Fiume CEC 2020 propone la Biennale d’arte industriale

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Fiume CEC 2020 propone la Biennale d’arte industriale

FIUME | Nell’ambito del programma “Estate nella Capitale della cultura” (Ljeto u prijestolnici) avrà inizio il prossimo 20 luglio la seconda edizione della Biennale di arte industriale intitolata “Sulle spalle dei giganti caduti”. La kermesse vuole presentare le opere di oltre 20 artisti croati e stranieri. Il titolo della Rassegna artistica si riferisce alle leggende istriane e alle tradizioni folcloristiche, ma anche alla caduta del vecchio concetto di trasformazione sociale, dando vita a un violento mantenimento dello stato attuale. La Biennale dell’arte industriale è un progetto del collettivo artistico Labin Art Express XXI (L.A.E.) giunta quest’anno alla sua seconda edizione. Oltre che ad Albona, l’evento si svolgerà in diversi punti a Pola, in collaborazione con il Museo archeologico istriano, e a Fiume, in collaborazione con il Museo d’arte moderna e contemporanea (nei nuovi spazi del complesso Benčić), quale una delle prime attività del progetto Fiume, Capitale europea della cultura 2020. La manifestazione farà tappa anche nelle città di Dignano, Albona ed Arsia.

A differenza della Biennale precedente, la seconda si protrarrà fino al 28 ottobre 2018 e presenterà una serie di progetti artistici specifici, realizzati appositamente per quest’edizione, nonché diverse conferenze e performance. La seconda Biennale sarà gestita dal collettivo di curatori “Što, kako i za koga/WHW” (Che cosa, come e per chi/WHW) di Zagabria, che ha preso come spunto temi specifici che emergono da un contesto locale, definito principalmente dalle condizioni e dalle conseguenze della post-industrializzazione e del turismo.
Intitolata “Sulle spalle dei giganti caduti”, la manifestazione si propone di analizzare i condizionamenti sociali della concezione della natura, che risultano innanzitutto un costrutto del capitale e delle attività umane. Alcuni dei temi elaboreranno il rapporto dell’arte verso la relazione contemporanea tra il lavoro e le migrazioni, le diverse comunità e la solidarietà, l’estrattivismo e l’ecologia. Oltre alla nemesi del turismo, la Biennale che era stata avviata inizialmente nell’ambito di un tentativo più vasto di rivitalizzazione delle rovine industriali dell’ex miniera di Albona (chiusa nel 1988) e il loro posizionamento nella rete competitiva di potenziali rotte turistiche, nella sua seconda edizione si adatta alla pressione della logica neoliberale della crescita economica, nonché alla situazione attuale della produzione culturale, riassunta nel progetto Fiume, Capitale europea della cultura 2020, tanto che, oltre che ad Albona, si svolgerà in altre quattro città. Questo ampliamento geografico (nonché organizzativo e concettuale) crea una nuova mappa di relazioni che non coincidono con i confini amministrativi delle regioni, ma seguono i movimenti sedimentati storicamente, l’intrecciarsi di soggetti umani e naturali e di risorse che posizionano le specificità regionali sulla carta del mondo, la quale non è definita soltanto dal progetto della globalizzazione, come in passato non era definita soltanto dal susseguirsi di imperi e di progetti politici, bensì pure dalla visione dell’internazionalismo e del futuro comune del mondo.
Partendo dall’Istria come regione e senso della Biennale come contesto, “Sulle spalle dei giganti caduti” sonda i possibili spunti, iniziando da annotazioni che indicano il contesto – il retaggio dell’antichità, lo sviluppo del territorio in cui regnavano tre imperi che hanno modellato il paesaggio e la vita sociale: dall’Impero romano, a Venezia, all’Impero austroungarico, al Regno d’Italia e via dicendo, lo stato coloniale, la multietnicità, le migrazioni e i progetti di omogeneizzazione etnica, l’eredità antifascista, lo sviluppo industriale e post-industriale – come pure i cliché, le leggende, le profezie, le storie, gli aneddoti e gli slogan che, oltre a promuovere le specificità regionali e di identità come attrazione turistica unica, modellano pure l’autocomprensione.

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