Rachem. Un tetto per coloro che ne hanno bisogno

Inaugurato in via Trieste il primo dormitorio pubblico destinato in modo indiscriminato a chiunque non abbia mezzi e possibilità di trovare alloggio per la notte

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Rachem. Un tetto per coloro che ne hanno bisogno
Letti, armadi, biancheria e coperte per chiunque nel nuovo dormitorio. Foto: DARIA DEGHENGHI

Si chiama “Rachem”, che in lingua ebraica significa “utero” ma anche “misericordia” e compassione. Si chiama così perché vuole essere appunto quello che l’utero è per il nascituro: un riparo dal mondo e un incubatore della persona futura. Quindi un luogo in cui la sicurezza, il calore e la pace d’animo sono garantiti. Una parola scelta per illustrare la missione della struttura inaugurata ieri pomeriggio in via Trieste. Si tratta del primo dormitorio pubblico a Pola, in Istria e in Croazia. Proprio così: il primo in assoluto, benché di rifugi per i senzatetto se ne trovino altrove e così anche a Pola. La differenza sta nell’accesso assoluto e indiscriminato, hanno spiegato l’assessore alle Politiche sociali Ivana Sokolov e Varja Bastjančić dell’associazione Insitut, impegnata nell’assistenza ai tossicodipendenti e ai senzatetto.

Accoglienza immediata
Il rifugio propriamente detto rimane al suo posto, in via Altura, e resta un’istituzione socio-sanitaria gestita dalla Croce rossa e dalla Città di Pola a quattro mani, ma si tratta di una struttura che mira ad allontanare dalla strada in maniera permanente, con un percorso lungo ed esigente, cosa che il dormitorio non ha alcuna intenzione di fare. In via Trieste, dunque, “chiunque non abbia mezzi e possibilità di trovare alloggio per la notte, senza essere munito di impegnativa del medico o raccomandazione del Centro per la tutela sociale, e persino senza un documento d’identità, avrà accoglienza immediata senza dover rendere conto del suo stato e dei motivi alla base della sua condizione”, ha dichiarato l’assessore Sokolov aggiungendo che in città le necessità di sistemazione straordinaria vanno aumentando.

Cucinino e camera al pianterreno.
Foto: DARIA DEGHENGHI

I miracoli sono possibili
“I miracoli sono possibili”, ha constatato con grande soddisfazione Varja Bastjančić, la “mamma” di questo primo dormitorio pubblico. “L’idea di aprirne uno era germogliata nel nostro immaginario quattro anni fa, ma evidentemente i tempi, o gli uomini, non erano maturi per tradurre i buoni propositi in realtà. Una volta che l’idea è realmente maturata e si è imposta alle nostre coscienze come un dovere morale, dalla decisione di arredare questo luogo d’accoglienza, alla sua apertura, non sono passati che due mesi”. Il merito è naturalmente dell’associazione “Insitut” che ha saputo mobilitare uno stuolo di volontari e donatori, dagli individui e dalle micro alle grandi aziende, e della stessa amministrazione cittadina, che ha tirato fuori all’occorrenza le prime 300mila kune indispensabili per ristrutturare, ammobiliare ed equipaggiare un ambiente in rovina per trasformarlo nell’accogliente spazio che ora ci troviamo davanti.
“Lo scorso anno è stato segnato da serie emergenze sociali”, ha ricordato Ivana Sokolov, a cominciare dallo sfratto in massa dai due ostelli per operai, allo sfratto dei senzatetto del cosiddetto bunker al Ponte. L’episodio del “bunker” è stato risolutivo anche per Varja Bastjančić che ha capito come non era più possibile aspettare. A quel punto è iniziata una veloce comunicazione con l’assessorato che ha portato a risultati tangibili. Il sindaco Filip Zoričić non ha voluto togliere la scena alle due protagoniste della cerimonia, e per questo ha rilasciato solo una velocissima dichiarazione: “In 20 mesi al timone della Città, questo è uno dei miei giorni più felici. Viviamo in un mondo in cui i finti samaritani si fanno vedere ovunque, mentre quelli che fanno beneficenza sul serio e vivono l’amore per il prossimo come una fede, ogni giorno da capo, lavorano in silenzio senza mai mettersi in mostra”.

Sistemazione per 21 persone
Che dire di questa struttura necessaria, visto che in città circolano ancora una ventina di senzatetto, anche dopo la sistemazione a Pomer degli sfrattati dall’ostello per operai? Intanto, si tratta di un dormitorio nel senso proprio del termine, che ha qualcosa ma non molto in comune col rifugio di via Altura. La sede si trova in via Trieste, a poche centinaia di metri da piazza al Ponte, ed è stata concepita per accogliere chiunque abbia bisogno di trascorre la notte al chiuso e al caldo. Il locale dispone di 120 metri quadrati su due livelli e 21 letti con materasso, biancheria e coperte. Il centro d’accoglienza lavorerà soltanto la notte, dalle 19 alle 7, e sarà sorvegliato da due guardie notturne che sono state istruite appositamente per lavorare con i disagiati. La mattina alle 6 sono previste la sveglia, la prima colazione e la chiusura perché il dormitorio di giorno non lavora per definizione. Quello che conta è che non vi saranno discriminazioni di sorta. Chi ha bisogno di entrare non dovrà né dichiarare la propria identità né giustificarsi. Chiunque abbia anche solo freddo in casa, potrà chiedere aiuto in via Trieste per fare una doccia, coricarsi, mangiare un panino e sentire di non essere solo al mondo.

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