Fiume, una città simbolo dell’Europa del XX secolo

Durante l’incontro tenutosi nella sala della Biblioteca civica del capoluogo quarnerino è stato sottolineato il ruolo di ponte tra le culture e il desiderio dell’autore di allacciare rapporti non solo con i letterati italiani, ma anche quelli jugoslavi. Ramous descrive i fatti storici da un punto di vista umano

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Fiume, una città simbolo dell’Europa del XX secolo
Irvin Lukežić, Gianna Mazzieri-Sanković e Boris Domagoj Biletić. Foto: RONI BRMALJ

La traduzione in croato di uno dei romanzi più importanti del nostro panorama letterario locale, “Il cavallo di cartapesta”, del letterato e intellettuale fiumano Osvaldo Ramous, è stata presentata alla Biblioteca civica di Fiume dai docenti universitari Gianna Mazzieri-Sanković e Irvin Lukežić, nonché dal curatore dell’edizione, Boris Domagoj Biletić.

A dare il benvenuto ai numerosi presenti in sala, tra cui tantissimi connazionali, ma anche studenti del Dipartimento di Italianistica che stanno studiando l’autore fiumano, è stato il direttore della Biblioteca, Niko Cvjetković, il quale ha scherzato sul fatto di doversi rivolgere ad alcuni suoi ex insegnanti.

Un’opera scritta negli anni ‘60
L’introduzione al volume, invece, è stata fatta da Biletić, il quale ha colto l’occasione per lodare il nuovo edificio della Biblioteca.
“’Il cavallo di cartapesta’ (Papirnati konj) è un romanzo significativo, perché ci presenta la storia della città di Fiume nella prima metà del XX secolo – ha illustrato –. Il romanzo è stato scritto negli anni Sessanta, ma ha visto la sua pubblicazione solo quattro decenni più tardi. Sono contento di poter annunciare che adesso anche i lettori che non conoscono l’italiano potranno scoprire cosa ci ha raccontato Osvaldo Ramous”.
Molto interessante è stata l’esposizione della professoressa Mazzieri-Sanković, la quale ha salutato l’iniziativa della traduzione, fatta da Lorena Monica Kmet, nonché della stampa, a cura del ramo istriano della Società croata degli scrittori e del Sabor ciacavo.

Alla (ri)scoperta dell’autore fiumano
“Penso che questo romanzo sia di importanza enorme non soltanto per la minoranza italiana, ma anche per i lettori della maggioranza – ha affermato l’esperta –. Di Osvaldo Ramous non si sanno tante cose, però ultimamente lo stiamo riscoprendo, grazie anche a edizioni di questo tipo, nonché al fatto che abbiamo istituito un corso al nostro Dipartimento dedicato, appunto, allo scrittore. Ho il piacere di annunciare che negli ultimi anni sono state scritte quattro tesi di laurea dedicate a Ramous, di cui una parla proprio de ‘Il cavallo di cartapesta’ e analizza l’attinenza del testo alle cronache storiche dell’epoca. La conclusione alla quale è giunta la nostra studentessa è che Ramous è estremamente fedele ai fatti storici, ma li descrive da un punto di vista umano. Quando è uscita la prima edizione italiana dell’opera, nella prefazione ho scritto che l’autore ha deciso di iniziare la stesura del romanzo nel 1962. Dopo alcune ricerche ho scoperto che aveva maturato l’idea già nel 1955, un anno molto buio per la nostra CNI perché segnato dalla chiusura di diverse scuole e dal tentativo di chiusura del Dramma Italiano. Penso che sia veramente significativa la descrizione che Ramous ci offre della città, vista come un simbolo dell’Europa del XX secolo. In apertura del romanzo afferma che i cittadini fiumani in soli cinquant’anni hanno cambiato ben cinque cittadinanze, senza lasciare mai la propria casa. Ramous è, inoltre, il primo autore fiumano a parlare chiaramente dell’esodo, che spopolò la città di Fiume”.

Una storia complessa e articolata
Irvin Lukežić ha definito “Il cavallo di cartapesta”, “un romanzo dai toni lirici”, spiegando che lo spirito poetico dell’autore si può ritrovare anche nel suo testo in prosa. Attraverso la figura di Roberto, il personaggio principale, Ramous ha raffigurato il destino collettivo di una città.
“Ramous è stato un testimone chiave di un’epoca a dir poco burrascosa – ha continuato il docente – e devo dire che leggendo il suo libro mi è parso di entrare nel film ‘Amarcord’ di Fellini per l’atmosfera malinconica e i personaggi descritti dall’autore. La prima parte presenta i ricordi dell’infanzia, e dei primi decenni del secolo, mentre la seconda parte parla della Seconda guerra mondiale. Mi ha colpito la gentilezza della gente nel romanzo e l’incredibile forza di volontà dimostrata da Ramous, il suo attivismo, la sua lotta contro la rassegnazione e l’apatia”. Nel corso della serata è stato sottolineato anche il suo ruolo di ponte tra le culture e il suo desiderio di allacciare rapporti non solo con i letterati italiani, ma anche quelli jugoslavi. In chiusura della serata ai presenti si è nuovamente rivolto il curatore, il quale ha voluto spiegare perché è stato scelto il titolo “Cavallo di carta” e non “Cavallo di cartapesta”. La cartapesta, infatti, è un termine non molto comune nella lingua croata e sicuramente molti lettori si sarebbero trovati in difficoltà e avrebbero avuto problemi di comprensione. In questo modo è stato superato ancora un ostacolo tra il romanzo di Ramous e i (futuri) lettori di lingua croata.

Il folto pubblico in sala.
Foto: RONI BRMALJ

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