e la Fondazione Nazionale della Danza Compagnia Aterballetto.

È stato da sempre fortemente attratto dalla coreografia, una passione e un talento che ha sviluppato partecipando a Serate per Giovani coreografi creando balletti per Les Ballets de Monte-Carlo e l’Opéra National de Lyon.

Nel 2009, insieme a Ina Broeckx, fonda l’”imPerfect dancers company”, in residenza al Teatro Verdi di Pisa. Fin dalla sua fondazione, la compagnia ha attraversato la scena della danza contemporanea come una tempesta, ottenendo entusiastiche recensioni e riconoscimenti prestigiosi.

Matteini ha realizzato opere di straordinaria bellezza, passione, profondità e tecnica, sia per l’”imPerfect dancers company” sia per numerose altre Compagnie di tutto il mondo, quali Aterballetto, BDT Junior, Ballet Regensburg, Ballet BC Vancouver e Arts Umbrella dance company.

Nell’intervista concessaci, Walter Matteini annuncia lo spettacolo di danza che andrà in scena giovedì prossimo soffermandosi sul viaggio di Ulisse. Il coreografo spiega pure quanto importante sia per lui ideare un brano, come viene interpretata la danza nei Paesi che ha avuto modo di conoscere presentandovisi con l’”imPerfect dancers company”. Infine, rivela quanto si dovrà attendere affinché si possa fare ritorno ad una ritrovata “normalità”.

Walter Matteini e Ina Broeckx

Nuova chiave di lettura dell’opera
Quando un “classico” della letteratura mondiale viene reinterpretato e portato in scena in forma di danza è sicuramente un grande segno di riconoscenza all’autore originario per il capolavoro scritto secoli addietro. Come mai ha scelto il poema epico di Omero per una rappresentazione di danza?
“Una delle caratteristiche principali della nostra produzione artistica è proprio quella della rilettura e trasposizione in danza di opere letterarie. Nel nostro repertorio ci sono difatti opere come ‘Amleto’, ‘Macbeth’; prossimamente ci saranno ‘Romeo e Giulietta’ e anche opere più connesse con fatti storici come la trasposizione in danza del ‘Diario di Anne Frank’.

Il nostro intento è sempre quello di individuare una nuova chiave di lettura dell’opera; metterla in scena osservandola da una nuova angolazione. L’idea di mettere in scena l’’Odissea’ è nata in realtà insieme a Maša Kolar, direttrice del Corpo di ballo dello ‘Zajc’. Appena ci ha proposto il tema, siamo rimasti spaventati e al contempo affascinati e visibilmente la fascinazione ha avuto la meglio sui timori”.

Giovedì prossimo il pubblico fiumano avrà l’occasione di seguire il brano “Odissea”. Quali sono gli elementi che si potranno vedere in scena?
“Lo spettacolo mette in scena una straordinaria storia d’amore e avventura. I danzatori hanno fatto un eccellente lavoro per entrare nel nostro universo in cui la danza è principalmente veicolo di emozioni e non fine a sé stessa. Gli spettatori godranno di una performance completa, elaborata, composta da molteplici fattori. Ci sarà tanta danza e non solo. I danzatori voleranno in scena, letteralmente, sfrutteranno in modo acrobatico il monumentale muro che compone la scenografia. Gli splendidi costumi realizzati da Ina Broeckx ci condurranno attraverso la storia insieme alla musica che spazia da Bach e Beethoven per arrivare a compositori più contemporanei quali Glass, Richter e Part, per nominarne solo alcuni. Ci sarà anche un bellissimo video e la partecipazione straordinaria di Andrei Koteles e della sua incredibilmente talentuosa figlia Tesa, che daranno corpo e anima alla nostra storia parallela”.

Walter Matteini

L’“Odissea“ narra il lungo viaggio (il “nostos”) compiuto da Ulisse per ritornare in patria, a Itaca, dopo l’espugnazione della città di Troia. L’opera letteraria presenta anche le vicende successive alla morte di Ettore, con cui l’”Iliade” si concludeva, come la conquista della città di Troia, avvenuta attraverso l’inganno del cavallo escogitato dal protagonista. Qual è il viaggio raccontato dai ballerini?
“Il nostro viaggio si compone di due storie che si supportano e completano. Da un lato le vicende omeriche dunque Telemaco, Penelope, Atena, Ulisse e le vicende a loro collegate. Dall’altro lato la storia rivista in una chiave più attuale dove la vera odissea è quella di una giovane bimba in cerca d’attenzione del padre. Un padre che è mosso da ambizioni che lo portano a sacrificare gli affetti per rincorrerle. Un eroe e un anti-eroe, due facce della stessa medaglia. Essendo la storia omerica molto complessa, per evitare di creare uno spettacolo eccessivamente lungo, abbiamo dovuto eliminare alcune delle avventure ma gli spettatori ritroveranno comunque alcuni tratti più famosi come ad esempio lo scontro con il Ciclope e l’incontro con le Sirene”.

Destare la curiosità nello spettatore
Qual è il messaggio che Odissea vuole lanciare agli spettatori?
“Non parlerei di messaggio vero e proprio. L’arte ci aiuta a crescere e a scoprire lati di noi che a volte ignoriamo o da cui ci nascondiamo. La sua forza è quella evocativa e lo stato d’animo che attraversiamo nel momento in cui assistiamo ad uno spettacolo ci indirizza verso un messaggio piuttosto che un altro. Quello che ci auguriamo in generale con tutte le nostre opere è destare la curiosità nello spettatore e renderlo libero di approfondire il tema dello spettacolo e magari leggere o rileggere l’opera”.

Ha alle spalle una ricca carriera da ballerino. Come ha deciso di lasciare il palcoscenico e occuparsi di coreografia?
“La coreografia è sempre stata una mia passione fin dalla scuola. Le compagnie in cui sono stato danzatore mi hanno dato modo di esplorare questa mia passione e crescere in essa. Il passaggio è stato quindi piuttosto naturale quando si è presentata l’occasione”.

Durante la sua carriera ha avuto la fortuna di lavorare con alcuni dei nomi più importanti della danza contemporanea quali Jirí Kylian, William Forsythe, Mats Ek, Ohad Naharin, Nacho Duato, Angelin Preljocaj, Birgitte Cullberg, Claude Brumachon, Maguy Marin, Bill T. Jones, Jacopo Godani e molti altri. Quanto è importante per un coreografo la collaborazione e lo scambio di esperienze a livello internazionale?
“Le esperienze maturate durante la mia carriera come danzatore sono state fondamentali nella mia crescita in qualità di coreografo. Avere l’onore di confrontarmi con personalità della danza così diverse tra loro mi ha offerto moltissimo. Ogni collaborazione ha lasciato qualcosa di importante che, un momento o l’altro, mi è tornato utile e che lo sarà in futuro”.

Due ballerini sulla scena del TNC di Fiume

La perfezione si cela nell’imperfezione
Nel 2009, insieme a Ina Broeckx, ha fondato l’”imPerfect dancers company”, di cui è direttore artistico e coreografo principale. Quali sono i tratti distintivi della vostra compagnia di danza e chi ne sono i membri?
“’La vera perfezione si cela nell’imperfezione’. È questo il paradosso incapsulato nel nome della Compagnia. Allo stesso modo, i ballerini delle troupe hanno ciascuno le proprie imperfezioni che li rendono unici, ma perfettamente inconfondibili. Il nostro linguaggio coreografico è intensamente fisico, atletico, agisce da cerniera nella nostra ricerca per esplorare e comprendere l’animo umano in tutti i suoi aspetti. Il nostro lavoro mira a creare un legame emotivo con il pubblico. Le persone che compongono la Compagnia sono danzatori straordinari provenienti un po’ da tutta Europa: Spagna, Francia, Belgio, Norvegia e ovviamente Italia”.

Le vostre tournée spaziano dall’Europa agli Stati Uniti d’America fino al Canada. Finora vi siete presentati infatti in Nord America, Sud America (Colombia, Brasile e Uruguay), Africa (Tanzania), Asia (Israele e Turchia) e in Europa (Spagna, Macedonia, Armenia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Svizzera). Quanto viene seguita e apprezzata la danza nei Paesi che avete avuto occasione di conoscere?
“La danza non ha confini, impedimenti linguistici che ne possano attenuare l’impatto. Ovviamente ogni Paese la vive in modo diverso, con più o meno seguito. Quello di cui posso parlare senza sbagliare è della reazione nei confronti del nostro lavoro. Senza nascondere un po’ di orgoglio, posso dire che il riscontro è piuttosto unanime e sempre entusiastico. Abbiamo standing ovation un po’ ovunque e torniamo regolarmente nei teatri in cui siamo già stati.
Questo è sicuramente il frutto di un lavoro attento che abbiamo portato avanti negli anni”.

La pandemia da Covid-19 ha colpito tutti i settori e particolarmente quello della cultura. Quanto ne risente la danza e quali sono gli aspetti negativi che si stanno riflettendo sul vostro operato?
“Tutto il settore culturale ha subito danni enormi e non mi riferisco solo a quelli economici che sono comunque ingenti. Purtroppo molte persone tuttora pensano che la cultura non sia importante e la stanno rapidamente sostituendo con altro. Fortunatamente ci sono Paesi che hanno una forte tradizione e saranno i motori per la ripartenza. Tuttavia ci vorranno anni prima di ritornare ad una ritrovata ‘normalità’”.

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