Pola. Spiazzi di asfalto e di cemento invece di ameni parchi gioco

Qualche area di svago qua e là non basta per soddisfare le esigenze di crescita

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Pola. Spiazzi di asfalto e di cemento invece di ameni parchi gioco

Non sarà esattamente una… legnolandia, un paese dei balocchi con mille attrezzature ludiche, ma quanto basta per un po’ di divertimento, di benessere e movimento in piena sicurezza dei bambini connessi alla natura. Tra tante palazzine e condomini fittamente popolati da famiglie con prole, un mini parchetto è il minimo da offrire nel bel mezzo del rione popolarmente denominato “Šišansko naselje” (nei pressi dell’ex via Sissano). È una piccola isola che tra alberi e palazzi a piani propone due altalene, uno scivolo e una struttura da arrampicata. A dire il vero, si potrebbe proporre anche di meglio e di più dietro a questi vivaci recinti in legno dipinto di belle tinte colorate, tuttavia è sufficiente anche questo per fare “il pieno” di allegria e di emozioni senza pensieri pure nel caso dei vicini gruppi d’asilo. Ci vuole ben poco perché i ragazzini trasformino i sogni in realtà, immaginando di farsi cowboy o bucanieri appollaiati sopra una struttura da gioco diventata nave pirata. Difficilmente una magia così potrà attecchire in tanti altri rioni edificati a nuovo della città – leggi Monvidal, Valvidal, Siana, Grega e altre zone suburbane -, dove gli edifici condominiali sono spuntati come funghi, tutti allineati, separati gli uni dagli altri da mini aree di sosta e parcheggio, completamente prive di piazzette e di verde. Nonostante il diritto al gioco e al tempo libero che Pola, quale Città che si definisce a misura di bambino, riconosce appieno come particolarmente qualificanti, manca una totale capacità di programmazione urbana, nel caso di queste zone di nuova costruzione o comunque espansione dell’area cittadina. Interi quartieri crescono ex novo senza troppa attenzione alla qualità della vita dei residenti, non solo di bambini e ragazzi, ma anche di adulti e anziani che avranno pur diritto di riossigenarsi all’aria aperta e di godersi un ambiente salubre.

Gioventù mimetizzata dietro recinti colorati

Urbanamente disorganizzati

Tornando alla dimensione ludica, il gioco, che nell’infanzia rappresenta l’attività di crescita e di sviluppo per eccellenza, viene castigato da troppe superfici in cemento occupate da macchine in posteggio, non esattamente consone alle scorribande tra giovani coetanei. Avanti di questo passo e detti fitti quartieri di periferia, seppur provvisti di tutte le infrastrutture necessarie, a parte qualche baretto non presentano un’organizzazione urbana pianificata e dotata di strutture, servizi, commercio e quant’altro. In ultima analisi, ne scaturirà che questa modalità di crescita urbana diverrà un indicatore di malessere per degli abitanti che non potranno disporre di spazi effettivi di deambulazione. In mancanza di metri quadrati di superfici esterne agibili, il tempo libero, la passeggiata, gli interessi ricreativi nei parchi non saranno un’opzione di cui poter dilettarsi.

Come giocare in un mondo dall’anima di cemento?

Architettura «vegetale» del passato

È cosa arcinota che il pregio di Pola è quello di possedere un esteso manto verde e una più che considerevole percentuale di aree boschive sotto tutela (Bosco Siana, Busoler e anche Bosco Rizzi), ma è appannaggio del passato e di un’oculata opera di edificazione compiuta nei secoli a misura d’uomo, prerogativa cui oggi non va data sufficiente ed effettiva attenzione. Il modello di urbanizzazione in atto, in realtà, non è nemmeno un modello, ma un’estensione a casaccio su di una superficie comunale, che rimane priva di patrimonio verde e giardini disponibili per ciascun cittadino. Pola, quale città degli orti urbani, ha ora una dimensione arginata all’ultima iniziativa messa in campo in zona Grega e questo è soltanto un tentativo di recupero della tradizione della coltivazione raso casetta familiare. Conteggiando tutto il verde pubblico di Pola, il risultato è più che appagante e da esempio per altre realtà urbane d’Europa, ma è la sua distribuzione che non è più armonica. Ci salva ancora il verde storico. Immaginarsi, però un giorno, a inaugurare a Valvidal e a Monvidal nuove sezioni d’asilo, anche perché le zone sempre più fittamente abitate, vedranno nuovi bambini crescere, non solo entro le mura di casa: mancherà del tutto il verde attrezzato, che non avrà dove attecchire, mentre le panchine, i percorsi pedonali e ciclabili non basteranno. Allora, ci si accorgerà ancor più che non vi sono quegli spazi verdi maggiormente destinati alla fruizione da parte dei residenti, nemmeno quelli più ridotti, che comunque possono mostrarsi quali luoghi attorno cui si costruisce la comunità e l’identità di un ambiente urbano.

Dentro il complesso residenziale ancora privo di verde

Quartiere è scuola e verde

Voci di esperti dei diritti dell’infanzia collocano alla pari scuole e verde pubblico, segnalando che la sociologia moderna li considera elementi essenziali dell’”attrezzatura di un quartiere e di un nucleo abitato grazie a cui un insieme di persone si trasforma in una comunità, non solo per il casuale luogo dell’abitazione, ma per una serie di interessi collettivi e per il contemporaneo sviluppo degli organismi comuni. La mancanza di scuole, la loro ubicazione secondo criteri che prescindono dalla formazione organica dei singoli quartieri, l’assenza di verde pubblico sono perciò non solo quantitativamente delle gravi mancanze, delle insostituibili tare nell’organizzazione residenziale”.

Il verde… storico è facilmente arredabile

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