Agostino Valier: valida fonte storica e giuridica

La lezione del prof. Rino Cigui ha inaugurato il X ciclo di conferenze dedicato al Castello Rota di Momiano. L’argomento è stato l’anno 1580 e la visita del vescovo di Verona

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Agostino Valier: valida fonte storica e giuridica
Tanja Šuflaj e Rino Cigui. Foto: NICOLE MIŠON

Momiano, borgo medievale dal sapore antico, circondato dalle dolci colline ricoperte da viti di moscato, continua a fare da sfondo ideale al ciclo di conferenze dedicato al locale Castello Rota. Il professor Rino Cigui, del Centro di Ricerche storiche di Rovigno e della Società studi storici e geografici di Pirano, ha inaugurato l’altra sera la decima edizione con il suo intervento intitolato “La visita di Agostino Valier alla parrocchia di Momiano”.

A introdurre la serata e a dare il benvenuto al relatore e agli ospiti è stata Tanja Šuflaj, direttrice della Casa dei castelli di Momiano, sede che ha ospitato la conferenza.

Lo stato spirituale e morale del clero
La visita di Agostino Valier, vescovo di Verona, nella località dell’Istria nord occidentale è avvenuta nel 1580 per conto del Papa. Il chierico fu, infatti, incaricato di “controllare” lo stato in cui si versavano i beni della Chiesa in Istria. Dalla sua visita nacque un verbale molto dettagliato, preziosissimo, in quanto fonte storica, religiosa e giuridica di inestimabile valore, ha precisato il professor Cigui. “Grazie alla sua testimonianza sono giunti fino a noi i dati inerenti al patrimonio degli enti, alla vita degli ecclesiastici e dei laici, al numero di abitanti (anime da comunione), all’esistenza di eretici e peccatori, alle unioni illegittime, ai libri proibiti e a quelli liturgici e altro ancora – ha spiegato lo storico –. Questa testimonianza ci offre la possibilità di sapere quale fosse allora lo stato spirituale e morale del clero in questo territorio all’epoca, sia dei preti concubini, sia dei fedeli”.
Il dato interessante è quello che riaffiora dai colloqui con i fedeli, i vescovi e i canonici che regalano un’immagine di grande tolleranza e comprensione. “Molti parroci avevano dei figli, ma finché svolgevano bene il loro lavoro di sacerdoti, la loro vita privata non veniva messa in discussione e in questo senso godevano di una discreta libertà”: ha precisato il relatore.
Ma quale fu il motivo che indusse la Chiesa a inviare un vescovo influente, che in seguito sarebbe diventato cardinale, in parrocchie di periferia come quelle dell’entroterra istriano? “La visita del Valier si colloca in un contesto molto più ampio. Siano nel ‘500, secolo di grandi trasformazioni: il Rinascimento si afferma come fase più matura dell’Umanesimo, si assiste a una crescita demografica, con la scoperta dell’America l’asse finanziario si sposta sull’Atlantico, Copernico fa barcollare tutte le certezze sull’Universo e si afferma la Riforma luterana – spiega Cigui –. Lutero condanna i comportamenti dei Papi e si stacca dalla Chiesa di Roma, scagliandosi soprattutto contro la compravendita dell’indulgenza. Questo conflitto non solo morale, ma anche teologico, spaventa sia l’Impero, sia la Chiesa. Il primo reagisce con la Dieta di Worms, in cui chiede a Lutero di difendere la propria tesi, richiesta a cui il secessionista non si sottrae, nonostante sia a rischio la sua vita. Mentre la sede apostolica romana ribatte con la Controriforma per un rinnovamento spirituale, teologico e liturgico di riorganizzazione e con il Concilio di Trento”.

I visitatori apostolici
In questo clima di rinnovo Papa Gregorio XIII nomina i visitatori apostolici nello stato pontificio, mentre S. Carlo Borromeo propone i visitatori apostolici per le altre diocesi d’Italia. Nel 1578 Velier viene nominato visitatore per la Dalmazia, l’Istria e in seguito per Chioggia, Padova e Vicenza. Lo scopo della nomina è quello di controllare fino a che punto la Riforma abbia preso piede in Istria e avviare dei provvedimenti per il successo della Controriforma. “Nella nostra regione i sostenitori più affiatati del Luteranesimo furono Pier Paolo Vergerio, Mattia Flaccio Illirico e Baldo Lupetino – precisa il professore –. La prima diocesi a essere stata raggiunta dalle idee riformatrici luterane è stata quella di Capodistria, seguita da quella di Pola, mentre, a oggi, non troviamo nessuna testimonianza della presenza di questo movimento nella diocesi di Parenzo e Cittanova”. Tale fenomeno storico è stato trattato successivamente anche da un intellettuale quale Tomizza in due suoi capolavori: “Il male viene dal Nord”, romanzo storico sul vescovo Vergerio e “Quando Dio uscì di chiesa”.
In un’epoca di profondi cambiamenti storici, politici e religiosi Agostino Valier compie il suo viaggio in Istria e raggiunge anche la parrocchia di Momiano, dove constata diversi problemi. “Nel suo rapporto vediamo che il vescovo annota delle mancanze come l’insufficiente preparazione culturale e spirituale del clero, la carente disciplina e l’indebolimento della vita religiosa, la condotta immorale del clero con molti sacerdoti legati a donne, senza tralasciare la convivenza e i figli – ha spiegato Rino Cigui –. Nelle cittadine istriane della diocesi di Trieste su 37 sacerdoti, 18 sono condannati, 3 processati, mentre uno è esente da condanna perché troppo anziano”.
Il vescovo di Verona durante la sua “Visitatio in Villa Momiani” annota con minuzia anche lo stato materiale in cui si trovano tutte le chiese e le cappelle a partire da quella di San Martino, chiesa principale della località, fino a quelle minori, di cui oggi di alcune non vi è rimasta traccia. Oltre a segnare con attenzione le condizioni in cui riversano questi edifici consacrati Valier propone anche dei consigli utili su come dovrebbero essere mantenute queste strutture e sugli accorgimenti che necessitano.
Una conferenza interessante che ha destato l’interesse del pubblico, incuriosito dal fatto di sapere se sia possibile scoprire in qualche modo dove si ergevano le chiesette di cui oggi non vi è più testimonianza.

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