Forum Tomizza. Scrittori, filosofi e umanisti: un invito alla riflessione

Proiezione di un documentario, una mostra fotografica e un Convegno, durante il quale è stata data la parola alla ragione, sono stati i contenuti della tappa capodistriana del Forum Tomizza

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Forum Tomizza. Scrittori, filosofi e umanisti: un invito alla riflessione
Il discorso introduttivo affidato a Marcel Štefančič jr. A destra Irena Urbič. Foto: Mariella Mehle

Il Forum Tomizza in corso in questi giorni, partito da Trieste, è approdato a Capodistria nella seconda delle tre tappe per concludersi oggi a Umago. Anticipato presso Palazzo Gravisi-Buttorai con la proiezione del documentario “Le storie in movimento: Fulvio Tomizza e i contemporanei” curato da Martina Vocci e l’inaugurazione della mostra fotografica di Maurizio Frullani intitolata “Santi, miti e leggende”, curata da Maja Briski, come da tradizione nella cornice di Palazzo Pretorio, si è svolto il Convegno seguito da un numeroso pubblico, tra cui il Console generale d’Italia a Capodistria, Giovanni Coviello e Vesna Pajić, consigliera per il settore Cultura presso il Gabinetto del sindaco Aleš Bržan.

Il messaggio dello scrittore di frontiera
“Il termine simposio è un termine ambizioso”, ha rilevato nel saluto introduttivo l’organizzatrice Irena Urbič, “ma l’incontro non è un simposio scientifico, piuttosto un forum, un luogo dove viene data la parola alla ragione”. Come ogni anno, il Forum Tomizza si fonda sulle idee e sul messaggio dello scrittore di frontiera, risponde ai problemi che riguardano la società, invitando alla riflessione scrittori, filosofi e umanisti, figure che continuano a mantenere una linea di umanità, anche sotto l’invasione delle nuove tecnologie. “In questo angolo tra Trieste, Capodistria e Umago, ovvero Italia, Slovenia e Croazia e l’entroterra” – ha proseguito Urbič – vogliamo cogliere il pulsare del momento per comprendere in quale direzione dirigerci”.

Superare tutti i confini
Riguardo alla scelta del tema “Carnevale senza frontiere”, ha quindi spiegato che dopo aver per anni analizzato e studiato l’opera tomizziana, questa volto hanno pensato di ampliare i temi, traendo spunto dalla filosofia di Mihail Bahtin riguardo la “carnevalizzazione della società” siccome sempre a detta di Urbič, “ci rendiamo conto che la società si trova in uno stadio di divertimento e nonostante i confini che cadono e altri che s’innalzano, il compito del forum rimane quello di superarli siano essi fisici, politici o mentali”. Ad aprire il simposio è stato invitato Marcel Štefančič jr., voce ben nota nella scena culturale editoriale slovena, penna acuta, libero pensatore, che con coraggio espone le proprie riflessioni. Nel suo intervento ha riportato il pensiero di Bakhtin, il quale aveva definito il sentimento carnevalesco del mondo secondo quattro caratteristiche fondamentali: primo, riunisce sempre persone socialmente e culturalmente incompatibili; in secondo luogo, perché cadono le barriere e le distanze tra loro, si liberano in modo tale che l’inaccettabile – inappropriato, eccentrico e latente – diventa accettabile; terzo, tutti gli opposti – il sacro e il profano, l’alto e il basso, il saggio e lo stolto – sono mescolati e fusi in una coalizione e in quarto luogo, regnano l’oscenità, la bestemmia, l’umiliazione. “È questo lo scenario nel quale ci troviamo – ha proseguito Štefančič -, esprimendo con decisione una dura critica al neoliberalismo, responsabile di aver trasformato la democrazia in un carnevale di intolleranza, xenofobia, sciovinismo, linguaggio dell’odio, politica degenerata”. E poi ci chiediamo, ha aggiunto il relatore, “da dove derivi il malessere dei nostri figli, l’asocialità, l’aggressività, la violenza che li trasforma in assassini di massa”.

La crudeltà del mondo neoliberista
La risposta può essere trovata nel film rumeno “M.R.I.” realizzato da Cristian Mungiu, uno dei registi più rispettati, celebrati e premiati del nostro tempo. Esso riassume egregiamente la logica del crudele mondo neoliberista, attraverso la storia di un ragazzo, che vive in una città romena al confine tra Oriente e Occidente, “tra due imperi”, come si suol dire. Ma la globalizzazione, guidata dai ben noti imperativi neoliberisti, ha fatto in modo che nessuno si senta a casa da nessuna parte, né autoctoni né migranti, e tutti i luoghi di questo mondo siano al confine, intriso di un carnevale di deserto darwiniano, ansia economica, corsa al ribasso, abusi, agonia sociale, risentimento, pregiudizio, notizie false, cospirazione, paura dei migranti, rabbia che scuote la foresta e le foglie e la mascolinità tossica, incarnata dal protagonista.

Un territorio multiculturale
Al discorso di Štefančič davanti alla folta platea è seguito l’intervento dello scrittore, saggista e poeta giunto da Roma, Diego Zandel. Figlio di esuli fiumani, ha rivelato di partecipare con gioia al Forum “che porta il nome di un amico e di uno scrittore che giudico mio padrino letterario come Fulvio Tomizza, organizzato quest’anno proprio all’insegna della sparizione dell’ultimo confine che divideva ancora la nostra terra”, ha esordito. Prima di aver raccontato il suo passato personale, sul quale ha avuto un forte impatto il confine orientale d’Italia, i suoi vari spostamenti a seconda delle diverse guerre che l’hanno interessato, Zandel ritiene che ora l’Europa, l’Unione europea, dopo la fine dell’Impero austroungarico, torni a unificare un territorio multietnico, multiculturale e multilingue come il nostro, che unisce le popolazioni della Venezia Giulia, dell’Istria e di Fiume, indipendentemente dagli Stati che ne hanno avuto o hanno la sovranità, un grande invito a sentirci tutti europei. A seguirlo a ruota sono stati il critico letterario e saggista Saša Ćirić giunto da Belgrado, la scrittrice e attivista Monika Herceg da Zagabria, la poetessa e compositrice Nina Dragičević e il sociologo Marijan Rupert da Lubiana nonché da Sarajevo Ahmed Burić, scrittore, poeta, giornalista e traduttore, il quale ha sottolineato lo spirito e il significato del termine “carnevale” nelle diverse culture e lingue. A conclusione del Convengo, la tappa capodistriana ha previsto nel pomeriggio l’inaugurazione della mostra “Lapis Histriae: Caos Kairos Kaos art posters” curata da Maja Briski allestita presso la Loggia vecchia e “Poeta in corso”, l’incontro con i versi di Barbara Korun, Nina Dragičević, István Ladányi, Monika Herceg, Diego Zandel, Ahmed Burić, ospitato nel giardino della famiglia Čalija nel centro città.

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