Vallelunga. Nessun pericolo ma è meglio stare alla larga

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Vallelunga. Nessun pericolo ma è meglio stare alla larga

L’inizio della bella stagione, si sa, invita a delle lunghe passeggiate in natura. Non ne sono da meno gli abitanti di Montegrande, la cui meta preferita è l’ex zona militare di Vallelunga, che si estende lungo la parte settentrionale del porto polese, a suo tempo area off limits in quanto prima appannaggio dell’Armata popolare jugoslava, poi dell’Esercito croato. Con il ritiro di quest’ultimo dalla città dell’Arena, per la zona è iniziato un lungo periodo di degrado e depauperamento, come del resto (salvo poche eccezioni) è accaduto con gli altri impianti militari. Dai numerosi edifici che si trovano nel suo perimetro è stato asportato tutto quanto poteva rappresentare una fonte di guadagno per decine, se non centinaia, di persone, che hanno piazzato detto materiale alle ditte che si occupano del riciclaggio di materie secondarie. Con il tempo, poi, la vasta zona è diventata una meta preferita per le passeggiate, attirando pure numerosi raccoglitori di asparagi, di cui la zona, vista la sua posizione favorevole, sembra essere particolarmente ricca. Tuttavia, qualche mese fa, qualcuno ha pensato che sotto le macerie di un capannone ci potesse essere ancora del materiale da riciclare e, cominciato a scavare, s’è imbattuto in vari ordigni esplosivi risalenti alla Seconda guerra mondiale. Qui è scattato l’allarme: l’area è stata interdetta alla cittadinanza e sul posto sono intervenuti gli artificieri della Questura istriana, che hanno provveduto alla rimozione e alla distruzione di oltre 2.500 residui bellici, sopratutto granate. Si presume però che in zona ce ne siano pure degli altri, per cui l’allarme non è ancora rientrato e Vallelunga rimane zona off limits, con i cancelli sbarrati e sorvegliata 24 ore su 24.

Futuro scalo passeggeri

L’altra sera se ne è parlato pure alla tribuna pubblica indetta dalla Città nella sede del Comitato locale di Montegrande, alla quale hanno preso parte il vicesindaco Robert Cvek, Željko Pavletić, dell’assessorato cittadino all’Assetto ambientale e agli Impianti comunali, il questore istriano, Alen Klabot, il comandante del Commissariato di Polizia di Pola, Vjekoslav Vukšić, nonchè il direttore dell’Autorità portuale, Donald de Gravisi. Introducendo l’argomento il vicesindaco ha infatti ricordato che nell’aprile dell’anno scorso il governo ha ceduto in gestione una parte di Vallelunga all’Autorità portuale, che qui conta di realizzare uno scalo passeggeri. Assieme alla Port Authority e in collaborazione con la Questura istriana sono quindi state prese tutte le misure volte al sanamento del territorio, che in futuro coinvolgeranno il Centro nazionale per lo sminamento. A un tanto Donald de Gravisi ha aggiunto di essere rimasto sorpreso dalla quantità di residui bellici rinvenuti sulla terraferma, in quella che viene definita Vallelunga 2 soprattutto alla luce del fatto che precedenti perlustrazioni dei fondali marini non avevano portato alla scoperta di alcun ordigno bellico, come invece rientrava nelle aspettative.

La Questura ha fatto il suo

Il questore Klobot ha tenuto a precisare che eventuali ordigni non rappresentano un pericolo immediato. “L’arsenale è rimasto a lungo tempo sepolto nel sottosuolo, e se nessuno avesse cominciato a scavare, sarebbe ancora li, all’insaputa di tutti – ha precisato –. La Questura ha fatto ciò che rientrava nelle sue facoltà, provvedendo alla rimozione dei residui bellici dalla superficie; ora tutto è nelle mani del Centro nazionale per lo sminamento”.
A confermare le sue parole pure il comandante del Commissariato di Polizia di Pola, che ha tenuto a sottolineare che gli ordigni non possono attivarsi da soli, per cui la gente del posto può stare tranquilla, tenendosi però a dovuta distanza per la durata dell’operazione di sanamento.

Interventi costosi e delicati

Dal pubblico, quindi, alcune proposte e osservazioni. Le domande riguardanti i tempi dell’operazione di sanamento sono rimaste senza risposta, trattandosi, come è stato detto a più riprese, d’interventi costosi quanto delicati. Ripetute sono state pure le richieste di manutenzione della prima parte di Vallelunga, quella più prossima alla città, invasa dall’erbaccia e dalla vegetazione incolta. Dal pubblico pure la segnalazione del pericolo che rappresenta il ponticello dal quale si accede a Vallelunga dal mandracchio, con tanto di cancello spalancato e privo di alcun avviso di pericolo. Su tutti gli altri cancelli, e in primo luogo quelli dai quali si accede a Vallelunga 2, che è la zona considerata a maggiore rischio, sono stati invece posti dei grossi lucchetti, con il divieto d’accesso in bella vista.

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