Ai tifosi bastano il gioco e la vittoria

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Ai tifosi bastano il gioco e la vittoria

Ora il rischio si chiama euforia. Sull’onda del boato di gioia che ha attraversato la nazione con inaudita (pre)potenza, nell’attimo magico del gol segnato da Rakitić ponendo fine all’interminabile dramma dei rigori, anche Pola è impazzita per il calcio croato. C’è ancora qualcuno che riesce a ragionare stando con i piedi per terra? La festa dei tifosi, in piazza Foro era iniziata già un’ora prima che il fischio dell’arbitro segnasse l’inizio della disputa tra la Croazia e la Russia a Sochi, figurarsi dopo la sofferta vittoria: il centro città è andato in tilt con lo straripamento di un fiume di passione calcistica a quadretti bianco-rossi, riversatosi in ogni direzione raggiungendo zone periferiche e balneari, per poi diradarsi con l’avvicinarsi dell’alba. Tutto questo con la colonna sonora rompi timpani dei botti, dei fuochi d’artificio, della tifoseria cantata, dei clacson delle macchine, per non dire degli effetti visivi degli striscioni e dei fumogeni, a cui in Croazia non rinuncia. Giochi di fuoco (vigilati da polizia e pompieri) anche per Pola, che risulta illuminarsi e associarsi ad altre città della nazione per sognare la coppa mondiale.
È incredibile la trasformazione subita da piazza Foro, che per nessun altro evento (meno che meno culturale) risulta aver radunato tremila persone in pieno stato di esultanza ed ebbrezza. Tanta gioventù, adolescenti soprattutto, ma anche famiglie e tifosi accaniti, intenditori di sport calcistico che hanno imprecato e commentato diventando tecnici allenatori, gran sapientoni. Spazio anche alle bestemmie e all’esuberanza al punto da correre il pericolo di perdere il contatto con la realtà, mordendo le unghie durante la fase tachicardica dei calci di rigore.
Quanto al resto, la quotidianità, felice o grama che sia, è cancellata dalla frenesia di massa, dai sentimenti di appartenenza, dalla gioia della condivisione di emozioni collettive. Bello, catartico, liberatorio e anche interessante come fenomeno. Peccato che la medesima enfasi non contribuisca a far scendere in piazza la volontà di cambiamento, crescita e progresso sociale. La formula della distrazione panem et circenses, si riduce al solo gioco, al fattore “circense” mimetico del fumo negli occhi gettato dalla pazza tifoseria, che fa dimenticare il salario a chi non ce l’ha, sopire la rabbia a chi lo percepisce al minimo o in ritardo, scordare la pensione a coloro che pur ricevendola vivono sull’orlo del lastrico. Non importa. In questo momento quello che conta è il pallone. E la visione diretta delle semifinali potrebbe andare in onda all’Arena. Il Municipio ci sta meditando sopra. Tutti a guardare… i gladiatori croati.

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