Elio Velan, confessioni e testimonianze sull’Istria

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Elio Velan, confessioni e testimonianze sull’Istria

TORRE | “Sto veleggiando di fronte a Rovigno con il figlio minore e un amico il giorno in cui l’anno vecchio cede il passo al nuovo. Soffia una leggera tramontana, l’orizzonte brucia, la fine di un giorno e di un anno coincidono”. Queste sono le parole che introducono l’edizione italiana del libro “La mia Istria – confessioni e testimonianze”, dell’autore Elio Velan, edito dall’Associazione artistico culturale “Giusto Curto” e presentato nei giorni scorsi nella sala polivalente della Comunità degli Italiani “Giovanni Palma” di Torre. Un libro coinvolgente, che fa venire voglia di leggerlo non a piccole dosi ma tutto d’un fiato, come ha fatto ben notare lo storico, Gaetano Benčić, vicesindaco di Torre-Abrega e vicepresidente del sodalizio, che ha affiancato l’autore nel corso della serata letteraria. La presidente del sodalizio, Roberta Stojnić, dopo avere fatto gli onori di casa, ha aperto l’evento con un passo tratto dalla prefazione di Franca Dapas: “La terra dove si nasce esercita un fascino particolare perché le radici entrano con tale prepotenza nel cuore e nella mente da condizionare la vita, soprattutto di chi le perde, ma anche di chi ha la fortuna di viverle per sempre. Tutti provano questi sentimenti di appartenenza, ma solo pochi sanno esprimerli com’è riuscito il giornalista rovignese Elio Velan nel suo nuovo libro “La mia Istria – confessioni e testimonianze”.

Il volume rappresenta una riscrittura del libro e non una traduzione, ma sempre con l’attenzione di trasmettere pagina dopo pagina le stesse emozioni e storie senza modifiche della versione in lingua croata. Tante quindi le interviste, inchieste, testimonianze e confessioni nelle quali l’autore fa rivivere le persone e riscoprire l’Istria per cogliere il vissuto profondo del passato dal quale talvolta scaturisce un grido e s’intravedono il dolore e la nostalgia del narratore per quei tempi lontani, spesso migliori. Due dei sette capitoli, Velan li dedica alla sua città natia, Rovigno, dove con tono speciale, intimo e accogliente parla della sua storia, delle isole, della sua parlata e tradizioni. Attraverso la storia nel Novecento dei Ginnasi italiano e croato di Pisino, Velan in un altro capitolo analizza il sistema scolastico quale vittima del ciclone della politica e oggetto da contendere e conclude il volume con un appello a salvaguardare le bellezze del territorio parlando dell’affascinante paesaggio istriano che vede scomparire tra i muri di cemento.
È stata la carriera trentennale dell’autore a partorire quest’opera. Elio Velan (classe 1957) abitava a Rovigno, a due passi dal mare. A sette anni venne iscritto alla scuola elementare italiana. Nei successivi dodici anni salì la verticale scolastica, otto anni di scuola elementare e quattro di ginnasio conclusi con una tesina su Ernest Hemingway. Sin dalle elementari sognava di diventare giornalista per seguire le orme di Oriana Fallaci, che lui adorava. Il sogno si avverò dopo il conseguimento della laurea in scienze politiche all’Università di Zagabria. Dopo quattro anni di studi presso la Facoltà di lettere e filosofia di Trieste, Velan lavorò per otto anni al quotidiano “La Voce del popolo” come corrispondente da Rovigno. Nel febbraio del 1994 passò alla redazione del telegiornale di TV Capodistria lavorando contemporaneamente a Radio Capodistria. È stato uno dei redattori e conduttori del TG e spesso ha seguito i dibattiti al Parlamento di Lubiana. Alla fine del 1996 è passato al quotidiano croato “Glas Istre”. Dopo un anno di corrispondenze da Capodistria, si trasferì a Trieste come unico corrispondente estero del quotidiano di Pola e del quotidiano “Novi List” di Fiume. A Trieste ha lavorato per quindici anni presso la sede regionale delle RAI per il Friuli Venezia Giulia. È stato conduttore della trasmissione radiofonica “Sconfinamenti”, mentre a TV Capodistria ha condotto la trasmissione settimanale di approfondimento “Parliamo di…” (oltre 400 trasmissioni realizzate). La sua carriera si è conclusa nel 2016 e a chi gli chiede oggi che cosa abbia fatto nella vita, lui risponde: “Il giornalista, quello che ho sempre desiderato”. Gli è stata riconosciuta una certa bravura nel raccontare per cui nel corso della carriera ha pubblicato quattro libri in rapida successione (un volume all’anno), che sono la sintesi del suo lavoro di giornalista. Partecipa alle attività dell’Associazione artistico culturale Giusto Curto come giornalista e ideatore di spettacoli.
Ad arricchire la serata a Torre, i membri della Giusto Curto, Sergio Preden “Gato” e Mirko Cetinski, accompagnati alla chitarra da Riccardo Bosazzi Ricky e alla tastiera da Massimo Brajković, con bellissimi brani della tradizione rovignese come “Nuvola”, “Marinaresca”, “Adio mar” e molte altre quali la conosciutissima “In Marafor”, che ha coinvolto anche il pubblico.

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