L’accademica Silvana Vranić, filologa, dialettologa, docente al Dipartimento di Croatistica della Facoltà di Lettere e Filosofia di di Fiume, nonché dirigente dell’Istituto per le scienze storiche e sociali dell’Accademia croata delle scienze e delle arti (HAZU) sezione dislocata di Pola, ha tenuto, in occasione della sua nomina, una lezione sulle caratteristiche fonologiche del dialetto ciacavo usato nei Messali di Vermo (Beram), un paese nei pressi di Pisino.
Una studiosa poliedrica
Prima di presentare i risultati delle sue ricerche filologiche, il benvenuto a Silvana Vranić è stato dato dalla sua stretta collaboratrice, la coordinatrice dell’Istituto per le scienze storiche e sociali della sezione fiumana dell’Accademia croata delle scienze e delle arti (HAZU), Sanja Holjevac, la quale ha spiegato che Vranić è stata nominata direttrice già a novembre, ma la cerimonia è stata rimandata a febbraio. Vranić è la prima donna a essere diventata membro regolare della sezione regionale dell’HAZU, la più antica sezione regionale al di fuori della capitale. Holjevac ha anche tenuto un lungo discorso sui risultati raggiunti dall’accademica, sulle sue ricerche più importanti, sui premi ottenuti e sui convegni ai quali ha preso parte.
La parola è stata presa anche da Iva Erceg, capodipartimento cittadino per l’educazione e l’istruzione, la cultura, lo sport e i giovani, la quale ha salutato tutti i presenti a nome del sindaco, Marko Filipović e ha lodato Vranić per la sua grande esperienza scientifica, per la profondità delle sue ricerche linguistiche che hanno arricchito la bibliografia scientifica, ma anche per il suo amore sincero per la parola scritta, trasformato da lei in una vocazione. La studiosa si è dedicata non solo allo studio dei testi del passato, ma lo ha fatto rivolgendosi alle nuove generazioni di linguisti, con le quali collabora quotidianamente.
In apertura della sua lezione, Vranić ha spiegato che i risultati della sua ricerca per il momento sono temporanei, ovvero si tratta di uno studio preliminare, al quale dovrà seguire una ricerca multidisciplinare che terrà conto degli aspetti non solo fonologici e morfologici dei Messali di Vermo, ma anche del contesto religioso (liturgico), paleografico, artistico, letterario e storico nel quale sono nati.
Due codici dalle caratteristiche differenti
La studiosa ha spiegato che con il termine “Messali di Vermo” si intendono due codici scritti a mano, corredati di due breviari. I libri risalgono al XV secolo, sono scritti in glagolitico su pergamena e il loro autore è l’amanuense Bartol Krbavac, la cui firma compare in uno dei due volumi. Il messale contiene bellissime miniature e allegorie dei mesi. Viene associato al paese di Vermo perché vi è stato rinvenuto, ma attualmente è conservato nella Biblioteca nazionale a Lubiana, motivo per cui spesso viene definito anche “Messale di Lubiana”. Il messale contiene il temporale, il “circulus magnus” con il calendario e le benedizioni, “ordo missae”, il santorale, il comunale, le messe votive e i testi cerimoniali. La lingua usata è lo slaveno antico, ma in alcuni termini, soprattutto nelle annotazioni a mano sui margini delle pagine, è chiara un’inflessione dialettale ciacava. Dopo un’oculata analisi linguistica la docente ha concluso che entrambi i volumi sono stati scritti da una persona che parlava un dialetto ciacavo dell’Istria settentrionale, ma il secondo si può collocare con maggior precisione nei pressi di Pisino.
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