Gli Histri: un patrimonio che viene dalla preistoria

Martina Blečić Kavur ha tenuto a Trieste una conferenza dedicata al popolo nel contesto delle culture dell’Adriatico settentrionale, in particolare della zona del Quarnero

0
Gli Histri: un patrimonio che viene dalla preistoria
Martina Blečić Kavur, Darko Komšo, Luisa Sorbone e Damir Murković. Foto: ROSSANA POLETTI

Dopo i saluti del presidente della Comunità croata di Trieste, Damir Murković, che ha ricordato la collaborazione del Comune di Trieste per la realizzazione della mostra “Histri in Istria” e delle attività collaterali, ha avuto luogo la conferenza dedicata a “Gli Histri e i loro contemporanei”, che ha visto relatore la curatrice della mostra, Martina Blečić Kavur. Studiosa dell’età del bronzo e del ferro, è docente di storia presso l’Università del Litorale di Capodistria. La relatrice è stata presentata dalla giornalista Luisa Sorbone. Il direttore del Museo Archeologico dell’Istria a Pola, Darko Komšo, presente all’evento, ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione della mostra al museo “Winkelman”, che si chiuderà il prossimo 1.mo aprile.

Un omaggio a Kristina Mihovilić
Martina Blečić Kavur, all’inizio della sua relazione, ha affermato che i ritrovamenti dei siti relativi agli Histri, non sono solo una questione archeologica, ma disegnano la storia di un importante patrimonio che viene dalla preistoria. Ha sottolineato il fatto che la mostra è dedicata a Kristina Mihovilić, prematuramente scomparsa, la quale ha avuto un ruolo importante nel lavoro di questi ultimi 50 anni di scavi e catalogazione dei ritrovamenti; ha ricordato inoltre che rispetto a questo ci sono numerose pubblicazioni a partire dal 1987 che illustrano i ritrovamenti, ma anche il territorio in cui gli Histri si muovevano e la grande rete di relazioni e comunicazioni che erano riusciti a creare con le civiltà italiche e mediterranee, partendo dalla zona del Quarnero e il suo retroterra, in cui erano insediati.

I ritrovamenti nelle tombe di donne
Gli Histri erano circondati da Giapidi, Liburni ad est, mentre ad occidente vivevano i Veneti, gli Etruschi e i Piceni. Nesazio e Ossero furono le città di maggior fulgore, che si svilupparono dopo la fine dell’età del bronzo e l’inizio dell’età del ferro, durante tutto il primo millennio avanti Cristo. I migliori ritrovamenti si hanno nelle tombe di Nesazio dove sono stati rinvenuti i reperti rappresentativi di quell’epoca, braccialetti, pendagli, perle di vetro. Queste ultime sono significative dei contatti con le popolazioni del Trentino Alto Adige, che lavoravano le perle a forma di barile e con gli occhi bianchi; le perle vetrose si diffusero in tutto il mediterraneo ed erano tipiche delle tombe di donne molto ricche. In una di queste appunto, la V-27 di Nesazio, sono state ritrovate particolari pinzette, già diffuse nell’area del delta del Po, fibule serpeggianti del meridione italico, fibie a tre anse provenienti dall’Italia centrale e vasi di ceramica, speciali khoton, che mostrano lo stretto rapporto con le culture dei Piceni e dei Liburni. Questi piccoli vasi erano riservati alle tombe femminili, per contenere unguenti e profumi.

Rapporto con l’aldilà
Gli Histri erano marinai e ottimi pirati, quando nell’VIII secolo in Italia esplose la presenza degli Etruschi: nella tomba più ricca di Nesazio, la 1/12, è stato rinvenuto uno scettro che termina con due teste di uccelli da cui emerge un cavallino, unico ritrovamento nella costa orientale, identico a quello degli scavi di Bologna e di uno analogo di Tarquinia. La raffigurazione del cavallo, animale sotterraneo, e degli aerei uccelli lascia intravvedere la credenza nell’aldilà, di una vitalità eterna. I ventagli sono un prodotto tipico etrusco del VI secolo, sono state trovate riproduzioni degli stessi su oggetti a Murlo Poggio Civitate e a Tarquinia, posti nelle mani delle donne, simbolo dell’aristocrazia etrusca, ne sono stati rinvenuti analoghi nelle tombe di ricche donne degli Histri. Ventagli simili a quello trovato a Nesazio sono emersi a Populonia, Verucchio e Palestrina, nella tomba Barberini. I vasi ritrovati nella tomba di Nesazio 1/12 collegano gli Histri a tutta l’area italica, le immagini poi riprodotte su questi vasi si trovano ovunque nella Pannonia, segno del fatto che gli Histri fossero parte di una rete di comunicazione che dall’area picena penetrava fortemente ad oriente.

L’arte della decorazione
“Nelle tombe sotto i tempi romani di Nesazio, si sono trovati vasi di acqua e vino molto rappresentativi, decorati con arte narrativa dell’età del ferro – ha proseguito la relatrice –. Su una situla è riprodotta una battaglia marittima, una rappresentazione non statica e passiva come in altri casi: si vedono frecce che volano, le persone uccise in diverse posizioni, armi ed elmi diversi, una scena attiva insomma. A Pieve d’Alpago – Belluno viene rinvenuta una situla simile ad una di Nesazio, quest’ultima differisce dall’altra soltanto per l’assenza di una rappresentazione sessuale. In epoca più recente si avvia la moda dell’arte a forma di campane, che ritroviamo dall’area dell’Ucraina, del fiume Dnepr, fino alla penisola iberica: recano foglie di edere, delfini araldici contrapposti e altre raffigurazioni. Verso il III secolo avanti Cristo comincia l’epoca dei lussuosi vasi in argento, oro e bronzo; teste di leone arrivano in Istria dalla Macedonia. Dai piccoli elementi gli Histri passeranno successivamente ai monumenti in pietra, come la scultura di una donna con bambino, quando nell’area etrusca verranno prodotti cavalieri a cavallo, simboleggianti l’apoteosi dell’eroico defunto. Anche gli Histri celebravano gli antenati, ma non sappiamo se, come gli Etruschi, avessero già un ordinamento statuale e giuridico. Siamo certi – ha concluso Martina Blečić Kavur – della loro formazione identitaria attraverso posizioni locali e contatti esterni, attraverso quel crocevia delle rotte marittime in Adriatico, del confinare con Veneti, Etruschi, Piceni, coi Liburni, coi popoli della Puglia, dei contatti verso oriente e dei tanti popoli senza nome. Considerati nel loro insieme, questi reperti ci presentano lo scenario di una comunità gerarchica che accettava apertamente le nuove tendenze e i modi di rappresentazione”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display