Il fumetto diventa arte con Vittorio Giardino

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Il fumetto diventa arte con Vittorio Giardino

POLA | Sabato sera, nel salotto letterario della Fiera del Libro (Sa(n)jam knjige) di Pola, con grande presenza di pubblico, si è accomodato Vittorio Giardino, uno dei più importanti fumettisti italiani del nostro tempo. Alan Ford, Corto Maltese, Dylan Dog, Martin Mystére, Diabolik, Cattivik, Tex, Tiramolla, costituiscono di già un elenco che indica quanto sia favolosa la tradizione fumettistica italiana. Ma la straordinaria storia di Jonas Fink, ora tradotta anche in lingua croata e messa in vendita dall’editore Fibra, dimostra che il fumetto è molto di più che un media con linguaggio a più codici, mentre l’autore, ospite al Salone del libro, rappresenta sicuramente la prova vivente che il fumetto non è un “sottogenere” pseudoletterario, ma può crescere ad arte elevata.

Una trilogia a 300 pagine

Un modesto grazie è stato espresso dallo stesso Vittorio Giardino, in occasione dell’intervista proposta da Paola Orlić, in presenza dell’editore Marko Šunjić, per avere esposto la saga di Jonas Fink tra libri di alta letteratura e di divulgazione scientifica. Immagini e testo generano una splendida narrazione di quella che è una trilogia di 300 pagine. Si parte da “Una vita sospesa”, incentrato sulla formazione di un giovane praghese dal dopoguerra alla caduta del muro, attraverso il racconto della repressione comunista e del suo smantellamento, che si intreccia con la storia delle vicende personali e familiari del protagonista. La conclusione arriva con l’ultimo capitolo, “Il libraio di Praga”, ambientata nel 1968, durante la cosiddetta Primavera di Praga, che segnò l’ascesa al potere di Alexander Dubček e la successiva invasione della Cecoslovacchia da parte dell’Unione Sovietica.
Per voce dello stesso Vittorio Giardino, si è appreso che l’opera ha conosciuto un’ultraventennale gestazione, in quanto interrotta dall’urgenza di raccontare altre storie legate alla guerra civile di Spagna (No pasarán). Rivelazione fatta dall’autore: il crollo della Jugoslavia e la guerra successiva hanno spinto il fumettista a raffigurare storie ambientate in un contesto di brutture belliche.

Una passione divenuta mestiere

A parte questo, è stato interessante scoprire in diretta un’esperienza di vita che ha portato un uomo avviato con buon successo alla professione di ingegnere elettronico a interrompere la carriera per fare della sua passione – il fumetto – il suo mestiere. Afferma la critica che i sui lavori toccano i momenti più oscuri della storia europea, testimoniando la maturazione di un talento assieme a idee di fondo e sostanza culturale. E dire che tutto era iniziato disegnando, al lavoro, per sfuggire alla noia. “Mi diverto ora come esattamente 30 anni fa. Sono in una condizione di terribile felicità”, ha detto alla Fiera di Pola.
Ma quanto vi è di biografico nel personaggio di Jonas Fink? “Sono io solo in parte. È un personaggio che mostra come sarebbe stata la mia vita se invece di nascere in Italia fossi nato a Praga. In effetti, il mestiere di uno scrittore è quello di alzarsi alla mattina e di mettersi nei panni di un altro”.
Leggendo e guardando dentro alla storia – ha fatto notare l’intervistatrice – sembra di avere a che fare con un personaggio realmente vissuto. Ma la risposta è di quelle che associa quasi a un Emilio Salgari, splendido ritrattista di luoghi esotici senza mai esserci stato: “Non ho mai vissuto a Praga e per questo motivo dico di non aver avuto il diritto di creare questo libro. Ci sono stato per lavoro o solo come turista. Diciamo che il volume è un prodotto di viaggi, esperienze, tante letture e cinema”.

Letteratura e libertà

Eppure l’ambientazione risulta studiata, autentica, attendibile in ogni sua dimensione urbana e degli interieur. In quest’ambiente si muove Jonas Fink, non a caso un libraio, e i libri assumono uno ruolo di rilievo nell’opera, che inquadra un regime di soppressione. Vittorio Giardino ha riflettuto sul fatto come la letteratura venga spesso relegata a qualcosa di superfluo e come la medesima venga temuta dalle commissioni (composte da non letterati) addette alla censura. La medesima paura estrema della libertà – ha commentato Giardino – aveva portato a proibire le opere di Kafka, erroneamente interpretate nella Cecoslovacchia comunista. Puntando sul discorso della libertà si è parlato anche con interventi di pubblico, di quanto i regimi socialisti abbiano respinto il fumetto ritenendolo un prodotto puramente occidentale, dannoso per i giovani. Giardino ha voluto smentire il proprio ottimismo iniziale: “Ho chiuso la mia prefazione dicendo di avere tentato di fare una storia dall’altra parte della frontiera, quando la frontiera esisteva ancora. Rileggendo oggi queste parole mi rendo conto di quanto mi sia sbagliato. Il mio ingenuo ottimismo di quegli anni mi faceva immaginare un futuro in cui, uno dopo l’altro, tutti i muri sarebbero caduti e tutti i confini sarebbero scomparsi. Sembra che non sia andata proprio così. Io che sono un po’ claustrofobico, vedo che oggi i muri si stanno moltiplicando pericolosamente e che le speranze stanno diminuendo…”

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