«Atlantic to Adriatic» Croazia e Irlanda sono simili?

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«Atlantic to Adriatic» Croazia e Irlanda sono simili?

FIUME | La sala della Filodrammatica di Fiume ha ospitato giovedì scorso, nell’ambito del progetto Fiume – Capitale europea della cultura 2020, la conferenza scientifica internazionale dal titolo “Atlantic to Adriatic”. L’evento ha avuto come obiettivo principale l’esplorazione dei punti di contatto, delle analogie storiche e dei confronti culturali tra l’Irlanda e l’Europa sud-orientale. Il workshop è stato collocato in quelli che sono i temi di “Fiume 2020” e la collaborazione con la città irlandese di Galway, anch’essa Città europea della cultura nel 2020 e ha creato i presupposti per lo sviluppo di future cooperazioni tra accademici irlandesi e croati.

Migrazione, lingua e religione

A inaugurare la conferenza sono stati tre simposi incentrati rispettivamente sulla migrazione, sulla lingua e sulla religione.
Mario Katić, professore di etnologia e antropologia all’Università degli studi di Zara, ha presentato il concetto di pellegrinaggi marittimi, pratiche rituali tipiche delle genti che vivono allo stretto contatto con il mare. Sia in Croazia che in Irlanda, queste pratiche sono relativamente comuni e nascono tutte dalla necessità dei nostri avi di celebrare con il massimo rispetto il mare e la sua forza.

Tratti distintivi

La relazione di Katić ha trasmesso uno dei maggiori tratti distintivi di quella che è la vita al giorno d’oggi nei due Paesi: mentre in Croazia la religione gioca ancora un ruolo fondamentale nella celebrazione dei riti, in Irlanda questi sono stati fortemente spogliati dalla connotazione ecclesiale e sono divenuti punti d’incontro per famiglie, turisti ed escursionisti dove il sacerdote è quasi d’intralcio e i riti locali vengono conservati quasi come dei relitti storici.
La professoressa Anne O’Connor, dell’Università di Galway, non ha potuto presenziare all’incontro di Fiume, ma il suo paper “Language and Migration: from Croatia to Irleand” (Lingua e migrazioni: dalla Croazia all’Irlanda) è stato presentato dal moderatore dell’evento, Rory Archer, dell’University College di Londra. Lo studio è incentrato sulle pratiche linguistiche irlandesi dopo l’esplosione del fenomeno delle migrazioni in Irlanda. 

Censimenti

Nel censimento del 2016, il 13 p.c. della popolazione residente in Irlanda si è dichiarato bilingue, ovvero utilizza un’altra lingua che non sia l’inglese o l’irlandese. I polacchi sono gli immigrati più numerosi. Nel censimento del 2016 c’erano 5.000 cittadini croati in Irlanda, mentre nel 2011 erano in mille. Un dato ancora più indicativo sono i 282 bimbi croato-irlandesi del censimento del 2016, categoria invece ancora inesistente nel 2011. Stiamo parlando di una forte esplosione di multiculturalità in Irlanda, dove sembra abbiano capito che l’integrazione sia una strada a doppio senso e che le persone debbano integrarsi nella società, ma anche la società debba accettare i nuovi arrivati.

Teorie

Ultimo relatore, che è quello che ha creato maggiore discussione, è stato Marcas O’Crìbin, studioso indipendente irlandese residente a Graz. Marcus ha presentato la sua ricerca sulla religione e sulla cultura contemporanea in Croazia e in Irlanda. La relazione ha coinvolto giovani irlandesi e giovani croati residenti sia in Irlanda che in Croazia. Nel suo rapporto, O’Crìbin ha smontato la teoria, molto radicata dalle nostre parti, secondo la quale i popoli croato e irlandese hanno molte similitudini. In primis i rapporti con la Chiesa contemporanea tra i credenti praticanti. Mentre in Irlanda si nota una forte disillusione nella Chiesa, in Croazia questa è ancora un elemento portante dell’identità nazionale. L’Irlanda ha preso la multiculturalità e la libertà d’espressione come elementi identitari in un contesto dove tra i fedeli praticanti la Chiesa viene vista come un’istituzione troppo ricca e in combutta con lo Stato e i grandi poteri.
In Croazia la situazione si presenta ben diversa e qui il potere ecclesiastico trascende quello spirituale e trova appiglio nelle politiche statali. Il mito croato della Chiesa come contenitore dei valori nazionali nel periodo comunista ha creato un nazionalismo vicino alle strutture religiose, mentre in Irlanda i nuovi nazionalismi sono per lo più di stampo secolare.
Nel corso della conferenza si è parlato anche dei traumi di guerra. Una domanda del pubblico su quali siano le posizioni della Chiesa irlandese riguardo i traumi bellici nell’Irlanda del Nord, ha fatto scaturire un’interessante discussione.

Così simili, così diversi

La posizione dello studioso O’Crìbin è stata che anche se c’erano elementi pro bellici nelle strutture ecclesiastiche in Irlanda, la Chiesa ha cercato comunque di fare sempre da intermediario tra lo Stato e i repubblicani al fine di far cessare il fuoco e mantenere la pace. Secondo lo studioso irlandese, la Chiesa croata ha giocato invece un ruolo molto più incisivo, soprattutto durante la Seconda guerra mondiale.
Due Paesi potenzialmente molto simili, ma in realtà molto diversi. È questo il pensiero di fondo scaturito a fine appuntamento. Discussioni profonde e interessanti, che potrebbero e dovrebbero venire valorizzate di più nell’ambito di un discorso pubblico molto più ampio, al di fuori dei circoli accademici.

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