Pola. Il cantiere lascia tutti indifferenti

Fallita anche la terza asta di vendita della quota societaria di maggioranza (54,77) detenuta dallo Stato

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Pola. Il cantiere lascia tutti indifferenti
Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

Era nell’ordine delle cose, considerato che nessuno aveva versato la quota di partecipazione all’asta per l’acquisto delle quote societarie statali nel cantiere Brodogradnja 1856: nessun pretendente e quindi nessuna offerta. E così è naufragato, miseramente, anche il terzo tentativo di vendita all’asta del cantiere, visto che lo Stato vi detiene la quota maggioritaria (54,77 p.c.), messa in vendita.

Un partner strategico sarebbe la salvezza per il fratello minore dello storico Scoglio Olivi, perché ormai ha il conto bloccato da quasi due mesi e non riesce più a versare gli stipendi. E commesse non ce ne sono. Lo Stato, a quanto sembra, ha esaurito tutte le possibilità di sostenere l’impianto con iniezioni finanziarie e garanzie.
Che fare? Ancora una volta dovrà decidere in merito il Consiglio dei creditori di Scoglio Olivi, che il curatore fallimentare, Loris Rak, intende convocare in seduta entro la fine del mese.
Ma s’impone un’altra domanda: per decidere che cosa? Un ulteriore taglio al prezzo di vendita della quota societaria (già notevolmente piallato, tanto da essere giunto al 35 p.c. del valore nominale delle quote), la vendita a 1 euro (che andrebbe a sostituirsi, accolta la moneta europea, alla tristemente nota prassi delle vendite a 1 kuna di non eccessivamente lontana memoria), oppure la strada del fallimento?
Pur ammettendo che la situazione al cantiere non sia delle migliori, il curatore fallimentare precisa che un certo qual interesse all’acquisto esista. Infatti, due soggetti economici avrebbero scandagliato tutto quello che è possibile verificare nella due diligence, lettura che offre la possibilità di analizzare lo stato di salute finanziario, gestionale e altro del cantiere. Ebbene, due diligence è stata, ma l’interesse non si è materializzato in una proposta d’acquisto. O perché, a conti fatti, lo shopping non interessa in quanto non redditizio o perché, con un pizzico di pazienza, si aspetta un ulteriore ritocco al ribasso del prezzo di alienazione della quota societaria. Lo dirà il tempo e la risposta comunque non si farà attendere.
Questa vendita fallita prima ancora d’iniziare partiva da una base d’asta di 9,6 milioni di euro per il pacchetto maggioritario. Alla fine dell’anno scorso, quando la manovra era stata avviata, per la mano della Brodogradnja 1856 venivano richiesti 27,64 milioni di euro. Una cattiva valutazione aveva fatto respingere l’offerta diretta – 20,57 milioni di euro – del gruppo ceco CE Industries di Jaroslav Strnad, che ha già nel portafogli la Đuro Đaković di Slavonski Brod e sogna di raggiungere la maggioranza nella fiumana Luka. In effetti, a un certo punto l’imprenditore ceco si era detto interessato al cantiere polese a condizione che gli fosse concesso di acquisire la maggioranza nell’impianto fiumano. Certo è che per alcune fasi della manovra il Gruppo si era sempre dichiarato interessato all’acquisizione dell’impianto polese. Prima di quest’ultima asta, invece, un manager del Gruppo ha buttato acqua sulla flebile fiammella della speranza dicendo che non vi è più interesse, in quanto “dopo un’attenta lettura della situazione finanziaria, abbiamo concluso che per noi l’acquisizione non ha senso”. L’attenta lettura era stata fatta alla prima tornata d’asta e il “non ci conviene” lascia supporre che forse a decidere non siano stati propriamente i soldi, ma altro. Ma sono solo supposizioni nostre, naturalmente. Intanto sullo stabilimento navalmeccanico si sono addensate nubi pesanti e sembra che non ci sia nessuno pronto a offrire riparo sotto l’ombrello.

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